Sassano: “Asta subito, a spettro occupato”

Il “padre” del Piano frequenze: risolviamo il rebus dividendo digitale vendendo le frequenze in nuda proprietà. Per lo Stato italiano un’opportunità di fare cassa come la Germania

Pubblicato il 21 Giu 2010

Ora può uscire allo scoperto, Antonio Sassano. Lo hanno chiamato
“il mago delle frequenze”, ma anche, e non era un complimento,
il Dottor Stranamore dello spettro radio. È stato il più evocato
e temuto, negli ultimi mesi di guerre all’ultima rete, da
associazioni, padroni e padroncini di emittenti tv, perfino dal
viceministro Paolo Romani (“certi ingegneri che lavorano in
Agcom… “). Ma ora può tirare un sospiro di sollievo. Il Piano
frequenze che ha ottenuto l’unanimità al Consiglio di Agcom è
anche, o soprattutto, una sua creatura. E le parole di Calabrò
(“l’utilizzazione della tecnica Sfn vede l’Italia
all’avanguardia in Europa”) sono il definitivo lasciapassare
per questo professore romano di 56 anni che è riuscito a dare
all’Italia il primo piano regolatore dell’etere. “Prima lo
spettro era paragonabile a un vestito di Arlecchino.
L’isofrequenza ha messo in ordine quei colori”. Il Piano fa
quadrare le richieste internazionali con una realtà interna ad
alta tensione dove la frequenza è un asset da difendere
strenuamente. Un lavoraccio. Ora però l’“ingegnere” guarda
già avanti.
Professore, dove vuole arrivare?
A tentare di risolvere il problema del dividendo esterno e del
conflitto, tutto italiano, che può aprirsi fra telco e tv: con
Bruxelles che potrebbe accusarci di non rispettare, anche stavolta,
le regole… La Ue ci chiede di riallocare alla telefonia parte
delle frequenze a 800 Mhz entro il 2015. La proposta, che ho
studiato nel progetto Isbul, è: asta competitiva. Ma subito, senza
aspettare, a spettro occupato dalle tv. Qualcosa di simile lo ha
fatto in Usa la Fcc nel 2008 per le frequenze Uhf. Una “nuda
proprietà”. I diritti d’uso degli operatori televisivi
avrebbero sì carattere “primario”, ma fino al 2015, massimo
2016: dopo, le frequenze “passano” alle telco aggiudicatarie.
Volendo il vincitore della gara potrà negoziare anticipatamente la
“buonuscita” dell’emittente: che potrà accettare, e magari
trattare con altre emittenti per condividere un canale, o aspettare
il 2015, termine “naturale” del diritto d’uso.
E le tv dovranno chiudere, prima o dopo il
2016?

No, potranno essere aiutate ad accordarsi fra loro e condividere
con altre Tv locali canali ottenuti gratuitamente, ma non
utilizzati. E poi, la tecnologia di compressione evolve: nel 2012
arriverà sul mercato il nuovo standard di compressione Dvb-T2 che
è più “robusto” alle interferenze del Dvb-T e consentirà di
trasmettere 12-14 canali dove ora ne vanno 6 o di moltiplicare per
4 le frequenze. Un’occasione per assicurare il dividendo digitale
esterno tutelando le esigenze delle Tv locali, anche come operatori
di rete.
Perché l’asta è tanto urgente?
Anche senza considerare i vantaggi economici per lo Stato,
l’acquisizione a titolo oneroso delle frequenze crea le
condizioni per un uso dello spettro flessibile e neutrale rispetto
a servizi e tecnologie.
Si parla di Borsa delle frequenze.
Sarebbe un modo flessibile per gestire lo spettro. Ma lo Stato ha
assegnato gratuitamente i diritti d’uso. Se le Tv li cedessero
alle telco, guadagnerebbero i privati e non lo Stato, come invece
succede nel resto del mondo.
Cosa ha reso il Piano frequenze tanto
convincente?

L’architettura su cui si regge è modulare. Dunque, è molto più
facile da gestire rispetto a un incastro disordinato di frequenze.
Il principio di base è l’Sfn: una rete, una frequenza. Gli
inglesi, che hanno reti a 6 frequenze diverse sparse sul
territorio, dovranno faticare più di noi per passare al Dvb-T2 o
creare dividendo esterno. Grazie all’Sfn avremo 24 reti nazionali
equivalenti, comprese le 5 del beauty contest. Ogni rete nazionale
utilizza un’unica frequenza, massimo due.
Due frequenze: non più Sfn?
Il sistema rimane sempre Sfn. Ma per alcune reti, in aree di
interferenza con Paesi “dirimpettai” useremo una “patch” a
frequenza diversa. Resta aperta la possibilità, per il ministero
delle Comunicazioni, di cercare di ottenere uno scambio di
frequenza con il Paese in questione. Ma a livello regionale sarà
sempre: una rete, una frequenza.
E le locali?
Credo possano essere soddisfatte. Sono state loro riservate 27
frequenze Uhf (su 49), spesso coordinate a Ginevra. In ogni regione
almeno 13 frequenze garantiscono, nel rispetto dei vincoli
internazionali, una copertura completa. In Lombardia 10 di queste
sono coordinate a Ginevra. Comunque, tutte saranno ovunque
utilizzabili per coperture almeno sub-regionali come verrà
indicato dai tavoli tecnici convocati dall’Agcom.

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