Nessun passo indietro di Zapatero sulla questione del download
illegale. Il governo spagnolo ha approvato oggi il disegno di legge
– legge Economia Sostenibile (Les) – che regolamenta il download da
Internet e sanziona i siti Web che ospitano illegalmente file di
film e musica protetti da copyright.
Secondo fonti governatitve, citate dal El Pais, il testo approvato
non è stato modificato nemmeno nella parte che prevede
l’intervento del giudice per bloccare i siti “criminali”
segnalati dalla Commissione per la proprietà intellettuale,
l’organismo preposto al monitoraggio dei portali.
Ora la palla passa al Parlamento che dovrebbe votare il
provvedimento entro giugno, salvo gli emendamenti che possono
essere presentati dai deputati.
Dopo l’approvazione sarà varato il regolamento sul metodo di
selezione dei componenti della Commissione per la proprietà
intellettuale che farà capo al ministero della Cultira, guidato da
Ángeles González-Sinde, il ministro che più di tutti ha spinto
per l’approvazione della Les.
Il testo approvato è stato passato al vaglio degli organi
consultivi: il Consiglio Generale Giudiziario, il Procuratore
generale, la Commissione del mercato delle telecomunicazioni e il
Consiglio di Stato.
L’approvazione dell’esecutivo di Zapatero fa seguito alla
sentenza del 16 marzo con cui il Tribunale di Barcellona ha
"assolto" il peer-to-peer. "Le reti P2P, in quanto
mere reti di trasmissione di dati tra privati, non feriscono alcun
diritto protetto dalla legge sulla proprietà intellettuale",
si legge nella sentenza.
Contro la Les si è levata la più importanti associazione di
consumatori, la Facua, che ha lanciato una campagna per convincere
il governo a cambiare la sua politica sul download. Nel manifesto
l’associazione denuncia “il ministero della Cultura che ha
promosso una strategia di criminalizzazione di Internet”.
"Basta insultare milioni di persone chiamandoli, definendoli
criminali, solo perché condividono cultura – precisa la Facua
–. Chiediamo che il governo ascolti anche le necessità dei
ciitadini e non solo quelle dell’industria”.