IL REPORT

Digital health tech, corre l’Europa: giro d’affari da 41 miliardi,+412% in 5 anni

La fotografia scattata da Klecha&Co: il Vecchio Continente rappresenta il secondo mercato mondiale dopo gli Stati Uniti. Attesa una crescita vertiginosa: si passerà da 175 miliardi di dollari del 2021 a 1,5 trilioni entro il 2030. L’Italia si gioca la carta Pnrr ma resta il problema della carenza di personale sanitario

Pubblicato il 07 Giu 2022

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Non è un caso che in Italia il Pnrr abbia destinato circa 18,5 miliardi allo sviluppo della sanità, di cui oltre 12 per progetti di digitalizzazione del settore e alla realizzazione di infrastrutture mediche tecnologiche. Il mercato europeo della salute digitale è il secondo più grande al mondo dopo quello degli Stati Uniti: oggi vale 41 miliardi di dollari (+412% in 5 anni) ed è in costante aumento l’attenzione degli investitori, che sulle start up hanno investito 4 miliardi di dollari nel 2020. E se nel 2021, a livello globale, il settore è arrivato a valere 175,6 miliardi di dollari, si stima che nel 2022 arriverà a valere 216,7 miliardi di dollari (+23%) e a toccare quota 1,5 trilioni di dollari nel 2030, con un Cagr del 27,7% durante il periodo di previsione.

Il futuro del comparto è dunque in forte ascesa, come riferisce l’Insight report realizzato da Klecha&Co. (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO), investment bank paneuropea indipendente specializzata nei settori tech. Secondo l’analisi, il mercato globale della digital health tech registra da tempo una costante crescita che ha subito un’accelerazione con l’avvio della pandemia del Covid 19, ma in futuro saranno in particolare gli ambiti della telemedicina e dell’Internet of medical things (IoMT) a crescere di più, arrivando a valere rispettivamente $ 577 miliardi entro il 2028 e $ 172,4 miliardi entro il 2030.

La “salute digitale” oggi rappresenta un ecosistema che comprende sistemi informativi sanitari, telemedicina e dispositivi mobili (mHealth) e coinvolge pazienti, operatori sanitari, ricercatori, autorità di regolamentazione e sviluppatori di applicazioni. 

Carenza di personale sanitario: un caso anche italiano

Alla base di questa crescita esponenziale, oltre al Covid 19, figurano tra l’altro la crescente richiesta di trattamenti personalizzati da parte dei pazienti, la riduzione dei costi e l’aumento dell’efficienza connesso all’adozione di soluzioni tecnologiche da parte delle strutture sanitarie, oltre alla necessità di sopperire alla crescente carenza di personale sanitario. Su questo fronte, secondo l’Oms, entro il 2030 mancheranno 18 milioni di operatori sanitari.

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In Italia, come rilevato dalla Corte dei conti nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, l’emergenza sanitaria ha messo in evidenza oltre ai punti di forza, gli aspetti problematici del Servizio sanitario nazionale. Negli ultimi dieci anni il personale a tempo indeterminato del Ssn è fortemente diminuito. Al 31 dicembre 2018 era inferiore a quello del 2012 per circa 25.000 lavoratori (circa 41.400 rispetto al 2008). Tra il 2012 e il 2017, il personale (sanitario, tecnico, professionale e amministrativo) dipendente a tempo indeterminato in servizio presso le Asl, le aziende ospedaliere, quelle universitarie e gli Irccs pubblici è passato da 653 mila a 626 mila con una flessione di poco meno di 27 mila unità (-4%). Sempre in Italia, secondo l’elenco pubblicato dalla Struttura interregionale sanitari convenzionati (Sisac), gli ambiti territoriali carenti per l’assistenza primaria sono già 1.213. Questo significa, ad esempio, che 1,5 milioni di italiani ad oggi sono senza il proprio medico di fiducia.

Il mercato Ue: vince il Regno Unito

Il mercato europeo della salute digitale è il secondo più grande al mondo dopo quello degli Stati Uniti. Guida il Regno Unito, che adotta già da tempo soluzioni di intelligenza artificiale in ambito medico. Seguono Germania e Francia. Il mercato è destinato a crescere ulteriormente. Dopo aver accelerato sulla trasformazione digitale, la Commissione europea si concentrerà sul rafforzamento della governance sanitaria digitale e sul miglioramento delle terapie digitali. Ma in attesa di queste iniziative, i governi e le autorità di regolamentazione nazionali hanno già avviato diverse manovre: la Germania, ad esempio, ha adottato una legge sull’assistenza sanitaria digitale ed ha erogato un incentivo di € 500 per le consultazioni mediche in videoconferenza. La Svezia, dal 2019, integra soluzioni Ehr e prescrizioni elettroniche, oltre a rimborsare le consultazioni mediche digitali. Il Regno Unito ha intenzione di investire 300 milioni di dollari in Artificial Intelligence sanitaria. La Francia ha lanciato la diagnosi e il trattamento online dal 2018 e ha consentito ai ricercatori dell’Ue di fare delle consultazioni mediche digitali ai pazienti francesi. 

Soluzioni sempre più presenti in futuro

Le nuove tecnologie sanitarie come robot chirurgici, sensori, assistenti virtuali e sistemi digitali permetteranno ai pazienti di ricevere diagnosi sempre più accurate, tassi di errore diagnostici e terapeutici più bassi, assistenza sanitaria più interattiva e personalizzata. Sono tantissime le tecnologie applicate alla diagnosi già in uso che nessuno avrebbe mai immaginato di avere a disposizione. Oggi, ad esempio, basandosi sulle foto acquisite nell’arco di un decennio, un tablet può scoprire se la persona è affetta dai primi sintomi della depressione. Oppure, esistono dispositivi e soluzioni IoT che, inseriti all’interno dell’auto, sono in grado di rilevare un possibile problema cardiaco del passeggero. Infine, i dati vocali utilizzati per testare le funzioni cognitive, oggi permettono al medico di fare una prima diagnosi dell’Alzheimer. In futuro, quindi, vedremo con ogni probabilità le soluzioni di digital health tech sempre più presenti in cliniche, ospedali e a supporto degli operatori sanitari.

“La pandemia ha accelerato un trend di sviluppo già in atto nella digital health tech, settore che registrerà un’ulteriore importante crescita nei prossimi 5 anni – afferma Fabiola Pellegrini, partner di Klecha & Co.-. Molti investitori, soprattutto all’estero, stanno investendo sia in realtà strutturate sia in startup che cambieranno il mondo della medicina: solo nel 2020 il venture capital ha puntato su queste ultime oltre 4 miliardi di dollari. L’innovazione continuerà quindi a trasformare il settore e a renderlo più efficiente: basti pensare che in Italia il Pnrr ha destinato 12 miliardi di euro alla digitalizzazione e sviluppo tecnologico della sanità. Di fronte alla crescente digitalizzazione del settore, andrà posta particolare attenzione sia agli sviluppi regolamentari che dovranno tutelare la corretta gestione della riservatezza e sicurezza dei dati, sia al necessario incremento della cybersecurity, ambito sempre più centrale per qualunque attività, pubblica e privata”.

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