AGENDA DIGITALE

Agenzia digitale, Lusetti: “Consip non diventi ente generalista”

Alla società sono state trasferite troppe attività, sottolinea il deputato dell’Udc. Camere pronte a intervenire per migliorare il riassetto della nuova governance

Pubblicato il 16 Lug 2012

Federica Meta

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«L’Agenzia per l’Italia digitale? Un buona idea per mettere fine alla governance distribuita dell’IT pubblico che, spesso, ha ostacolato i processi di innovazione in questo Paese». Renzo Lusetti, deputato Udc e membro della Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera, plaude alla scelta di Corrado Passera di cancellare DigitPA e Agenzia per l’Innovazione per creare un ente unico.

Onorevole Lusetti, la convince proprio tutto del provvedimento inserito nel decreto Sviluppo?

Mi convince soprattutto la filosofia che ha animato il decreto. Una filosofia che mira a dare maggiore efficienza alle politiche di innovazione che questo esecutivo ha messo in primo piano nel suo programma, così come dimostrato dall’elaborazione dell’Agenda digitale che è stato uno dei primi progetti messi in campo.

Invece dal punto di vista operativo cosa la convince?

Il dl Sviluppo prevede che Consip diventi sempre più la centrale unica di acquisto per la Pubblica amministrazione centrale. Mi pare – questa – una scelta che mira a rendere più efficienti gli enti e a velocizzare lo switch off digitale.

Ma alla società del Mef spetteranno anche funzioni prima in capo a DigitPA, come quella di dare pareri sugli acquisti di beni e servizi digitali. C’è chi teme poca autonomia nell’espletare la funzione valutativa perché Consip è anche l’ente che aggrega la domanda tramite le gare. Lei come la vede?

Il rischio non lo vedo. Consip vanta una lunga esperienza nell’ambito delle gare pubbliche – telematiche e non – che è di per sé stessa garanzia di autonomia ed equidistanza. Tutti i bandi gestiti da questa società sono efficienti e soprattutto “cristallini”. Credo che questi elementi saranno tenuti in gran conto anche nel momento in cui dovrà dare pareri alle pubbliche amministrazioni. Casomai il problema potrebbe essere un altro…

Quale?

Affidare a Consip tutte queste nuove funzioni potrebbe trasformare la società in una società più generalista meno in grado di direzionare o accompagnare le politiche di innovazione pubbliche. Ci sono però margini per intervenire perché questo sia evitato.

Come?

Se nell’analizzare il decreto Sviluppo le Camere dovessero rilevare questo rischio, credo che tutti i partiti saranno pronti ad intervenire con emendamenti migliorativi. L’economia digitale è uno dei pochi punti su cui maggioranza e opposizione di trovano d’accordo.

Altra questione aperta per la nuova Agenzia è la funzione di vigilanza, distribuita tra più ministeri. Anche lei teme che questa scelta possa in qualche modo ostacolarne l’azione?

Effettivamente questo problema potrebbe presentarsi, ma allo stesso tempo confido nel buon senso che caratterizza l’operato del governo così come nel gentlemen’s agreement tra ministri competenti. Ripeto: l’economia digitale è un perno su cui rilanciare il Paese, francamente non credo che il governo la voglia far diventare schiava di presunte beghe interne. E, comunque, si fa sempre in tempo a cambiare la norma in corso d’opera.

A suo avviso ci sono delle priorità di cui dovrebbe occuparsi la nuova Agenzia per l’Italia digitale?

Credo che sia importante creare sinergie forti sia con l’Agenda digitale al vaglio del governo sia con i testi che verranno approvati dalle Camere, soprattutto sul versante dell’inclusione digitale per le categorie svantaggiate e su quello dello sviluppo del commercio elettronico. Ma prima di tutto è necessario dare un’accelerazione allo switch della PA e allo sviluppo della banda larga di prima generazione e dell’ultrabroadband.

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