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Iptv illegali: la Guardia di Finanza blocca un’organizzazione “pirata”

L’operazione delle fiamme gialle di Venezia: perquisizioni per 71 persone in 32 province e di due ricevitorie. Sequestrato un sito Internet e bloccate 11 carte Postepay utilizzate per i pagamenti. Bagnoli Rossi (Fapav): “Da queste attività danni per più di un miliardo all’economia nazionale”

Pubblicato il 16 Lug 2020

A. S.

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Operazione contro le Iptv illegali della Guardia di Finanza di Venezia. Le fiamme gialle hanno eseguito su ordinanza del Gip del Tribunale di Teramo il sequestro preventivo di un sito internet utilizzato per la visione illegale di Tv a pagamento, e il sequestro di 11 carte Postepay per il reato di illecita diffusione di servizi televisivi criptati tramite internet. Le perquisizioni disposte dagli inquirenti hanno interessato 71 persone in 32 province, e di due ricevitorie presso cui sono state effettuate le ricariche delle carte di pagamento.

Le indagini erano partite nei primi mesi del 2019 per iniziativa per Nucleo di polizia economico-finanziaria di Venezia che, a seguito del monitoraggio del web, aveva individuato un sito internet che, previa registrazione e contestuale versamento di una somma di denaro su apposite carte Postepay, consentiva a utenti privati di fruire indebitamente di abbonamenti alle principali Tv e piattaforme a pagamento per la visione di circa 50.000 contenuti di intrattenimento multimediale di vario tipo.

L’illecito, spiega la Guardia di Finanza in una nota, ha coinvolto 22 persone che dopo aver decriptato il segnale illecitamente acquisito dalle principali piattaforme televisive a pagamento lo hanno diffuso in rete. 48 ri rivenditori individuati, che ritrasmettevano in streaming i contenuti. I clienti, circa 65mila persone, versavano in cambio del servizio illegale 10 euro al mese su apposite carte Postepay.

Le indagini sono poi risalite alle undici persone che gestivano le carte di pagamento, e che una volta al mese le sostituivano per rendere più difficoltosa l’individuazione del titolare. Il giro d’affari dell’attività ammontava, secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle, a circa un milione di euro l’anno, con i fondi che venivano regolarmente trasferiti su un conto corrente lituano e su rapporti bancari in Italia intestati ai gestori delle carte.

“L’attività condotta dalla Guardia di Finanza di Venezia, a cui va il nostro più sentito ringraziamento, riveste una particolare importanza poiché va a contrastare una delle principali e più dannose forme della pirateria audiovisiva, ossia le Iptv illegali – afferma Federico Bagnoli Rossi, segretario generale Fapav – Nello studio Fapav/Ipsos, che abbiamo recentemente pubblicato, è stato evidenziato come la pirateria audiovisiva sia un fenomeno tutt’altro che da sottovalutare, con un’incidenza del 37% tra la popolazione adulta. Le IPTV illegali, in modo particolare, rappresentano una delle modalità di fruizione illecita più in crescita: la sua incidenza a fine 2019 è del 10%, circa un quarto del totale dei pirati. Sempre secondo quanto rilevato dallo studio, durante il lockdown si è verificato un ulteriore ampliamento della platea di fruitori delle Iptv illegali, quasi duplicata rispetto al 2019”. “Tutto ciò si traduce in un danno per l’economia italiana quantificabile in un miliardo e cento milioni di euro, con un impatto sul Pil di quasi 500 milioni a cui si aggiungono circa 200 milioni di euro in termini di mancati introiti per lo Stato. Da ultimo, ma non certo meno importante, c’è il dato sull’occupazione, con circa 5.900 posti di lavoro a rischio a causa del fenomeno. Siamo lieti di aver fornito il nostro supporto tecnico e rinnoviamo la nostra disponibilità a collaborare con le Autorità competenti, che ringraziamo per il lavoro portato avanti a tutela del comparto audiovisivo nonostante le limitazioni imposte dal lockdown”. “Non possiamo certamente abbassare la guardia in un momento così cruciale per l’industria audiovisiva – conclude Bagnoli Rossi – ora nella fase di piena ripartenza dopo i mesi difficili e gli effetti scaturiti dall’emergenza sanitaria”.

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