RADIOTV FORUM

Rossignoli: “Le Pmi dell’audiovideo una leva per la ripresa”

A Roma il 27 e il 28 maggio la nona edizione del RadioTv Forum di Aeranti-Corallo. “In campo le proposte per il rilancio di Tv e radio locali”. Investimenti pubblicitari, frequenze e Lcn al centro del dibattito

Pubblicato il 26 Mag 2014

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A Roma, il 27 e 28 maggio, si tiene la nona edizione del RadioTv Forum di Aeranti-Corallo, appuntamento divenuto, negli anni, punto di riferimento per il settore radiotelevisivo. Accanto alle novità presentate dalle numerose aziende presenti all’expo, l’evento rappresenta un momento centrale per gli operatori del settore che si confrontano sulle tematiche di maggior rilievo. Ad aprire i lavori, insieme al coordinatore Marco Rossignoli e Luigi Bardelli (comitato esecutivo), il Sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli e il Commissario Agcom Antonio Preto. Abbiamo approfondito con Rossignoli i temi di più stretta attualità del settore.

La crisi del mercato pubblicitario sta generando forti difficoltà al settore radiotelevisivo locale: come se ne esce?

Aeranti-Corallo sollecita da tempo attenzione alla problematica attraverso il sostegno agli investimenti pubblicitari su radio e tv locali mediante la creazione di sgravi fiscali per le imprese che investono su tali mezzi. Il settore, pur vivendo una grave crisi, garantisce occupazione a oltre 6mila lavoratori, di cui circa 2mila giornalisti, cui si aggiungono circa 10mila collaboratori. Crediamo che una tale forma di incentivo non sarebbe solo di beneficio per il comparto, ma fungerebbe da volàno per l’intera economia, consentendo alle piccole e medie imprese, che rappresentano il tessuto produttivo del Paese, di far conoscere i propri prodotti e, di conseguenza, di stimolare il rilancio dei consumi interni.

Veniamo alle tv locali: il problema della compatibilità interferenziale con i Paesi esteri è il tema centrale del dibattito. Qual è la vostra posizione?

Una problematica che sta preoccupando molto le tv locali è quella della revisione del Piano delle frequenze, che l’Agcom sta attuando in questi giorni e che rischia di penalizzare ancora una volta l’intero comparto, con la sottrazione di ulteriori frequenze. Infatti, ai sensi della legge 9/14, l’Agcom ha avviato le procedure per escludere dalla pianificazione per la tv digitale terrestre le frequenze interferenti con i paesi esteri confinanti. Ciò significa che, qualora le ipotesi di esclusione di alcune frequenze dalla pianificazione italiana trovassero realmente applicazione, vi sarebbero decine di tv locali che, pur essendo assegnatarie di diritti di uso delle frequenze, non avrebbero più la frequenza su cui trasmettere. Il danno che ne conseguirebbe sarebbe molto superiore all’esiguo stanziamento di 20 milioni di euro stabilito per le misure compensative previste per la dismissione volontaria di tali frequenze. Aeranti-Corallo ritiene che il ministero dello Sviluppo economico, insieme anche alle regioni, debba verificare tutte le situazioni in cui sia possibile pervenire, attraverso eventuali modifiche radioelettriche (in particolare ai sistemi di antenna), a una compatibilizzazione delle emissioni delle tv locali italiane con quelle delle stazioni estere. In tal modo, potrebbero trovare soluzione molte delle situazioni interferenziali in atto.

Un’altra questione che potrebbe impattare su tutto il settore è quella dei contributi per l’uso delle frequenze. Cosa sta accadendo?

Il passaggio dall’analogico al digitale terrestre televisivo ha portato con sé la questione della determinazione degli importi dovuti dagli operatori di rete nazionali e locali per i diritti amministrativi e per i contributi per l’uso delle frequenze. La questione si pone in questi termini: la normativa di cui al Testo unico per i servizi di media prevede che l’Agcom provveda a uniformare i contributi previsti per la diffusione analogica su frequenze terrestri, a quelli previsti per la diffusione digitale. Poi vi è la legge 44 del 2012 che stabilisce che il ministero applichi i contributi per l’uso delle frequenze tv stabiliti dall’Agcom secondo le procedure definite dal Codice delle Comunicazioni elettroniche, al fine di promuovere il pluralismo, nonché l’uso efficiente e la valorizzazione dello spettro frequenziale secondo principi di ragionevolezza, proporzionalità e non discriminazione. Quello che accade è che sino a oggi si è provvisoriamente applicato il regime adottato a suo tempo per i concessionari analogici, riferito all’attività di operatore di rete e di fornitore di servizi media per il marchio già diffuso in analogico. Ciò che preoccupa fortemente il settore è che l’Agcom abbia recentemente affermato che le soluzioni allo studio conducano tutte, a regime, a un incremento di introiti per lo Stato. Riteniamo che un eventuale aumento degli importi dovuti dalle imprese contrasti con l’obbligo di uniformare tali importi a quelli previsti per la diffusione analogica secondo quanto stabilito dal Testo Unico.

Della questione Lcn se ne parla da anni. Qual è la vostra idea al riguardo?

Senza voler ripercorrere la travagliata storia della normativa riguardante la numerazione automatica dei canali per la tv digitale terrestre, evidenziamo come il contenzioso infinito sulla vicenda generi una permanente incertezza a tutto il settore televisivo. Al momento, l’unico dato certo è che, sino all’attuazione del nuovo piano Lcn, continui ad applicarsi il primo piano, definito dalla delibera Agcom n. 366 del 2010. A nostro parere, l’unica via percorribile sarebbe quella di un intervento legislativo immediato, che recepisse in una norma di rango primario quanto stabilito dalla prima delibera in materia, appunto la n. 366 del 2010. Ciò garantirebbe stabilità e certezze al settore, almeno sino a quando non si svilupperà adeguatamente il nuovo standard Dvb-T2.

Come sta il settore della radiofonia locale? Quali sviluppi immaginate per il settore?

La radio locale continua ad essere apprezzata dal pubblico, come rilevato anche dall’indagine sugli ascolti radio di GfK Eurisko: i dati RadioMonitor 2013 hanno evidenziato, infatti, che oltre 24 milioni di ascoltatori “lordi” si sintonizzano su radio locali. Il settore compete, quindi, a pieno titolo con le emittenti nazionali, pubbliche e private, e mantiene una propria forte identità e caratterizzazione. Le radio locali sono presenti sulle diverse piattaforme: offrono i propri contenuti, oltre che via etere, in Fm, anche via internet e creano forti community di utenti attraverso i social network. Questo tema verrà, tra l’altro, approfondito nel corso di un seminario dedicato alla radio, nell’ambito del RadioTv Forum di Aeranti-Corallo, il pomeriggio del 28 maggio.

E la radiofonia digitale?

Le radio locali, nelle aree di Trento e Bolzano (dove l’Agcom ha avviato i progetti pilota) sono pienamente presenti con propri mux. Il settore ha, quindi, dimostrato di saper cogliere le opportunità e le sfide di mercato. Quello che, tuttavia, evidenziamo da tempo è che le radio locali, commerciali e comunitarie, debbano avere pari opportunità rispetto alle nazionali. È per tale motivo che riteniamo che l’avvio della radio digitale in ulteriori aree del Paese debba essere possibile solo laddove vengano reperite adeguate risorse frequenziali, che mettano tutti i soggetti interessati nelle condizioni di poter accedere effettivamente, senza discriminazione, alla nuova tecnologia.

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