IL CASO

Anagrafe Unica nel caos. Tutti contro tutti

Il progetto è al palo. Sulla piattaforma nazionale appena due Comuni. A causare l’impasse le modalità di migrazione. Ma Piacentini non demorde e assicura: il 50% delle PA saranno operative nel 2018

Pubblicato il 15 Mar 2017

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Anagrafe unica al palo. La piattaforma che doveva aggregare tutti i dati dei Comuni per permettere il rilascio di servizi più efficienti ai cittadini e rivoluzionare il modo di lavorare della PA italiana ha subito una fortissima battuta d’arresto. Stando alla roadmap del Piano Crescita Digitale il progetto doveva essere completato – con la migrazione di tutti i Comuni – a fine 2016 ma ad oggi sono “online” Bagnacavallo e Lavagna.

L’allarme lo lancia Paolo Coppola deputato Pd, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni che in queste settimane ha fatto le audizioni su Anpr. “Quello che emerge è uno scenario preoccupante – avvisa Coppola – Solo Bagnocavallo e Lavagna hanno adottato Anpr, e lo hanno fatto implementando i software esistenti e integrandoli con i web services. Nessuno usa la web app di Sogei”.

A mancare, dice Coppola alla luce delle audizioni, “un’analisi di progettazione sufficiente e una mappatura delle funzioni usate dagli attuali software”. Ma si è sottovalutata anche la questione della bonifica preliminare dei dati. I Comuni stanno lavorando su migliaia di dati con il solo scopo di pulirli: ci sono errori negli indirizzi di residenza, dati duplicati, mancanza di un secondo nome, indirizzi che compaiono anche 4/5 volte perché per le vie con i nomi di persona vengono invertiti il nome e il cognome o appaiono appuntati. Operazioni complesse e costose per le quali i Comuni stanno utilizzando le proprie risorse per il processo di ripulitura dei dati visto che il progetto è a invarianza di spesa. Ora il Team di Piacentini e Sogei stanno accelerando sul progetto, “speriamo – dice Coppola – con risultati migliori di quelli ottenuti finora”.

Sogei, dal canto suo, assicura che il sistema funziona bene e che lo stallo non è determinato da questioni di natura informatica. Per utilizzare Anpr – fanno sapere a CorCom da Sogei – è possibile scegliere tra due modalità: tramite il sito web di Anpr, la Web Application) oppure modificando il proprio sistema gestionale per farlo colloquiare con Anor (intergrandolo con i Web Services) che consentiranno lo scambio di dati, in modalità sincrona, con i comuni tramite messaggi e/o file XML contenenti i dati anagrafici secondo le specifiche dei WSDL che saranno pubblicate sul sito del Ministero dell’Interno.

La prima modalità, consente al Comune di svolgere le funzioni anagrafiche utilizzando il sito web dell’Anpr. Questa modalità è completamente gratuita e consente al Comune di mantenere, nel caso ne ravveda la necessità, allineata una banca dati locale per l’espletamento di altre funzionalità (gestione tributi, elettorale, ecc…). La seconda modalità consente al Comune di continuare a lavorare con il proprio sistema gestionale opportunamente modificato. Per utilizzare questa modalità è dunque necessario che il fornitore del software del Comune provveda a modificarlo per renderlo integrato con la banca dati nazionale per effettuare lo scambio di dati, in modalità sincrona, tramite messaggi contenenti i dati secondo le specifiche dei WSDL pubblicate sul sito del ministero dell’interno.

Ma stando all’indagine svolta dal ministero dell’Interno più del 90% dei Comuni intende collegare il proprio prodotto gestionale all’Anpr e non vuole utilizzare soltanto il software pubblico.

Per l’Ad di Sogei, Cristiano Cannarsa, il problema per la mancata diffusione dell’Anagrafe “non è informatico “Posso capire che per i Comuni e per le software house locali la rinuncia all’anagrafe sia un fatto difficile, anche se i Comuni possono dotarsi di una copia in loco – sottolinea a questo proposito Cannarsa – che si è notato già in fase di sperimentazione dalla freddezza dei 27 comuni coinvolti. Sogei ha sempre offerto collaborazione anche di fronte a queste resistenze, inviando persone in loco”.

I sistemi anagrafici sono diversi da comune a comune e i costi di subentro sono a carico dei Comuni. I gestionali utilizzati nelle PA locali sono per lo più disegnati per svolgere una serie complessa di servizi (non soltanto quelli demografici) che ruotano intorno ai dati anagrafici: servizio tributi, contabilità e a cascata una serie di servizi connessi fra cui servizio mensa, trasporti, servizi cimiteriali. Dati che a loro volta confluiscono nei database delle forze dell’ordine.

Prevedere l’utilizzo di un gestionale ad hoc per l’anagrafe implicherebbe un cambio di mansioni, processi e di mentalità profondo per i dipendenti comunali, abituati da sempre a usare il gestionale del comune.

La questione di fondo, è trovare un sistema efficiente che secondo i Comuni è quello di collegare i gestionali esistenti, tramite web services, all’Anagrafe unica senza l’obbligo di adottare l’applicativo Sogei, che potrebbe rivelarsi un’ottima soluzione alternativa invece nei Comuni che espressamente chiedessero di adottarlo. Per trovare la quadra Sogei e il Team Digitale di Piacentini hanno incontrato Assosoftware, l’associazione che riunisce i produttori di sistemi IT. L’obiettivo dell’incontro era fare il punto sul progetto e rimuovere gli ostacoli che impediscono un’accelerazione nel processo di subentro dei Comuni verso l’Anpr.

“Per Anpr è stato utilizzato un approccio sbagliato – evidenzia Roberto Bellini, direttore di Assosoftware – Le istituzioni in questi anni si sono impegnate più a giustificare lo sviluppo di un prodotto pubblico (la web application) piuttosto che completare i componenti del sistema e spingere aziende e Comuni a integrare le applicazioni esistenti all’Anpr con la cooperazione applicativa, attraverso i web services. Un vero e proprio boomerang che ha colpito il progetto arrestandolo”.

Per Bellini, la strada è quindi utilizzare la modalità web services per collegare l’applicativo gestionale utilizzato dai Comuni, seguendo l’esempio di Bagnacavallo che dal 24 ottobre 2016 opera su Anpr pur mantenendo l’operatività di sempre. “Le software house, se ben supportate da tutti gli attori, possano velocemente completare l’integrazione dei loro prodotti e avviare il progressivo subentro dei Comuni loro clienti nel giro di pochi mesi”. Ma l’integrazione costerebbe. E tanto. “Si potrebbe pensare – dice Bellini – di utilizzare i fondi Ue, a partire dal Pon governance, per trovare le risorse necessarie a sostenere la migrazione dei Comuni ad Anor, implementando i gestionali giù in uso”.

Nonostante le pensanti difficoltà il commissario straordinario Diego Piacentini non demorde e promette di far migrare ad Anpr almeno la metà dei Comuni alla fine del suo mandato (nel 2018). Ce la farà?

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