RICORRENZE

L’emoticon festeggia 30 anni

Nel settembre 1982 Scott Fahlman, professore universitario di Pittsburgh, inventò il segno grafico per esprimere ironia

Pubblicato il 11 Set 2012

Luciana Maci

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Sono già passati 30 anni da quando, per puro passatempo, un informatico docente all’Università Carnegie Mellon di Pittsburgh (Usa) inventò l’emoticon, il simbolo per descrivere graficamente le proprie emozioni che da allora ha avuto enorme successo in tutto il mondo.

L’idea venne nel settembre 1982 a Scott Fahlman, già noto per altri lavori di ricerca in ambito scientifico. Come ha spiegato lo stesso docente nel sito dell’Università, “all’inizio degli anni Ottanta la comunità informatica della Carnegie Mellon faceva grande uso delle bacheche online, le antenate dei newsgroup. Molti post affrontavano argomenti piuttosto banali, mentre altri toccavano grandi temi, dalla politica all’economia. Considerata la natura della comunità alcuni post erano ironici, ma non sempre tutti gli utenti capivano l’ironia, perciò si scatenavano lunghe diatribe che facevano solo perdere tempo”.

Rendendosi conti della necessità di esprimere graficamente quello che, in una conversazione dal vivo, sarebbe stato sottolineato dal tono di voce o dalla mimica facciale, Fahlman, insieme ad altri, propose vari “joke markers”. In particolare pensò che la sequenza di caratteri : – ) sarebbe stata una soluzione elegante per esprimere sorriso, ironia e gioco, oltre che compatibile con i computer codice Ascii dell’epoca. Suggerì poi la sequenza : – ( per indicare che il messaggio non andava preso sul serio, anche se poi il simbolo divenne segno di disapprovazione, frustrazione o rabbia.

“Questa convenzione – ricorda il professore – prese piede velocemente alla Carnegie Mellon e presto si diffuse in altri atenei e laboratori di ricerca attraverso i computer ‘primitivi’ dell’epoca”.

In seguito gli emoticon si sono moltiplicati, hanno dilagato in rete e si sono trasformati, assumendo forme e colori di ogni tipo.

Intervistato da “The Indipendent”, il pioniere Fahlman ha detto di trovarli “brutti perché non raggiungono l’obiettivo di esprimere emozioni in modo efficace usando la tastiera del pc”, ma ha anche ammesso di pensarla così “forse perché io ho inventato l’altro tipo”.

Peraltro sull’esclusiva dell’invenzione si addensa qualche ombra. Wikipedia, alla voce “Scott Fahlman”, annota che un emoticon simile a quello da lui ideato apparve in un articolo della pubblicazione statunitense “Reader’s Digest” nel maggio 1967. E addirittura scomoda lo scrittore Vladimir Nabokov che, in un’intervista rilasciata nel 1969 al “New York Times”, diceva: “Spesso penso che dovrebbe esistere uno speciale carattere tipografico per rappresentare un sorriso: una sorta di segno concavo, una parentesi rotonda supina”.

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