IL RAPPORTO

Fieg, l’online fa salire ricavi e lettori

Editoria digitale in controtendenza: +30,2% il fatturato da pubblicità in Rete dal 2011 al 2013. Un milione di lettori in più per i siti dei quotidiani

Pubblicato il 16 Apr 2014

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Aumentano del 30,2% i ricavi pubblicitari generati da servizi ed editoria online, mentre calano quelli nei quotidiani e nei periodici e di conseguenza anche la loro incidenza sul fatturato totale. Tra il 2011 e il 2013, ad un fatturato editoriale derivante da pubblicità e vendite delle copie complessivamente in calo del 19,9%, ha corrisposto un incremento dei ricavi generati da servizi ed editoria online appunto del 30,2%. Questi ultimi ricavi, che nel 2011 rappresentavano il 3,9% del fatturato complessivo, nel 2013 sono saliti al 6,4%. E, se i lettori di quotidiani su carta sono in discesa, quelli dei siti web delle stesse testate quotidiane hanno compiuto un balzo notevole salendo da 2,7 a 3,7 milioni, vale a dire un milione in più di lettori sul web, con un incremento cumulato del 36,2%.

Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto della Fieg “La Stampa in Italia 2011-2013” sullo stato di salute del settore, con la relazione presentata oggi dal presidente Giulio Anselmi con i vicepresidenti Azzurra Caltagirone e Giuseppe Ferrauto.

“All’origine dei gravi problemi in cui si dibatte la stampa – osserva lo studio della Federazione degli editori – va senza dubbio indicato il calo degli introiti pubblicitari. Gli effetti della crisi economica non hanno risparmiato nessun settore dell’informazione, a cominciare da Internet. Gli effetti più drammatici si sono però prodotti in quei settori, come la carta stampata, in cui erano già presenti e operanti criticità ascrivibili, in parte, all’avvento delle nuove tecnologie di informazione e comunicazione, in parte, certamente non secondaria, allo squilibrio endemico del mercato pubblicitario italiano drogato da uno strapotere televisivo che continua a perpetuarsi. L’Italia è l’unico tra i paesi ad economia avanzata dove la televisione assorbe una quota di mercato del 55%. Soltanto Portogallo e Turchia hanno un carico di pubblicità televisiva comparabile”.

Il 2013, sottolinea il rapporto, è stato un anno molto difficile per la pubblicità a mezzo stampa. Secondo l’Osservatorio Fcp, il calo del fatturato complessivo dei quotidiani e dei periodici è stato del 21,2%. Più ampio è stato l’arretramento dei periodici (-24,4%), rispetto ai quotidiani (-19,4). Per quanto più in particolare riguarda i periodici, si può osservare come settimanali (-25,1%) e mensili (-24,6%) abbiano subito, in misura non dissimile, sensibili diminuzioni degli introiti pubblicitari. L’evoluzione particolarmente negativa della pubblicità a mezzo stampa ha avuto come corollario il ridimensionamento del peso relativo dei ricavi pubblicitari sul fatturato editoriale dei quotidiani. Nel 2010 l’incidenza era del 47%; nel 2012 si è ridotta al 44,3%”.

“È interessante come dato storico ricordare – spiega lo studio della Fieg – che nel 2000 i ricavi pubblicitari dei quotidiani rappresentavano il 58% del fatturato tipico. Nel 2013, le stime formulate in base ai dati forniti da 46 testate quotidiane consentono di prefigurare un’ulteriore contrazione del peso relativo della pubblicità sul fatturato che dovrebbe attestarsi intorno al 44,1%. L’andamento negativo della pubblicità trova riscontro anche sul piano delle pagine. Tra il 2010 e il 2012, le percentuali di pagine pubblicitarie sul totale delle pagine stampate sono scese dal 33,1% al 29,4%. Tra il 2011 e il 2013, ad un fatturato editoriale derivante da pubblicità e vendite delle copie complessivamente in calo del 19,9%, ha corrisposto un incremento dei ricavi generati da servizi ed editoria online del 30,2%. Questi ultimi ricavi, che nel 2011 rappresentavano il 3,9% del fatturato complessivo, nel 2013 sono saliti al 6,4%”.

Quanto alle vendite, nell’arco degli ultimi sette anni le vendite medie giornaliere di quotidiani in Italia sono diminuite di oltre 1,6 milioni di copie. I dati di lettura indicano una “crescita robusta” dei lettori fino all’ultimo ciclo di rilevazione del 2011: dai circa 19,5 milioni nel 2001 a oltre 24,9 milioni a fine 2011. Successivamente è però iniziato un declino senza interruzioni che ha visto i lettori di quotidiani su carta ridimensionarsi a 20,6 milioni a fine 2013, con una flessione cumulata del 13,4% tra il 2011 e il 2013. Per i quotidiani, soprattutto a partire dal 2007, è iniziato un declino della diffusione che si è andato ampliando, toccando punte molto elevate nel 2011 (-6,8%) e nel 2012 (-8,1%). Il calo sembra essersi attenuato nel 2013, ma restano le dimensioni considerevoli (-5,2%). Consola, ma solo per modo di dire, che questa evoluzione negativa non riguarda soltanto l’Italia: tra il 2008 e il 2012 la diffusione mondiale dei quotidiani è calata del 2,2%.

Comunque, se i lettori di quotidiani su carta sono calati, quelli dei siti web delle stesse testate quotidiane hanno compiuto un balzo notevole salendo da 2,7 a 3,7 milioni, vale a dire un milione in più di lettori sul web, con un incremento cumulato del 36,2%. Per la stampa periodica i dati di lettura Audipress indicano una certa costanza dei livelli di lettura fino alla metà del 2012. A partire da allora si è passati da 32,8 milioni di lettori dell’ultimo periodo ai 28,4 milioni del terzo ciclo di rilevazione del 2013, circa 4,4 milioni di lettori in meno con una flessione cumulata del 13,6%. Nello stesso lasso di tempo i lettori dei siti web dei periodici sono saliti del 20,9%, un tasso di crescita considerato “sostenuto”, anche se di dimensioni più contenute rispetto a quello fatto registrare dai quotidiani.

Per quanto riguarda i giornalisti, “tra il 2009 e il 2013 – spiega il rapporto della Fieg -il numero dei giornalisti fuoriuscito dal settore dell’editoria giornalistica è stato di 1.662 unità, di cui 887 nell’area dei quotidiani e 638 in quella dei periodici. L’aspetto preoccupante – rileva lo studio – è che questo esodo ha colpito con particolare forza quanti dovrebbero garantire il ricambio generazionale all’interno delle imprese. Nei quotidiani, il numero dei praticanti che erano 173 nel 2009 si è più che dimezzato nel 2013, riducendosi a 75. Nei periodici, il fenomeno è stato più limitato: i praticanti sono diventati 113 dai 149 del 2009. Quanto alla popolazione poligrafica, nel 2013, si è verificata un’ulteriore riduzione degli addetti dell’8,3%. A farne maggiormente le spese sono stati gli impiegati (-265 addetti rispetto al 2012), ma anche gli operai (-155 addetti) non hanno potuto sottrarsi ad un processo di ridimensionamento che prosegue senza soste dal 2000”.

“Nell’ultimo mese del 2013 e nella prima parte di quest’anno – si sottolinea nel rapporto – si sono manifestati segnali di ripresa nel quadro economico del paese”, che “continuerà ad essere trainata dalla componente estera della domanda globale e, in misura più limitata, da quella interna alla cui evoluzione sono legati i consumi di carta stampata”. “La ripresa che s’intravede – si legge ancora – avrà dunque un impatto assai limitato sull’editoria giornalistica, i cui problemi sono allo stesso tempo strutturali e congiunturali”.

“Non è immaginabile uscire dalla spirale della crisi senza il sostegno di una politica industriale – ha detto il presidente della Fieg Giulio Anselmi – e sono sicuro che le intese raggiunte con il precedente governo sul fondo straordinario per l’editoria non resteranno sospese nel vuoto”.

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