L'EVENTO

L’Italia avanza nella trasformazione digitale dei servizi

La XII° edizione del Forum dei Centri Servizi Digitali, organizzato da Ifin Sistemi, è stata l’occasione per fare il punto sui trend in atto in materia di trasformazione digitale e sulle strade ancora da percorrere

Pubblicato il 11 Nov 2019

ifin

Il sistema Paese, nonostante tutte le sue difficoltà e contraddizioni, appare in marcia verso la trasformazione digitale, sia in ambito pubblico che privato, con delle punte di eccellenza probabilmente sorprendenti per il pubblico dei non addetti ai lavori. Questa la principale evidenza della dodicesima edizione del Forum dei Centri Servizi Digitali, l’annuale appuntamento promosso da Ifin Sistemi con il patrocinio di Assintel e Assoconservatori Accreditati. Un appuntamento che si rivolge alle società che operano nel campo dell’Information Technology e nella esternalizzazione dei servizi documentali, che negli scorsi mesi sono state interessate dall’entrata in vigore dell’obbligatorietà della fatturazione elettronica tra privati. Una normativa che, come ha messo in evidenza l’amministratore unico di Ifin Sistemi, Giovanni Maria Martingano, ha sostanzialmente dato vita al progetto digitale pubblico più importante della storia italiana. Con numeri che, nel giro di pochi mesi, appaiono già notevoli e che sembrano smentire il timore caos paventato alla vigilia dell’introduzione.

Nel periodo compreso tra gennaio e settembre 2019 sono state scambiate nel nostro Paese ben 1,6 miliardi di fatture elettroniche, di cui il 54% in ambito b2b. Non solo: l’intero sistema sembra funzionare con una notevole efficienza, dal momento che il tasso delle fatture elettroniche scartate è del 2,6%, un valore decisamente inferiore a quello riscontrato (6%) lo scorso anno nel solo ambito della PA, che pure era decisamente più rodato, come ha messo in evidenza un’analisi dell’Agenzia delle entrate. A testimonianza che sulla fatturazione elettronica si è creata una sinergia piuttosto efficace tra i diversi attori del comparto, permettendo anche di recuperare il gap temporale legato alla stratificazione normativa. L’ultimo step, l’obbligo per i privati, ha portato a delle razionalizzazioni e a delle economie di scala notevoli, automatizzando processi e tempi.

Ma la fatturazione elettronica non è forse che la punta più avanzata di un processo di rinnovamento digitale che interessa tutto il variegato mondo dei servizi alle imprese e al cittadino. In questo percorso è profondamente impegnato un attore come Agid, l’Agenzia nazionale per la trasformazione digitale, che si propone per l’appunto di offrire un valore al cittadino utente, semplificandogli la vita e i suoi rapporti con la PA. Che, invece, molto spesso sono caratterizzati da controlli inutili e ripetitivi, nonché da procedure e adempimenti privi di senso. Un compito non semplice, considerando che l’universo della PA è costituito da ben 22.000 diverse pubbliche amministrazioni disseminate sul territorio nazionale, 13.500 delle quali erogano servizi direttamente ai cittadini.

In realtà in questi anni sono stati già fatti passi avanti importanti, come dimostra la velocissima diffusione di strumenti come Pago PA (141 milioni di fatture gestite), lo Spid e la partenza dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente. Per non parlare della imponente operazione di digitalizzazione messa in piedi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, chiamato a gestire tutti gli ordini di acquisto della pubblica amministrazione in formato elettronico tramite il Nodo di Smistamento degli Ordini (NSO).

Di recente il Team per la trasformazione digitale ha poi presentato un piano triennale destinato a tutta la PA per favorire la digitalizzazione del Paese, fissando azioni e obiettivi e definendo delle linee guida, volte a garantire usabilità e interoperabilità, nonché un indirizzamento più efficace della spesa delle amministrazioni. In questo senso la leva della performance potrà finalmente fare la differenza: l’azione digitale delle PA è oggi collegata a degli obiettivi e a degli indicatori precisi (come ad esempio il numero dei servizi full digital), che costituiscono un punto di riferimento inequivocabile. 

Ad assistere ulteriormente il passaggio della PA italiana c’è anche una riorganizzazione e razionalizzazione della governance intorno alla trasformazione digitale, come testimonia peraltro il ritorno della figura del ministro dell’innovazione tecnologica e dell’innovazione digitale. Esiste poi anche una certa spinta da parte della normativa e della giurisprudenza: secondo una recente ricerca della Corte dei Conti, un’Amministrazione che non aderisce ai progetti digitale sta potenzialmente esponendo lo Stato a un danno erariale, dunque potrebbe essere chiamata a rispondere dal punto di vista finanziario.

Come però è stato più volte messe in luce nel corso del Forum, ogni volta che la PA opta per la digitalizzazione non ha comunque la possibilità di lasciare indietro nessuno, ovvero tutta quella larga fetta di popolazione che ha una scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie. Tutto questo, è facile da capire, rende difficile una completa digitalizzazione dei servizi. Esiste infatti un problema nella popolazione di competenze culturali adatte ad affrontare questo cambiamento, persino nelle nuove generazioni. In questo senso va salutata positivamente la nascita di un percorso di laurea presso l’Università della Calabria in Gestione e conservazione dei documenti digitali, che sta ottenendo successi significativi anche dal punto di vista dei risultati occupazionali.

Sempre sul cammino della trasformazione digitale dei servizi alle imprese e ai cittadini ci sono due tecnologie che devono essere tenute particolarmente sott’occhio. Una è quella della blockchain, che sta vedendo una forte crescita degli investimenti, nonché dell’attenzione delle istituzioni come l’Unione Europea, che prevede un forte impatto sull’economia europea nei prossimi 10-15 anni. Ma l’affermazione della blockchain nei prossimi anni sarà strettamente correlata allo sviluppo di una apposita regolamentazione e di adeguati standard tecnici, nonché dall’avvento di una governance collaborativa su scala continentale. Più avanzato è invece il percorso dell’Intelligenza artificiale che, nonostante i timori che la sua introduzione ancora comporta (in particolare dal punto di vista delle conseguenze occupazionali), può invece rivelarsi fondamentale per l’automatizzazione e l’ottimizzazione di determinati tipi di servizi caratterizzati da una grande quantità di dati. 

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati