AGENDA DIGITALE

E-fattura B2B, si parte: accesso anche via Spid

Via al regime premiale per aziende e professionisti che scelgono di usare il canale telematico: rimborsi Iva prioritari e riduzione di due anni dei termini di accertamento tra i vantaggi. Stimati risparmi fino a 4 miliardi

Pubblicato il 31 Mar 2017

Federica Meta

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E-fattura B2B, si parte. Oggi scade infatti il periodo di proroga concesso dall’Agenzia delle Entrate per consentire alle aziende di decidere se esercitare l’opzione della fatturazione elettronica.

L’utilizzo della e-fattura consente di accedere a un regime premiale caratterizzato, ad esempio, da rimborsi Iva prioritari e dalla riduzione di due anni dei termini ordinari di accertamento (ma solo, in questo secondo caso, se viene garantita la tracciabilità dei pagamenti). Ma non è tutto. Perché nel progetto allo studio del Governo e che potrebbe entrare anche già nella prossima manovra correttiva, questi vantaggi potrebbero aumentare. Con un ulteriore sprint sui rimborsi Iva o l’innalzamento del tetto per la tracciabilità – oggi a 30 euro – il tutto nell’ottica di favorire la diffusione del sistema anche nei rapporti tra imprese. Anche perché si creerebbe un circolo virtuoso che comporterebbe l’adozione del sistema di fatturazione elettronica sia a clienti che fornitori.

Secondo il Mef se il progetto funziona, la stima minima è di 3-4 miliardi di risparmi. “La fatturazione elettronica è conveniente ad ogni livello: consente un risparmio quantificabile per ciascuna fattura gestita, rispetto ai modelli di fatturazione “tradizionali” e questo vale non solo per le grandi aziende, ma anche per le realtà più piccole”, dicono dal Mef.

Vediamo come funziona. La scelta può essere esercitata esclusivamente online utilizzando l’apposito servizio presente sul sito web “Fatture e corrispettivi” predisposto dall’Agenzia oppure direttamente dagli interessati accedendo ai servizi di “Fatturazione elettronica”.

Ai servizi di “Fatturazione Elettronica” è possibile accedere con le credenziali: Entratel, il servizio dell’Agenzia delle Entrate, riservato ai soggetti obbligati alla trasmissione telematica di dichiarazioni e atti; Fisconline dedicato a tutti i contribuenti, compresi i cittadini italiani residenti all’estero, le società e gli enti; Carta Nazionale dei Servizi (Cns), una smart card che consente ai contribuenti di accedere ai servizi online della PA. Ma la vera novità è l’accesso via Spid, il Sistema Pubblico dell’Identità Digitale (SPID): sistema che consente a tutti i contribuenti di utilizzare, con un’identità digitale unica, i servizi online della PA.

La fattura elettronica made in Italy è considerata una best practice a livello Ue. Secondo il Digital Economy and Society Index le imprese italiane che utilizzano la fatturazione elettronica sono il 30%, percentuale di molto superiore alla media Ue (18%). “Uno dei parametri in cui ci riconoscono maggiore leadership è fatturazione elettronica. Questo vuol dire che dove c’è un progetto nazionale i risultati si vedono”, spiega il Dg di Agid, Antonio Samaritani. Il motivo di questo successo è da ricercare gran parte nell’obbligo introdotto nel 2016 dal Governo di trasmettere i dati delle fatture e dei corrispettivi per via telematica. In un mese le fatture digitali sono passate da 500mila a 2 milioni di unità. “Lo switch off completo ci ha portato a questo risultato – prosegue il dg – ma da solo introdurre l’obbligo di fatturazione elettronica non basta, quello che ha dato è creare anche delle piattaforme di facile utilizzo che aiutino le persone a capire che, in effetti, gli strumenti digitali rappresentino una semplificazione”.

Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano, il beneficio del passaggio dal processo “tradizionale” alla fatturazione elettronica si assesta tra i 7,5 e gli 11,5 euro a fattura, per organizzazioni che producono/ricevono un volume di fatture superiore alle 3.000 all’anno. Il risparmio deriva da una serie di attività per le quali occorreva l’utilizzo di manodopera “umana”: stampa e imbustamento delle fatture, interazione con il cliente, conservazione dell’archivio cartaceo, senza dimenticare il costo della burocrazia legata ai diversi passaggi autorizzativi al pagamento delle fatture.

Lo scopo della fatturazione elettronica tra privati è quello di potenziare l’integrazione tra tutti i protagonisti della filiera del valore: produttori, fornitori, addetti alla logistica e distributori, per arrivare, sempre più spesso, ai clienti finali.

“Proprio per questo – spiega Daniele Tumietto componente della Task Force del Cen/TC434, il comitato tecnico che lavora per la Commissione Europea per scrivere la normazione tecnica sulla fattura elettronica secondo la Direttiva 55/2014 – il modello di fatturazione elettronica recentemente approvato rappresenta un modello di dati semantico degli elementi essenziali della fattura elettronica, non riconducibile ad uno specifico formato. Si tratta di un modello che permette di descrivere il contenuto della fattura elettronica in modo da supportare qualsiasi formato, comprese le traduzioni tra formati differenti, per assicurare la possibilità di avere concordanza con le norme fiscali dei singoli Stati. Per la prima volta in Europa si avrà un unico modo di fare fatture (elettroniche) che potranno essere interpretate in tutto il loro contenuto in modo univoco e non equivoco”.

“Oltre al modello di fattura elettronica è stato approvato un documento che contiene una lista limitata di sintassi standard, a cui seguiranno altre specifiche sintattiche, tenendo presente che le fatture elettroniche dovranno essere accettate obbligatoriamente da tutte le PA europee – evidenzia l’esperto – Quindi è auspicabile che in Italia si avvii rapidamente il processo adattamento, guidato dall’Agenzia delle Entrate, che sarà fondamentale per completare il processo di cambiamento delle amministrazioni. Esso inevitabilmente interesserà anche tutto il settore privato, digitalizzando tutti i cicli, a cominciare dall’ordine fino al pagamento, passando dalla fatturazione e dalla consegna/trasporto, per arrivare a raggiungere i risparmi stimati e rendere più competitive le imprese”.

Unioncamere fa sapere che dal 31 marzo 2015, quando è scattato l’obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di ricevere fatture solo ed esclusivamente in formato elettronico, ad oggi 73mila imprese, piccole fornitrici della PA, si sono progressivamente registrate sulla piattaforma online https//fattura-pa.infocamere.it per utilizzare il servizio gratuito messo a disposizione dalle Camere di commercio. Sono quasi 660mila le fatture emesse tra ottobre 2014 e febbraio 2017 attraverso il portale (nato da un accordo tra Unioncamere e Agenzia per l’Italia digitale e realizzato da InfoCamere) grazie al quale le Pmi possono gestire senza alcun costo l’intero ciclo di vita delle fatture elettroniche (compilazione, spedizione, gestione e conservazione digitale a norma per dieci anni), fino a 24 documenti l’anno. La piattaforma online è raggiungibile sia dai singoli siti delle Camere di commercio, sia dal punto unico di contatto previsto dalla direttiva Servizi europea www.impresainungiorno.gov.it. Per il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello: “Il servizio di fatturazione elettronica del sistema camerale è un esempio concreto del contributo che le Camere di commercio possono e vogliono dare per la digitalizzazione del Paese, nodo fondamentale sulla strada della modernizzazione del sistema imprenditoriale”.

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