L'INTERVISTA

Camisani Calzolari: “Fake news fenomeno dal rilevante impatto economico”

All’Università Europea un corso ad hoc per formare i professionisti del futuro. “C’è già un modello di business che consente di fatturare molto in advertising. E la diffusione di false notizie a scopo politico può muovere grandi quantità di denaro”

Pubblicato il 11 Set 2017

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“La diffusione di fake news a scopo politico può influenzare scelte che muovono grandi quantità di denaro”. Ne è convinto Marco Camisani Calzolari, imprenditore, esperto di comunicazione e digitale e neo-docente di Fake News all’Università Europea.

Accendere i riflettori sull’impatto economico delle fake news e sull’importanza di analizzare il fenomeno e di comprenderlo, se non per scardinarlo quantomeno per limitarne i danni, è l’idea che ha spinto Camisani Calzolari a portare il tema nelle aule universitarie. “Chiunque abbia a che fare con la comunicazione – racconta a CorCom – si deve confrontare col fenomeno delle fake news, che si tratti di uno studente di Psicologia o di Business. Ho proposto il corso all’Università Europea perché ha dimostrato di essere uno degli atenei più al passo coi tempi. Il corso analizza tutti i meccanismi che ci sono dietro, sia dal punto di vista tecnologico, sia da quello della comunicazione. Si studiano gli errori logici su cui fanno leva, le basi retoriche che utilizzano e i trucchi per utilizzare i numeri o i grafici al fine di dimostrare quello che si vuole”.

Qual è la differenza fra fake news e bufale e quali sono i relativi impatti?

Le fake news sono notizie scritte e pubblicate con l’intento di confondere al fine di avere vantaggi politici o economici, anche indiretti. Mentre le bufale si diffondono a prescindere dai vantaggi che se ne possono trarre. Tuttavia è proprio la diffusione di bufale il modello di business alla base di alcuni siti che grazie a chi le condivide riescono a generare grande traffico, sufficiente per fatturare molto in advertising. La segretezza è un aspetto fondamentale nella diffusione di fake news. Il cliente finale, o se volete il “mandante”, ha bisogno di rimanere anonimo e per questo ci sono organizzazioni specializzate in questo genere di servizi. Esistono poi una grande quantità di freelance che si occupano di pubblicare e diffondere i messaggi attraverso finti account sui diversi social network. Altri che invece sono specializzati nella realizzazione di bot in grado di diffondere scientemente le notizie su grande scala. I professionisti dell’informazione e i giornalisti hanno gli strumenti tecnologici e culturali per identificare la maggior parte di queste attività, ma la maggior parte delle persone ne fruisce passivamente e fatica a distinguere una notizia vera da una falsa.

Il tema come viene affrontato all’estero? Ci sono differenze fra come si sta approcciando il tema nel nostro Paese e oltreconfine?

Sono stato recentemente nella redazione di Bloomberg a Londra, dove hanno un team dedicato solo al mondo fake news, che analizza le singole notizie attraverso vari livelli di verifica e fact checking. Il team aggiorna periodicamente i giornalisti sulle nuove tecniche e le dinamiche in continua evoluzione dietro al fenomeno. In Italia non ho mai visto un team dedicato in una redazione, ma correggetemi se sbaglio.

Crede sia necessaria una regolamentazione ad hoc?

A mio parere le leggi esistono già, sono quelle contro i procurato allarme, le truffe, l’abuso della credulità popolare, etc. I nostri garanti sono i giornalisti, che dovrebbero verificare le fonti, essere indipendenti e responsabili di quello che pubblicano. Purtroppo non è sempre così. Facebook sta attivando una serie di meccanismi per filtrare le fake news ed evitarne la diffusione, ma possiamo fidarci? Chi controlla i controllori?

A voler fare un “esperimento”, secondo lei quali sono le fake news sul mercato italiano del digitale?

Sono a centinaia ed ogni giorno ne circolano decine di nuove. Un giro sui più importanti siti dedicati al debunking può aiutare a rendersi conto del fenomeno, oltre a rimanere informati su quali siano le bufale del momento.

Fake news a parte, qual è la sua visione sul mercato italiano del digitale?

Sono un imprenditore “forzato”, ossia che sono stato forzato a fare l’imprenditore al fine di poter realizzare alcuni progetti che altrimenti non avrebbero visto la luce. Un vero business man ha come obiettivo principale quello di fare più soldi possibili, mentre io sono guidato da una grande passione per il digitale e una forte filantropia soprattutto per aiutare gli italiani a comprendere meglio le opportunità offerte dal digitale. In Italia siamo oggettivamente rimasti indietro e sono molte le resistenze che impediscono a Internet di diffondersi come dovrebbe e come avviene in altri paesi europei più avanzati. Su facebook.com/marcocamisanicalzolari pubblico i miei video in cui tratto quotidianamente i diversi aspetti del digitale.

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