Brunetta: “PA digitale, ora non si torna indietro”

Intervista con il ministro per la PA e Innovazione: “Le nuove norme non sono più un’opzione ma un obbligo e un diritto esigibili”

Pubblicato il 21 Feb 2011

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È la nuova costituzione materiale della digitalizzazione della PA:
è entrata in vigore una riforma di grande importanza e di grande
peso» . Usa toni enfatici il ministro della Pubblica
Amministrazione e dell’Innovazione Renato Brunetta. Difficile,
però, dargli torto. Il nuovo Codice dell’Amministrazione
Digitale entrato in vigore l’11 gennaio segna una svolta decisiva
nella trasformazione della macchina pubblica italiana.

Non tanto per la novità dei contenuti che lo caratterizzano (il
“Codice Brunetta” è in linea di continuità con la Riforma
Bassanini prima e con il Codice Stanca poi) quanto perché stavolta
si pongono basi concrete perché la riforma diventi veramente
efficace, strumento cogente di organizzazione ed erogazione dei
servizi pubblici in modo digitale. Insomma, il nuovo codice, nelle
intenzioni di Brunetta, è la nave che consentirà di attraversare
il mare che è in mezzo fra il dire ed il fare.

Ministro, perché è così sicuro che stavolta è la volta
buona?

Intanto, mi permetta di osservare che il nuovo Cad è già stato
pubblicato in Gazzetta Ufficiale. È legge e gode di piena
effettività. Tutte le amministrazioni pubbliche hanno il dovere di
applicare le norme che si propongono di governare il processo di
digitalizzazione della PA e di indicare regole, procedure,
meccanismi e, ci tengo a sottolinearlo, esigibilità. Non si tratta
più di un’opzione digitale ma di obbligo e di un diritto
esigibile di cittadini e imprese. In passato c’era una forma di
moral suasion verso le amministrazioni: oggi c’è
l’esigibilità. È un cambio di paradigma fondamentale.

In Italia siamo bravi a fare leggi di riforma e poi trovare
mille motivi per rinviarne l’applicazione.

Proprio per questo tengo a sottolineare la novità ed il valore
della esigibilità. Il Cad fissa un preciso calendario di entrata
in vigore delle principali innovazioni: non ci si potrà sottrarre
alla sua applicazione. Tramite il Formez abbiamo inviato quasi
50.000 e-mail ad altrettanti nuclei amministrativi: entro quattro
mesi ogni amministrazione dovrà dotarsi di un responsabile delle
attività Ict. Si parte subito, non alle calende greche: il
cronoprogramma è ben chiaro e definito.

Un codice dei doveri, ma lei lo ha definito anche un codice
dei diritti.

Sì, diritti di cittadini e imprese che potranno esigere servizi
digitali dagli uffici pubblici. Entro 18 mesi famiglie e aziende
colloquieranno in rete con tutte le amministrazioni. Abbiamo
fissato un percorso da cui non si torna indietro. Non sarà più
possibile, ad esempio, richiedere a cittadini e imprese un
documento cartaceo al posto di un documento in Pec.

Cioè il Cad rilancerà la Pec?
La renderà indispensabile ed effettiva, a vantaggio di tutti:
cittadini, imprese, ma anche uffici pubblici che potranno così
rinunciare alla carta. Con il nuovo codice, la Pec diventa uno
strumento principe di identificazione nel rapporto tra cittadino e
amministrazione. Le PA, centrali e locali, avranno l’obbligo di
pubblicare online l’elenco documenti richiesti. Entro sei/otto
mesi tutto il dialogo tra cittadini e amministrazioni potrà
avvenire esclusivamente attraverso la Rete. Si tratta anche di una
grande operazione economica che libera spazi, volumi, risorse
consistenti.

A proposito di risorse, le PA dovranno dotarsi di nuove
competenze professionali e di dotazioni tecnologiche adeguate. Ne
hanno i mezzi?

La digitalizzazione non è un costo ma farà risparmiare a Stato,
Regioni, Comuni, Enti pubblici ingenti risorse dando nel contempo
una forte spinta per la riqualificazione dei servizi resi a
cittadini ed imprese. In particolare, le risorse per il Cad sono
già contenute nei capitoli di spesa di tutti i ministeri. Abbiamo
verificato la piena capienza dei bilanci Ict, finalizzati alla
realizzazione dei programmi del Codice. Sa cosa abbiamo scoperto?
Che le poste in bilancio per il settore Ict non sono quasi mai
state saturate. Chi teme o lamenta che non vi siano risorse per
l’applicazione del Cad o sbaglia o rema contro. Dalla
razionalizzazione dell’organizzazione e dall’informatizzazione
dei procedimenti, le PA ricaveranno risparmi che potranno
utilizzare per il finanziamento di progetti di innovazione e per
l’incentivazione del personale coinvolto.

Accennava a liberazioni “di spazi e di
volumi”.

Il decreto prevede l’istituzione obbligatoria degli archivi
informatici, vale a dire la sostituzione di tutti gli archivi
cartacei con quelli elettronici. Si tratta di un’altra
rivoluzione decisiva. Da oggi cambia il supporto materiale di
conservazione dei documenti, cambiano le regole del gioco e
cambiano i luoghi. Come cambiano tante altre cose. Ad esempio, il
nuovo Cad introduce strumenti che consentono alle amministrazioni
pubbliche di riscuotere i pagamenti e di avvalersi di soggetti
privati per la riscossione online. Abbiamo fornito gli strumenti
normativi affinché la rivoluzione della PA possa avere piena
effettività.

Non le mancheranno i problemi in corso
d’opera.

Sono il primo a rendermene conto, ma abbiamo avviato un processo
che è irreversibile, con tappe ben definite: non si torna
indietro. Ma guardi che siamo più avanti di quanto normalmente si
pensi: quanto a digitalizzazione le classifiche europee ci vedono
in testa. E non lo dico io, ce l’ha riconosciuto la stessa
Commissione Ue.

Le associazioni imprenditoriali hanno apprezzato e hanno
manifestato la disponibilità a collaborare per l’implementazione
del Cad.

Abbiamo avuto un incontro con tutte le associazioni del settore.
Sono molto soddisfatto dei risultati, dell’apprezzamento che è
stato dato alla riforma e della volontà di collaborazione
manifestata dalle aziende per la sua applicazione. Fermo restando
che il legislatore è il legislatore e gli stakeholder sono gli
stakeholder, auspico un dialogo proficuo e regolato tra legislatore
e stakeholder, con l’avvertenza che ognuno deve fare la propria
parte.

Nell’implementazione un ruolo fondamentale è assegnato a
DigitPa. Ne ha mezzi e risorse?

DigitPa è assolutamente in grado di svolgere, e bene, i compiti ai
quali è chiamata. Abbiamo rivisto la governance, rinnovato il
collegio, riorganizzata la struttura funzionale. È cambiata in
meglio: non è più il mastodonte immobile del passato. Chi ne
dubita sbaglia: DigitPa è diventata un gioiello.

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