Il bilancio per il debutto della fattura elettronica è tutto sommato positivo, a tre mesi dal suo avvio nei confronti delle PA centrali (dal 6 giugno). Ma le difficoltà dell’esordio ci sono state e altre restano da risolvere, come risulta all’Agenzia per l’Italia Digitale e alle analisi del Politecnico Milano. Sono ancora da vedere, inoltre, i benefici concreti per l’ecosistema Paese, derivanti da questa novità. La buona notizia è che il processo, una volta partito, continua a svilupparsi senza sosta. Gli uffici delle che si sono iscritti all’Indice PA, per ricevere fattura elettronica, hanno superato (al 30 agosto) quota 31 mila (erano 30 mila al 30 giugno). Di questi, 12.170 appartengono ad amministrazioni locali, che quindi hanno deciso di anticipare l’adesione alla fattura elettronica rispetto ai termini di legge. Per le PA locali, infatti, l’obbligo scatterà il 31 marzo 2015.
Sempre più aziende, inoltre, accedono all’Ipa per conoscere i dati sugli uffici destinatari di fattura, via web o tramite file open data. Da gennaio 2014 al 30 giugno 2014 l’accesso ai dati via web è passato da 244.718 visualizzazioni a 540.256 visualizzazioni. Nello stesso periodo l’accesso ai dati tramite open data è passata da quota 5.505 a 17.485: “la forte crescita conferma non solo l’interesse delle aziende per questi dati, ma anche la facilità e trasparenza di accesso. Questo è peraltro un primo significativo esempio di utilizzo, per attività economiche, di strutture dati open data”, spiegano dall’Agenzia.
Altri dati arrivano dal Sistema di interscambio (Sdi), che dal 1 al 30 luglio ha inoltrato alla PA 143.810 fatture elettroniche: ossia un numero cinque volte superiore a quello dei primi 25 giorni (6-31 giugno). “Questi primi mesi hanno portato a oltre 400 mila fatture transitate attraverso il Sistema. Un numero interessante, significativo, ma non ancora al livello che, secondo le nostre stime, è possibile raggiungere una volta a regime», commenta Paolo Catti, che si occupa di questi temi per gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. Ci sono ancora aspetti da limare, come dimostrano alcuni dati. Sempre a luglio, l’Sdi ha rifiutato, poiché formalmente errate e quindi non inoltrabili alla pubblica amministrazione, 52.521 fatture, quindi una su quattro. “Il dato evidenza come debba essere migliorato il processo di emissione della fattura elettronica”, dicono dall’Agenzia.
“In questi primi mesi, come era ragionevole attendersi, sono emerse criticità operative e particolarità, difficilmente prevedibili ex ante, che hanno però portato ad azioni di taratura, allineamento e di miglioramento dell’intera macchina”, aggiunge Catti. Tra l’altro, l’Agenzia delle Entrate ha dovuto affrontare alcune eccezioni del sistema, come “codici mancanti o modelli di fatture complesse, difficili da ricondurre ai campi del tracciato della fattura PA; oppure casi di dati mancanti o errati per colpa, ad esempio, di partite Iva digitate male anni prima su fatture cartacee ed emerse come errori solo ora che si è passati al modello elettronico – dice Catti – Sono tutti aspetti risolvibili e infatti questi sono già stati risolti. Ma altri inconvenienti analoghi emergeranno col tempo e andranno affrontati», dice Catti.
A questo scopo, ad agosto, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato su Fatturapa.gov.it i “Suggerimenti di compilazione della fattura elettronica”, rivolti alle aziende, per facilitarle nel compito ed evitare gli errori. Ha reso disponibile, nello stesso mese, la versione 1.1 del formato della FatturaPA “che recepisce osservazioni e suggerimenti degli utenti per una migliore rappresentazione del documento. Lo Sdi supporterà tale versione a partire dal 2 Febbraio 2015. Fino a tale data le fatture dovranno pervenire nel formato v1.0”, si legge nel sito.
I lavori in corso continuano: “sono stati avviati piani serrati per predisporre Regioni e Comuni alla fattura elettronica obbligatoria. Sulle Pa locali attiveremo un serrato monitoraggio a partire da settembre”, aggiungono da Agid. Un altro fronte sono le “difficoltà riscontrate per le piccole imprese artigiani e professionisti che fanno fatture sporadiche nei confronti delle Pa e che non hanno mezzi economici per sostenere queste innovazioni”. “Su questo punto dovremmo al più presto attivare ulteriori iniziative di supporto con UnionCamere”, dicono da Agid.
“È proprio nell’impatto culturale su imprese e PA che va ricercato il successo di questo obbligo – commenta Catti – La meta da raggiungere e la direzione da intraprendere sono chiare; il percorso si sta delineando, come dimostrano anche alcune imprese e alcuni enti che stanno cavalcando l’opportunità, muovendosi in anticipo rispetto alla scadenza del 31 marzo”. Possiamo dire “che l’innovazione della fatturazione elettronica è ormai una realtà nel nostro Paese”. Anche se i suoi benefici, per la trasformazione digitale dell’Italia e in generale lo sviluppo economico, attendono di emergere in concreto.