IL CASO

Swg denuncia l’Agcom per stop a PoliticApp

La società triestina chiede i danni a seguito della decisione del Consiglio dell’Authority di bloccare la app per la diffusione dei sondaggi politici anche nei 15 giorni pre-voto

Pubblicato il 14 Feb 2013

P.A.

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Swg ha dato mandato ai propri legali “di agire nelle sedi opportune contro l’Agcom, per far accertare gli ingenti danni economico-patrimoniali e d’immagine subiti a causa del comportamento della stessa in merito a ‘PoliticApp”. Lo comunica Swg in una nota, aggiungendo che “L’applicazione di rivelazione sondaggi della Swg era stata infatti bloccata dall’Autorità garante delle Comunicazioni (Agcom) per la diffusione dei sondaggi negli ultimi 15 giorni di campagna elettorale. L’Autorità, aveva sottolineato gli “effetti di diffusione incontrollata dell’informazione”, rinvenendo “un’oggettiva violazione” del divieto di diffondere sondaggi nelle due settimane prima del voto”.

“In data 7 febbraio 2013 Swg – continua la nota – ha inviato all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni una lettera nella quale chiedeva che la stessa riconsiderasse la propria posizione, comunicata in data 6 febbraio 2013, sull’impossibilità di poter inserire nella sua applicazione PoliticApp i sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani anche nei quindici giorni precedenti le elezioni, contraddicendo il parere favorevole fornito dagli uffici dell’Agcom stessa in data 14 gennaio 2013. In assenza di risposte, Swg si vede costretta ad agire legalmente contro L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per far accertare il danno subito per il contradditorio comportamento tenuto dalla stessa nella vicenda”.

“In un primo tempo, infatti, con argomentazioni precise, l’Agcom aveva escluso la possibilità che un’applicazione per smartphone e tablet a pagamento destinata al solo pubblico interessato potesse essere considerato un mezzo di comunicazione di massa e, pertanto, incluso tra quelli per i quali dovesse vigere il divieto di diffondere le intenzioni di voto, ma successivamente, con una comunicazione alquanto generica, ha ribaltato il precedente parere impedendo l’inserimento delle intenzioni di voto tra i contenuti dell’applicazione. Questo tardivo ripensamento, avvenuto senza alcun confronto con l’azienda – conclude la nota – ha causato ingenti danni economico- patrimoniali e d’immagine a Swg, di cui Agcom dovrà rendere conto”.

PoliticApp è stata realizzata dalla società di sondaggi triestina Swg per consentire agli utenti, al costo di 9,99 euro, di controllare via smartphone e tablet le ultime rilevazione elettorali, anche nei 15 giorni antecedenti alle elezioni, ovvero in quel lasso di tempo in cui entrano in vigore i paletti della legge 28 del 2000. La legge, in ossequio alla par condicio, vieta la pubblicazione di sondaggi elettorali nei 15 giorni precedenti alle elezioni su tutti i mezzi di comunicazione, senza fare alcun cenno a smartphone e tablet.

In un primo tempo, contesta la società di sondaggi triestina, Agcom aveva dato il via libera a PoliticApp, visto che smartphone e tablet non sono classificabili come mass media al pari di giornali, tv e radio cui la legge fa riferimento.

Il primo via libera dell’Agcom a Swg era stato concesso da un funzionario dell’Authority, che aveva dato l’ok alla richiesta via e-mail di Swg, in base al principio che smartphone e tablet non rientrano nella categoria dei mass media. Il 6 febbraio scorso, però, il Consiglio dell’Agcom è tornato sulla prima decisione, sconfessando il via libera a PoliticApp, “alla luce del rilievo assunto dall’iniziativa, largamente pubblicizzata dalla Swg dopo che gli uffici dell’Autorità, contattati via e-mail, avevano dato, in sede di prima valutazione, riscontro positivo a una sommaria richiesta di chiarimenti avanzata dalla società”.

L’art. 8 , comma 1, della legge 28 del 2000 sulla par condicio stabilisce – ricorda Agcom – che nei quindici giorni che precedono la data delle votazioni è vietato non solo rendere pubblici, ma comunque diffondere i risultati di sondaggi demoscopici sull’esito delle elezioni e sugli orientamenti politici e di voto. “Una disposizione – si legge in una nota dell’Agcom – che, dunque, non fa alcun riferimento alla piattaforma trasmissiva attraverso la quale avviene la diffusione”.

Il Consiglio dell’Autorità ha ritenuto che l’applicazione realizzata dalla Swg, nei termini in cui viene pubblicizzata, “rende accessibile – previo il pagamento di un prezzo contenuto – il risultato dei sondaggi ad un pubblico potenzialmente molto vasto, con inevitabili effetti di diffusione incontrollata dell’informazione. Questa circostanza configura quindi un’oggettiva violazione del divieto imposto dalla legge sulla par condicio”. L’Autorità ha comunicato le proprie valutazioni alla Swg, confermando, anche in relazione a questa ipotesi, il divieto di diffondere sondaggi dalla mezzanotte del prossimo venerdì 8 febbraio e fino alla conclusione delle operazioni di voto.

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