L’INIZIATIVA

La blockchain contro l’epatite: al via il progetto dell’Iss

La piattaforma italiana per lo studio delle terapie per le epatiti virali dell’Istituto superiore di Sanità sarà basato sulla distributed ledger technology. Walter Ricciardi: “Primo esempio di ‘democratizzazione’ di un database sanitario”

Pubblicato il 12 Nov 2018

blockchain_1704

La piattaforma italiana per lo studio delle terapie per le epatiti virali sarà il primo registro nel nostro Paese realizzato con la Blockchain. Ad annunciarlo è l’Istituto superiore di Sanità durante il convegno “Blockchain in sanità: sicurezza, trasparenza e democrazia dei dati”. Grazie a questa sperimentazione dell’Iss tutti gli infettivologi disporranno dei dati su oltre 12mila pazienti e oltre 100 centri clinici.

“E’ un passaggio pionieristico – afferma Walter Ricciardi, presidente del’Iss – il primo esempio di ‘democratizzazione’ di un database sanitario di cui i centri specialistici afferenti al progetto condivideranno e utilizzeranno i contenuti secondo una metodologia che garantisce ai centri la massima trasparenza, ovvero una sorta di proprietà condivisa in cui ogni modifica apportata viene vista in tempo reale da tutti e assicura al tempo stesso ai cittadini la privacy e incorruttibilità dei dati dall’esterno”.

”La tecnologia Blockchain altro non è che un registro decentralizzato di cui ogni centro detiene una copia – aggiunge Stefano Vella, direttore del Centro per la salute globale dell’Iss – e ogni volta che un dato viene modificato, la modifica viene riportata su tutte le copie della rete, con un doppio obiettivo: avere sempre una copia aggiornata di tutti i dati in ciascuna sede e identificare immediatamente eventuali attacchi a uno dei database che, pur essendo riconosciuto come ‘differente’ dalle altre copie, può essere congelato senza impedire che gli altri centri lavorino in sicurezza”.

“La richiesta di trasparenza nella gestione dei dati sensibili è crescente e supportata anche dalle nuove regole europee in tema di privacy – spiega Antonio Gaudioso, segretario generale Cittadinanzattiva – La nostra idea non è di ‘vietare’ l’utilizzo delle informazioni personali a scopo di ricerca, ma di avere visibilità e trasparenza su chi le utilizza e a che scopo, dietro un esplicito consenso informato, fornendo possibilmente anche un ritorno a chi mette a disposizione in modo consapevole le proprie informazioni sulla salute rinforzando così un’alleanza tra ricercatori e cittadini che fa bene a tutto il sistema”.

“L’Istituto da sempre – conclude Ricciardi – si fregia di essere un punto di riferimento per la ricerca italiana e comprende bene quanto la digitalizzazione delle informazioni e una loro accurata gestione possano fare la differenza in una sanità che dovrà sempre più dimostrare di fornire risultati di outcome clinico misurabili e facilmente consultabili da chi, come noi, ha un ruolo di vigilanza per la salute pubblica dei cittadini. Da quanto emerso oggi in questa prima edizione di Blockchain in sanità, capisco che questa tecnologia può essere strumento essenziale di tale trasformazione”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati