IL CASO

Lo scandalo molestie si abbatte su Google: via a commissione di inchiesta

Gli azionisti di Alphabet fanno causa al board accusandolo di aver coperto gli abusi sessuali commessi da numerosi top manager. Al centro del dossier due casi di alto profilo: l’attuale capo legale David Drummond e il creatore di Android Andy Rubin

Pubblicato il 07 Nov 2019

Patrizia Licata

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Il cda di Alphabet, la capogruppo di Google, ha aperto un’indagine per chiarire se i top manager hanno mal gestito le accuse di molestie sessuali mettendo a tacere anziché perseguire e contrastare i comportamenti inappropriati all’interno dell’azienda. L’inchiesta includerà un focus sul capo del dipartimento legale, il chief legal officer David Drummond, accusato di aver avuto numerose relazioni con le dipendenti, e rimetterà mano al contestato caso Andy Rubin, il creatore di Android finito al centro di una denuncia di violenza. Il cda di Alphabet ha istituito una commissione indipendente per svolgere le indagini e ha assunto uno studio legale che assisterà nel dossier, riporta Cnbc.com.

Gli azionisti hanno fatto causa al Cda

La questione degli abusi sessuali nelle imprese delle Silicon Valley è emersa con prepotenza lo scorso anno. A novembre 2018 migliaia di dipendenti di Google in tutte le sedi della multinazionale hanno manifestato per chiedere all’azienda di spiegare che cosa è realmente successo nel caso portato alla luce dal New York Times che riguardava il creatore di Android Andy Rubin e per rivendicare maggiori controlli sugli executive.

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L’inchiesta interna avviata ora dal Cda, però, prende le mosse dalle accuse rivolte non dai dipendenti ma dagli azionisti di Alphabet, che hanno intentato causa contro il board a gennaio sostenendo che ha messo a tacere il problema degli abusi da parte dei top manager.

In particolare, per quel che riguarda il chief legal officer, ad agosto una ex dello staff legale, Jennifer Blakely, ha raccontato di aver stretto una relazione con Drummond nel 2004 e di aver avuto con lui un figlio. Drummond, in quegli anni, era sposato con un’altra donna. La Blakely lo ha accusato di comportamento ai limiti dell’abuso perché il top manager si è rifiutato di dividere con lei le spese per crescere il figlio. La donna ha anche affermato che il capo dell’ufficio legale, entrato in Google nel 2002, ha avuto diverse relazioni con dipendenti dell’azienda. Drummond ha confermato il legame con la Blakely ma respinto ogni altra accusa e i vertici di Google non hanno dato peso alla vicenda.

Executive sotto accusa

Drummond è uno dei top manager di Google più pagati con 47 milioni di dollari annui nel 2018 e il suo caso rischia di fare il paio con quello di Andy Rubin. Secondo l’inchiesta pubblicata l’anno scorso dal New York Times una dipendente di Google aveva denunciato nel 2013 il co-fondatore di Android per averla costretta a un rapporto orale. Google ha avviato un’indagine interna ma, invece di licenziare Rubin, gli chiese di dimettersi e gli concesse una buonuscita da 90 milioni di dollari, cifra che Rubin accettò lasciando l’azienda nel 2014, dopo 10 anni di permanenza.

Il New York Times ha parlato di una cultura “permissiva” diffusa in Google con il benestare dei fondatori Larry Page e Sergey Brin e in netto contrasto con la linea del ceo Sundar Pichai, che ha assicurato che l’azienda non farà sconti agli autori di molestie. Pichai ha tuttavia ammesso che nel contrasto ad abusi e discriminazioni Google deve fare parecchi passi in avanti.

Finora sono 48 i manager (molti di fascia alta) accusati di abusi sessuali e licenziati da Google senza buonuscita, ha riferito Pichai. I dipendenti di Google però sostengono che alcune delle regole interne all’organizzazione potrebbero ostacolare il loro diritto a ottenere giustizia: tra queste l’arbitrato obbligatorio, che vincola i dipendenti a utilizzare nei casi di molestie o discriminazioni i canali interni all’azienda senza rivolgersi alla giustizia.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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