Calcio, sentenza choc Ue: via libera ai decoder stranieri

La Corte di Giustizia a Lussemburgo stabilisce che la vendita di diritti tv su base territoriale “è contraria al diritto della concorrenza”. Inoltre il divieto di utilizzare schede tv straniere non è giustificabile dal diritto d’autore: le partite “non sono creazioni intellettuali di proprietà di un autore”

Pubblicato il 05 Ott 2011

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Limiti territoriali e nazionali per l'utilizzo di schede per
decoder sono contrari alle norme sul mercato unico. Lo stabilisce
una sentenza della Corte di giustizia Ue secondo la quale il
sistema di licenze televisive frammentato su base nazionale, come
è quello attuale del calcio, è contrario al diritto della
concorrenza in ambito Ue. I privati quindi hanno diritto ad
utilizzare le loro schede ovunque nei 27 paesi. E potranno
vedere

La sentenza, che ha scatenato l'allarme e una levata di scudi
nel mondo legato ai diritti del calcio, nasce in seguito alla caso
di Karen Murphy, proprietaria di un pub di Portsmouth, Inghilterra,
che utilizzando un decoder greco trasmetteva le partite del
campionato inglese evitando di pagare l'abbonamento a BSkyB
titolare dei diritti del campionato inglese. Ma la Corte di
Giustizia dell'Ue a Lussemburgo le ha dato ragione, rilevando
che "una normativa che vieti l'importazione, la vendita o
l'utilizzazione di schede di decodificazione straniere è
contraria alla libera prestazione dei servizi". Inoltre gli
incontri sportivi 'non possono essere considerati creazioni
intellettuali proprie di un autore'. Alle Leghe resta il
riconoscimento del diritto d'autore sui loro 'logo',
inni e sigle di apertura/chiusura.

Per la ratifica finale serve adesso la convalida dell'Alta
Corte di Londra, poi saranno le singole nazioni a dover recepire la
direttiva. Che, se applicata, potrebbe aprire a scenari
completamente diversi sul satellitare a pagamento.

'Con questo provvedimento potrebbero venire a mancare 80
milioni all'anno' dice Tullio Camiglieri, presidente della
Open Gate Italia (societa' che si occupa, tra l'altro della
comunicazione della As Roma). 'In termini pratici la Premier
League ora dovra' ripensare a come assegnare i suoi diritti –
ha commentato l'avvocato Daniel Geey, dello studio legale Field
Fisher Waterhouse, specializzato in vertenze in ambito sportivo -.
Dovra' scegliere se vendere i diritti solo in certi paesi
oppure lanciare un proprio canale televisivo. Ma sicuramente
qualcosa dovranno inventarsi per massimizzare il valore del
prodotto e scongiurare nel contempo il tracollo degli
introiti'. Con questa sentenza le leghe calcio europee non
possono piu' vendere i diritti televisivi su base
territoriale.

'Con la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione
europea il rischio è che la Lega italiana non possa piu'
vendere i diritti all'estero che riguardano le piattaforme
satellitari', spiega Camiglieri che aggiunge: 'Ci
potrebbero essere ricadute per altri eventi sportivi, comprese le
Olimpiadi di Londra 2012'.

"Questa sentenza riguarda alcuni aspetti della vendita di
diritti tv da parte di organizzazioni come la Premier League",
commenta un portavoce di Sky, aggiungendo che essa "avrà
implicazioni su come queste organizzazioni struttureranno la
vendita di questi diritti in Europa in futuro, implicazioni che
come operatore televisivo stiamo analizzando con attenzione".

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