Yahoo!, sentenza che farà storia

La condanna italiana del motore apre una nuova via alla difesa del copyright su Internet. Il caso del link al sito pirata che conteneva stralci del film “About Elly”; secondo il tribunale di Roma il search engine sapeva dell’illecito e avrebbe dovuto oscurare il portale

Pubblicato il 05 Apr 2011

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È nel nostro Paese che potrebbero aprirsi nuovi scenari a tutela
dell’industria culturale. Come opporsi al dilagare della
pirateria informatica, che naviga silenziosamente nel mare magnum
del Web? In molti ambienti politici e culturali si cominciano a
rivedere le posizioni più ideologiche, quelle che giustificavano
ogni violazione delle regole partendo dal semplice assunto che
nella rete tutto deve essere libero e privo di regole. Il mondo del
cinema è appena uscito da una lunga battaglia contro il tentativo
di azzerare i fondi pubblici. L’idea di defiscalizzare le risorse
investite nell’industria culturale è ancora un miraggio. È
possibile chiedere almeno il rispetto per il lavoro di centinaia di
migliaia di persone impegnate nel cinema, nell’editoria,
nell’informazione, nell’industria musicale? Questa richiesta
viene presentata da qualcuno come un attacco reazionario e
conservatore alle libertà del “popolo della rete”? Penso, al
contrario, che sia frutto di semplice buonsenso e che un Paese
civile debba difendere e valorizzare il frutto della propria
industria culturale.

È da questa semplice considerazione che è partito il lavoro di
OpenGateItalia, la società che supporta il mondo della produzione
cinematografica nella definizione delle strategie per la lotta alla
pirateria. Il provvedimento d’urgenza emesso dal Giudice
Gabriella Muscolo, su ricorso della Pfa Films, distributore del
film “About Elly”, patrocinata dallo studio dell’avv. Roberto
Marraffa, va in questa direzione.
È stato enunciato per la prima volta un principio giuridico
importante: Yahoo! Italia non può continuare a “ ripetere la
violazione dei diritti di sfruttamento economico del film “About
Elly” mediante il collegamento a mezzo del suo motore di ricerca
ai siti riproducenti in tutto o in parte l’opera cinematografica,
diversi dal sito ufficiale del film”. Se è vero che i motori di
ricerca non possono preventivamente (tesi tutta da dimostrare)
selezionare il posizionamento delle informazioni in generale, è
altrettanto vero che, una volta a conoscenza del contenuto illecito
dei siti pirata (cd. url), sono in grado di intervenire
“staccando la spina” del collegamento.

La pronuncia del Giudice costituisce un precedente che non potrà
non portare ad una maggiore riflessione sugli illeciti che si
verificano ogni giorno sul Web in danno degli autori e produttori
di opere dell’ingegno. L’idea, fino ad ora diffusa, di una
mancanza di responsabilità giuridica dei motori di ricerca nella
illecita diffusione dei film, ne faceva derivare la loro “non
punibilità” e non sanzionabilità come avevano stabilito, ad
esempio, i giudici del Tribunale di Parigi i quali, in un caso
analogo, non avevano ritenuto attribuibile al motore di ricerca la
violazione del copyright. Ciò in base al vecchio concetto che
sarebbe impossibile ai motori di ricerca controllare tutti i
contenuti che vengono riversati sulla Rete. La decisione del
Giudice italiano ha rivoluzionato completamente la posizione dei
motori di ricerca tutelando finalmente tutti gli interessi degli
autori della creazione artistica e dei titolari dei diritti di
sfruttamento dell’opera, affermando il principio che il motore di
ricerca, allorché avvisato o comunque a conoscenza che – che suo
tramite – si sta consumando una illecita visione di brani di un
film o del film stesso, al di fuori del sito ufficiale del suo
produttore o distributore, deve immediatamente dare corso alla
disabilitazione del sito pirata, rendendosi altrimenti responsabile
(insieme al sito pirata) della violazione del diritto
d’autore.

Nel caso deciso dal Tribunale di Roma, la “libertà” dei motori
di ricerca si è scontrata con la libertà degli autori (e dei
legittimi distributori) del film “About Elly” e ha riportato la
bilancia dei diritti dei contendenti ad un maggiore equilibrio. Una
decisione meno pilatesca di quanto si era finora visto nelle
rarissime aule di giustizia in cui se ne era discusso. Ciò è
chiaro nelle motivazioni addotte dal Giudice a sostegno della sua
decisione sulla responsabilità dei motori di ricerca nella
diffusione sul Web di opere dell’ingegno.
Pertanto, una regolamentazione normativa che sanzioni la
responsabilità di tutti coloro che, nella rete, in qualsiasi
forma, diffondono, “agevolandole”, condotte illecite di
sfruttamento commerciale di tutta la produzione culturale mondiale
(cinema, musica, editoria, informazione etc.), è auspicabile,
evitando così il rimpallo di responsabilità da un motore di
ricerca all’altro e da questi ultimi al sito pirata.
”Sofisma”, quest’ultimo, da sempre utilizzato dagli operatori
di rete e fondato sull’impossibilità di una verifica preventiva
e di un controllo successivo sul sistema – quello del Web –
basato su formule di ricerca di natura algebrica
(algoritimica).

Tuttavia, l’assioma sui cui si basa il ragionamento dei motori di
ricerca non regge alla prova del fatto che i motori, quando
vogliono, provvedono da soli a “staccare la spina”, e cioè a
scollegarsi da quei siti che, a titolo di esempio, contengono
immagini pedopornografiche, di violenza in genere o di tutto ciò
che può rappresentare una seria minaccia alla convivenza civile. I
motori di ricerca sono perfettamente in grado di conoscere
preventivamente, proprio grazie agli stessi algoritmi che essi
utilizzano nella fase di aggregazione ed indicizzazione dei dati in
rete, i loro contenuti illeciti. Tanto più che anche per la legge
italiana costituisce reato l’indebito sfruttamento, in tutte le
sue forme, dei diritti d’autore. Nei prossimi mesi sarà
l’Agcom a dover definire le regole a tutela del diritto
d’autore. Nell’ambito televisivo i principi a cui si ispira
l’Autorità sono chiari: se un broadcaster manda in onda un film
di cui non possiede i diritti rischia la revoca della licenza
trasmissiva. È così anacronistico chiedere che lo stesso
principio venga applicato alla rete ?

*Presidente OpenGateItalia

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