IL CASO

Zuckerberg alle prese con i Facebook Papers: in piazza i “segreti” del social

I media americani pubblicano le informazioni delle 10mila pagine di un leak di documenti su fake news ed hate speech. E il titolo va in negativo a Wall Street. Intanto in Uk la whistleblower Frances Haugen ascoltata dalla commissione parlamentare sulla sicurezza online

Pubblicato il 25 Ott 2021

A. S.

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Facebook di nuovo nella bufera negli Stati Uniti: dopo la crisi causata dal caso Cambridge Analytica, esploso a marzo 2018 a causa delle rivelazioni di Christopher Wylie, oggi è il momento dei Facebook papers, un leak di oltre 10mila pagine di documenti del Social fondato da Mark Zuckerberg che offrono uno spaccato sull’interno della società e sulle modalità utilizzate per prendere decisioni.

Ad analizzare e pubblicare le informazioni sono proprio in queste ore alcuni dei principali mezzi d’informazione statunitensi, 17 testate in tutto, le cui rivelazioni stanno avendo conseguenze anche sul titolo della società in Borsa, che ha iniziato le contrattazioni con una flessione dell’1,2%.

Dai documenti in possesso dei media americani emergono gli allarmi lanciati da alcuni dipendenti dell’azienda sull’hate speech e sulle fake news, che sarebbero stati ignorati dalla società. Dai Facebook papers emergono anche le segnalazioni su alcuni casi critici di personaggi pubblici, compresi i politici, che avrebbero infranto le policy aziendali con i loro post, e verso i quali non sarebbero stati presi provvedimenti. Dai documenti emerge infine anche un appello dei dipendenti che chiedevano all’azienda di bloccare i post che incitavano alla violenza in Paesi a rischio, come l’Etiopia, e le segnalazioni sul traffico di esseri umani, alcune delle quali risalenti al 2018.

Intanto è in programma oggi l’audizione alla commissione del Parlamento Uk che lavora alla proposta di legge sulla sicurezza online di Frances Haugen, la ex dipendente del social che aveva sollevato il caso nelle scorse settimane.  La whistleblower, che era stata ascoltata la scorsa settimana dal Senato Usa e che incontrerà nei prossimi giorni anche i rappresentanti dell’Unione Europea a Bruxelles, basandosi sulle prove contenute nei documenti che aveva copiato e portato con sé dopo la sua uscita dall’azienda, in cui era data scientist, aveva sollevato il caso della disinformazione online e dell’incitamento alla violenza politica veicolati dalla piattaforma.

In un’intervista pubblicata dal Guardian Haugen afferma di aver deciso di uscire allo scoperto per “salvare molte vite in pericolo”, sospettando una mancanza di controlli di sicurezza nei mercati non di lingua inglese, come l’Africa e il Medio Oriente, dove la piattaforma di Facebook era usata da trafficanti di esseri umani e gruppi armati in Etiopia. “Ho fatto il necessario per salvare delle vite – spiega – specialmente nel Sud del mondo dove credo che Facebook abbia messo il profitto davanti alla sicurezza delle persone”.

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