LE RILEVAZIONI

Telemedicina, in Italia balzo dei servizi. Ma siamo ancora all’anno zero

Teleconsulto e televisita si fanno strada fra specialisti e medici di famiglia: il tasso di utilizzo del 10% pre-pandemia sale al 30% . Ma l’offerta è insufficiente rispetto alle potenzialità. Al ralenti l’utilizzo del Fascicolo sanitario elettronico. Lo scenario disegnato dal “Rapporto civico sulla salute” di  Cittadinanzattiva

Pubblicato il 05 Mag 2022

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Prima dell’emergenza il livello di utilizzo della telemedicina superava di poco il 10%, durante l’emergenza ha superato il 30% per molte applicazioni. Ma l’offerta è ancora insufficiente per l’affermazione della Sanità digitale in Italia. Emerge dal “Rapporto civico sulla salute. I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità” presentato da Cittadinanzattiva, secondo cui, nonostante la spinta digitale impressa dall’emergenza pandemica, ancora non decolla il Fascicolo sanitario elettronico, punto di accesso unico delle informazioni cliniche del cittadino e cardine della strategia sanitaria italiana.

Teleconsulto e televisita: a che punto siamo

Fra i servizi digitali più utilizzati il teleconsulto con medici specialisti (47% degli specialisti e 39% dei medici di famiglia, che raccoglie l’interesse per il futuro di 8 medici su 10. Seguono, in termini di utilizzo durante l’emergenza, la televisita (39% degli specialisti e dei medici di famiglia e il telemonitoraggio 28% e 43%).

I servizi di telemedicina rimangono però sottoperformanti. “Non tanto per la mancanza di interesse si legge nel rapporto -, ma a causa dell’offerta ancora limitata. I pazienti dichiarano che la modalità più utilizzata per monitorare a distanza il loro stato di salute è una semplice telefonata oppure una videochiamata di controllo (23%)”. Molto meno utilizzati i vari servizi strutturati, come la televisita con lo specialista (8%), la teleriabilitazione (6%) o il telemonitoraggio dei parametri clinici (4%).

Fascicolo sanitario utilizzato al 12%

Come riporta Cittadinanzattiva, il monitoraggio realizzato dall’Agenzia per l’Italia Digitale mette in evidenza uno scarto tra attivazione ed utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico: mentre lo stato di avanzamento circa la realizzazione del Fse regionale raggiunge un valore tra il 90 e il 100% per tutte le regioni d’Italia, l’indicatore di utilizzo, da parte dei cittadini, dei medici e delle aziende sanitarie, come mostra la rilevazione svolta da Doxapharma e Crea Sanità, conferma che solo il 38% della popolazione italiana ha sentito parlare del Fse e solo il 12% è consapevole di averlo utilizzato almeno una volta.

Qualità della vita al centro delle strategie

“Durante la pandemia abbiamo fatto i conti con una assistenza sanitaria che, depauperata di risorse umane ed economiche, si è dovuta concentrare sull’emergenza, costringendo nel contempo le persone a ‘rinunciare’ a programmi di prevenzione e di accesso alle cure ordinarie. Ancora oggi abbiamo la necessità di recuperare milioni di prestazioni e i cittadini devono essere messi nella condizione di tornare a curarsi – dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva –. Allo stesso tempo la pandemia ha evidenziato anche alcune priorità di intervento, prima fra tutte quella relativa alla riorganizzazione dell’assistenza territoriale, oggetto di riforma con il Pnrr e di acceso dibattito”.

Tuttavia, secondo Mandorino, occorrerà una “lettura attenta dei contesti territoriali, individuando percorsi e non solo luoghi che favoriscano servizi più accessibili e prossimi ai cittadini, puntando molto sulla domiciliarità come luogo privilegiato delle cure, per avere maggiore attenzione alla qualità della vita. La carenza di servizi, la distanza dai luoghi di cura, tipica di alcune aree del paese, come pure la complessità delle aree urbane e metropolitane impongono un’innovazione dei modelli organizzativi sanitari territoriali”.

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