CRESCITA 2.0

Agenda digitale, Cie e banda larga nel mirino del Senato

I tecnici del servizio Bilancio di Palazzo Madama: “Il governo chiarisca se i fondi saranno aggiuntivi o già presenti a legislazione vigente”

Pubblicato il 09 Nov 2012

Federica Meta

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Il Governo dovrebbe “chiarire le modalità” con le quali le affermazioni di indirizzo sull’Agenda digitale “saranno realizzate dallo Stato e se le risorse destinate allo scopo saranno aggiuntive o già presenti a legislazione vigente”. Lo chiedono i tecnici del servizio Bilancio del Senato nella “Nota di lettura sul decreto legge sulla crescita”. Sempre sul tema della digitalizzazione, il servizio di Bilancio chiede di fornire “ulteriore dati ed elementi di valutazione in merito alla quantificazione dei costi di produzione” della carta d’identità elettronica che sarà unificata con la tessera sanitaria.

“In particolare, – si legge nella nota – andrebbe specificato sia la componente di costo per ogni singola tessera (10,27 euro) sia la quantificazione in 8 milioni delle tessere da emettere in ciascun anno. Con riferimento all’anno 2013 andrebbe inoltre confermato che in base all’onere recato dalla norma il numero di emissioni delle predette tessere sarà di molto inferiore agli 8 milioni, atteso che lo stanziamento di spesa inferiore rispetto all’anno 2014, dovrà essere impiegato anche per dotare gli uffici delle necessarie strutture informatiche. Inoltre, appaiono utili maggiori elementi di dettaglio relativamente alla complessiva dotazione delle strutture informatiche necessarie all’emissione del predetto documento”.

Inoltre i tecnici del Senato chiedono di entrare nello specifico, fornire tempistica, scadenze e oneri con un cronoprogramma dettagliato sulla banda larga. Secondo Palazzo Madama infatti solo a fronte di informazioni precise sui tempi di attuazione delle misure potranno essere garantite le risorse necessarie (che il dl quantifica all’articolo 14 in 150 milioni di euro per il 2013).

“Ai fini di una conferma circa l’effettiva congruità delle risorse predisposte dalla norma in esame, che la norma afferma espressamente essere volte al completamento del Piano nazionale per la diffusione della banda larga – si legge nella nota di lettura al dl – andrebbe richiesta una elencazione degli interventi e delle opere di cui è prevista l’attuazione a tal fine, nonché dell’onere atteso per ciascun intervento ivi indicato, fornendosi del caso un cronoprogramma, anche al fine di valutarne i tempi di attuazione, a fronte della rigorosa tempistica prevista per il mantenimento in bilancio delle risorse iscritte in stanziamenti predisposti per fabbisogni di spesa in conto capitale”.

Intanto la commissione Industria del Senato accelera sulla conversione del Crescita 2.0. Ieri il capogruppo del Pd in Commissione Industria del Senato, Filippo Bubbico che è anche relatore del provvedimento, aveva annunciato di prevedere “una decina di giorni prima di poter tirare il bilancio delle audizioni che la Commissione sta svolgendo sul decreto”.

Dopo le audizioni, tra gli altri, dei rappresentanti delle imprese e delle aziende dell’Ict, ascoltati due giorni fa, della Conferenza Stato Regioni, dell’Autorità per le garanzie delle comunicazioni e della Conferenza dei rettori delle Università italiane ieri si è tenuta in Commissione a Palazzo Madama anche l‘audizione informale del neo direttore dell’Agenzia Digitale, Agostino Ragosa, alla sua prima uscita pubblica.

“Il direttore Ragosa ha espresso le intenzioni, gli obiettivi e gli orientamenti dell’Agenzia rispetto al programma dell’Agenda digitale italiana – ha detto Bubbico – portando contenuti che sono stati nel solco del decreto e del suo mandato” .

Nei giorni scorsi la commissione Industria ha ascoltato anche le associazioni indistriali e quelle dei consumatori.A preoccupare è soprattutto l’eccessivo rimando a decreti attuativi per i singoli progetti. Secondo il presidente di Confindustria digitale, Stefano Parisi “bisogna stringere i tempi sull’iter di Crescita 2.0 e organizzazione dell’Agenzia digitale perché c’è il rischio che si possa rallentare l’intero progetto dell‘Agenda digitale italiana, un progetto di cui il Paese ha estremo bisogno e che deve chiudersi prima della fine di questa legislatura”.

Per Parisi “la calendarizzazione della emanazione della normativa secondaria di dettaglio è un altro aspetto importante e ancora più importante è il rispetto della tempistica”. E’ evidente per il presidente di Confindustria digitale “quanto sia fondamentale realizzare l‘Agenda digitale italiana accelerando anche la fase di definizione dei decreti attuativi”.

Dello stesso avviso anche le associazioni dei consumatori secondo “I provvedimenti attuativi che devono essere emanati dai singoli ministeri o dal loro concerto rischiano di rallentare l’attuazione dell’Agenda”. E per questo chiedono “termini brevi per la loro emanazione”.

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