AUDIOVISIVO

Over the top, per Netflix & Co. scatta la legge del 30% “made in Europe”

L’Europa alza il tiro con le piattaforme di streaming online: innalzamento delle quote riservate in catalogo ai prodotti locali e finanziamenti diretti e indiretti. E’ il frutto dell’accordo politico Commissione-Consiglio-Parlamento Ue sulla Audiovisual Media Services Directive. L’Italia si è “portata avanti” con il decreto Franceschini. Nessun commento dalle aziende

Pubblicato il 27 Apr 2018

r. c.

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Più film europei nei cataloghi di Netflix e Amazon Prime: il 30%. Ma anche più investimenti, diretti o indiretti, da parte delle piattaforme online ai prodotti Ue. E’ uno dei risultati raggiunti dall’accordo politico fra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue sulle nuove regole sull’audiovisivo in Europa, la direttiva Avmsd. Dopo la conferma formale da parte del Consiglio e la votazione in plenaria del Parlamento europeo, le nuove norme dovranno essere recepite nel diritto nazionale.

Secondo la proposta d’ora in poi anche le piattaforme Svod dovranno offrire al pubblico Ue un catalogo con almeno il 30% di film e serie europee. La mossa dell’Europa per livellare il campo da gioco audiovisivo è in preparazione da anni. In precedenza l’Ue aveva puntato a una quota del 20%. L’Italia si è mossa per tempo: il decreto Franceschini prevede già una serie di operazioni nella stessa direzione.

Sui mercati internazionali, Netflix si è mantenuto finora su una quota del 20% di produzioni locali. A inizio aprile ha dichiarato di aver lanciato più di 100 diversi progetti europei nel 2018. La compagnia ha annunciato anche 10 nuovi progetti europei tra cui il film “Rimetti a Noi i Nostri Debiti” (Italia) e la serie originale “Mortel” (Francia), ” The Wave “(Germania),” Luna Nera “(Italia),” La Casa de Papel “parte 3 (Spagna),” The English Game “(Regno Unito) e” Turn Up Charlie “(Regno Unito).

Tra gli altri elementi centrali del pacchetto, una maggiore flessibilità per la pubblicità in tv con un tetto del 20% nella fascia giornaliera ma anche nella prima serata, e l’estensione delle tutele per i minori di fronte alla ‘reclame’ delle tv online così come delle regole contro istigazione all’odio, violenza, terrorismo. “Queste nuove regole riflettono il progresso digitale e riconoscono che la gente ora guarda i video in modo diverso rispetto a prima”, e allo stesso tempo, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione Ue al mercato unico digitale Andrus Ansip, “incoraggiano servizi innovativi e promuovono i film europei, ma proteggono anche i bambini e affrontano meglio l’istigazione all’odio”.

Rispetto alla proposta iniziale di Bruxelles che fissava una quota del 20% entro cui rientravano già Netflix e iTunes (21%), europarlamentari e stati membri hanno deciso di alzare la quota al 30% di produzioni europee. Inoltre le piattaforme dovranno contribuire alle produzioni cinematografiche europee o tramite investimenti diretti in contenuti o tramite contributi ai fondi audiovisivi nazionali in modo proporzionale ai ricavi ottenuti in quel Paese o legati al Paese del pubblico cui si rivolgono.

Sul fronte pubblicitario, cade il limite orario dei 12 minuti di spot orari dando così più flessibilità ai canali televisivi, che potranno ‘spalmare’ un massimo di 20% di tempo di trasmissione per i consigli per gli acquisti sull’intera fascia oraria 6-18 e poi nella prima serata 18-mezzanotte. Viene inoltre garantita alle tv tradizionali anche l’integrità del segnale, ovvero il divieto da parte delle smart tv digitali di modificare o aggiungere opzioni a quanto viene trasmesso in analogico come per esempio la possibilità di registrare programmi sul cloud, salvo accordo commerciale specifico.

Ma ce n’è anche per Youtube e Facebook: le regole per la tv in materia di minori anche alle piattaforme di video online vietando così la sponsorizzazione di prodotti dannosi per la loro salute e il teleshopping. Anche online si applica poi il divieto di trasmissione di contenuti pedopornografici o che incitino alla violenza, all’odio o al terrorismo, incluse le piattaforme di videosharing o di livestreaming come Youtube, Facebook o Instagram. Queste, quindi, dovranno mettere in piedi un sistema di segnalazione e rimozione dei contenuti pericolosi. L’intesa politica raggiunta oggi dovrà ancora essere conclusa con alcuni ultimi dettagli il prossimo 6 giugno, per poi essere formalmente approvata dall’Europarlamento e dai 28.

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