Il settore televisivo, anche nel 2013, continua a essere caratterizzato da un andamento economico negativo. Complessivamente, i ricavi derivanti dall’attività televisiva, che già nel 2012 avevano subito un decremento del 7%, riportandosi su valori ben al di sotto dei 9 miliardi di euro, segnano un’ulteriore contrazione (-4%), sfiorando appena gli 8 miliardi di euro. E’ quanto emerge dal rapporto annuale Agcom.
La flessione, si legge nel rapporto, ha interessato entrambi i comparti della Tv, in chiaro e a pagamento, pur manifestandosi in modo più consistente per la Tv gratuita, in calo del 6%, che comunque rappresenta tuttora l’ambito di mercato con il maggior peso sul totale delle risorse.
Il trend negativo delle risorse economiche televisive, analizzano dall’authority – è quasi interamente imputabile alla componente pubblicitaria. Gli introiti derivanti dalla vendita di spazi pubblicitari sul mezzo televisivo, infatti, dopo una leggera riduzione registrata nel 2011 e un sensibile deterioramento rilevato nel 2012, diminuiscono ancora del 10% nel 2013.
Non si segnalano, invece, scostamenti significativi rispetto al 2012 per le entrate generate dal canone corrisposto per la detenzione degli apparecchi televisivi e dalla vendita di offerte televisive (incluse quelle sul web), quali abbonamenti alla pay tv, servizi pay per view, video on demand e near video on demand, che dopo una flessione del 2% osservata nel 2012, diminuiscono appena dello 0,3% nel 2013.
Nonostante gli investimenti siano negli ultimi anni diminuiti in modo costante, la pubblicità rimane la principale fonte di finanziamento per il mezzo televisivo, specialmente per la televisione in chiaro, pesando sulle risorse complessive per il 41%. Di poco inferiore – specificano da Agcom, è l’incidenza esercitata sul totale dei ricavi televisivi dalle offerte a pagamento, la cui quota (37%), in progressiva crescita dal 2010, risulta sempre più vicina a quella della raccolta pubblicitaria. Significativo appare, altresì, il peso del canone televisivo, che incide sul totale per il 20%.
Con riferimento alla ripartizione dei ricavi complessivi per operatore tre gruppi, 21st Century Fox/Sky Italia, Rai e Mediaset, detengono ancora il 90% delle risorse televisive, sebbene ciascuno registri una variazione negativa del valore assoluto dei ricavi conseguiti. In particolare, 21st Century Fox/Sky Italia, attivo sia nel settore della Tv in chiaro sia, soprattutto, in quello della pay tv, analogamente all’anno precedente, si qualifica come il primo operatore, con una quota stabile del 32%. Segue Rai, concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo che, incrementando di un punto percentuale la propria quota, si colloca appena prima del gruppo Mediaset. Quest’ultimo, presente in entrambi i comparti, free e pay, nel 2013 – a causa della considerevole flessione degli introiti pubblicitari, non compensata dall’incremento delle entrate legate alle offerte a pagamento – subisce la perdita di ricavi più consistente (- 8%), dopo aver fatto registrare già nel 2012 un decremento del 13% rispetto al 2011. Il restante 10% dei ricavi televisivi è disperso tra un elevato numero di broadcaster nazionali e locali. Tra questi, si distinguono i gruppi Cairo
Communication e Discovery, che nel 2013 arrivano a detenere quote prossime al 2%. Nel corso dell’anno, infatti, i due operatori hanno rafforzato la propria presenza sul mercato, grazie a rilevanti acquisizioni societarie. Nel dettaglio, il gruppo Cairo Communication41, in precedenza attivo nel settore televisivo solo in qualità di concessionaria pubblicitaria, ha acquisito la società La7, editrice degli omonimi canali, da Telecom Italia Media (che, peraltro ha ceduto anche le partecipazioni detenute in Mtv Italia e Mtv Pubblicità) mentre il gruppo Discovery ha acquisito la società Switchover Media, incrementando così il numero di canali editi.