TV DEL FUTURO

Rai alla sfida digitale contro Netflix

Dalle tecnologie per le trasmissioni in Hd agli investimenti sull’infrastrutture per una Cdn dedicata: ecco le priorità messe in cantiere per la Tv pubblica dal suo Cto

Pubblicato il 16 Mag 2016

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Ha già imboccato la strada della digitalizzazione la Rai del futuro. Alta e ultra definizione, piattaforme Ip per produzione e trasmissione, passaggio “liscio” dalle frequenze radio alla banda ultra-larga della fibra, dal broadcast al web, una piattaforma in grado di competere con gli standard qualitativi che oggi guidano il mercato: Netflix, appunto, e Sky. Lo scrive Stefano Carli sulla Repubblica intervistando Valerio Zingarelli, capo delle tecnologie di Viale Mazzini che “si trova ad entrare nel vivo della fase operativa della digital trasformation della Rai proprio mentre il nuovo direttore generale Antonio Campo Dall’Orto pone il web in cima agli obiettivi che sta scandendo per la ‘sua’ Rai”.

Sono molteplici le “riforme” strategiche che la Tv pubblica guidata da Campo Dall’Orto affronterà con il Cto Zingarelli. Fra le altre, quella che riguarda la rete di distribuzione dei contenuti, la Content delivery network. L’azienda sta infatti passando da una rete non dedicata a una dedicata, e per farlo – spiega il Cto – sta trattando soluzioni tecnologiche e architetture per allocare la memoria Rai su cui immagazzinare i contenuti da distribuire agli utenti. Serve che lo “storage” avvenga nei punti più vicini possibile ai consumatori, “presso i loro nodi di rete distribuiti su tutto il territorio nazionale”. Il manager spiega che “se Enel realizzerà una rete attiva oltre che passiva vi sarà un’ulteriore opportunità per la banda ultra larga, essenziale per i servizi televisivi”. Questo, in un’ottica di “messa online” dell’intera programmazione dei 14 canali Tv con un servizio di streaming efficiente.

Altro nodo centrale la gestione delle frequenze alla (quasi) vigilia del trasferimento dei broadcaster dalla banda 700Mhz. La Rai non ha multiplex nella banda 700 (dove invece vengono ospitate gran parte delle altre tv nazionali (da quelle di Mediaset a La7) e molte locali. Senza banda 700 i canali totali scenderanno da 30 a 14 e il taglio sarà spalmato su tutti: non riguarderà solo i broadcaster che sono oggi in quella banda, ma si andrà alla riassegnazione totale delle risorse disponibili. Per Rai sarà un problema perché continua ad agire con un patchwork di spezzoni, i cosiddetti “cerotti’: “significa che molti canali oggi viaggiano su frequenze diverse da regione a regione. E’ per questo che, dato un costo stimato di un miliardo per la migrazione delle tv sulle nuove frequenze, si calcola che Viale Mazzini dovrà sostenere da sola la metà di tale spesa in termini di rinnovo degli impianti”.

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