L'INTERVENTO

Martusciello-Morcellini: “Non solo libertà: nella Rete serve anche responsabilità”

I commissari Agcom evidenziano il bisogno di regole consone al nuovo scenario digitale. Ma avvertono: “Da sole non bastano. Rafforzare il rapporto scuola-famiglia per accompagnare i giovani verso il futuro”

Pubblicato il 25 Gen 2018

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La libertà della Rete sta prendendo il sopravvento sulla responsabilità e sulla capacità di autoregolarsi. È innegabile che, nell’ambito della computer-mediated communication, l’individuo, dotato di un innato livello di interattività, divenga protagonista del web, attraverso cui è in grado di rendere pubbliche idee e opinioni e diffondere notizie, ma spesso nel farlo ha una scarsa percezione del valore della comunicazione: così veicola indistintamente contenuti positivi e negativi e polarizza le opinioni”. È quanto ha affermato il Commissario Agcom, Antonio Martusciello, intervenendo alla presentazione del Rapporto Cisf 2017, “Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali”.

Richiamando i temi del report, Martusciello ha evidenziato come Internet favorisca il capitale sociale bonding, (i legami intra-familiari), ma non i rapporti bridging (quelli extra familiari). Infatti, nonostante i social siano sorti con finalità aggregative, queste piattaforme rischiano invece di contribuire ad alimentare situazioni di instabilità. Il commissario ha ricordato che  nel Regno Unito l’aumento del tasso di ansietà e depressione tra i giovani in 25 anni è cresciuto del 70%, complice la dipendenza da social. In Italia, il 79% dei giovani non riesce a staccarsi dai device neanche per tre ore. In Giappone poi il fenomeno degli Hikkikomori è divenuto dilagante. Non solo giovani, ma anche gli adulti non riescono a stare senza controllare il cellulare: è la Fomo, Fear of Missing Out.

La proposta del commissario è quella di bilanciare due sistemi, quello tipico della mediazione familiare e quello tecnologico proprio dei software di rilevazione dei sintomi patologici. In via sperimentale – ha ricordato – le Università di Harvard e del Vermont hanno sviluppato un software che, analizzando gli scatti postati sui social è riuscito a rilevare sintomi depressivi. “È opportuno definire un approccio alla tutela concettualmente coordinato e consono allo scenario digitale per evitare la degenerazione dei rapporti sociali”, ha chiosato Martusciello.

In occasione della presentazione del rapporto è intervenuto anche il commissario Agcom, Mario Morcellini. “Dobbiamo studiare più in profondità il tipo di stimolazione che le tecnologie digitali hanno sulla mente dei più giovani e avere la forza di recensire le conseguenze a lungo termine, non limitandoci a registrare gli effetti più visibili e immediati”.

“Solo un’impostazione teorica e di ricerca che si inserisce nel continuum scuola-famiglia-comunità può intercettare il ruolo complessivo che la tecnologia gioca nel ricalibrare i rapporti di forza tra le generazioni”. Secondo Morcellini, infatti, la fonte del potere seduttivo della tecnologia riguarda in primis la sua aura di novità, di “parità” e un certo senso di trasgressione nel frequentare stili di comunicazione così lontani da quelli degli adulti e per questo capaci di regalare vere e proprie patenti di modernità ed emancipazione generazionale.

“L’autonomia dei giovani deve essere l’orizzonte verso cui orientare i progetti educativi, ma rischia di essere una forma di deresponsabilizzazione del mondo degli adulti se non scommettiamo su un aumento dell’impegno delle figure di mediazione. Una chance significativa di successo per questa formula, altrimenti retorica, deriva – conclude Morcellini – dalla “presa di coscienza di tutti noi, quali che siano i nostri ruoli e responsabilità, su questo messaggio: non partecipiamo al festival della disintermediazione. Almeno noi, no!”.

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