Lorenzin: “Regia unica per la sanità digitale. Ora troppa confusione”

Il ministro della Salute considera l’e-health “un importante fattore di stimolo allo sviluppo economico”. Ma bisognerà sciogliere il nodo Regioni: “Modelli organizzativi diversi, è necessario armonizzare”

Pubblicato il 03 Nov 2014

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Un’occasione per far ripartire l’economia, non solo uno strumento per rendere più sostenibile ed efficiente la sanità italiana. Questo è l’e-health per il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che spiega a Cor.Com quali sono le sue azioni per il digitale.

“Considero l’Ict prioritario per la mia azione di governo – dice il ministro al nostro giornale -. Con il progressivo mutarsi del contesto socio-demografico e con la necessità di assicurare la sostenibilità del sistema sanitario puntare sull’innovazione è decisivo per l’attuazione della strategia digitale del nostro Paese. La sanità digitale rappresenta anche un importante fattore di stimolo in termini di sviluppo economico: il soddisfacimento delle esigenze di carattere socio-sanitario, rappresenta un’opportunità di investimento per le imprese, da cui può conseguire lo sviluppo di occupazione qualificata ed uno stimolo alla crescita”.

Ha battezzato il patto per la Sanità digitale. Quali le priorità?

Il Patto individua alcune priorità tra le quali: i sistemi per l’interazione multidisciplinare tra professionisti in ambito ospedaliero e territoriale atti a garantire la continuità assistenziale, la definizione di modelli organizzativi innovativi per le cure primarie e la cartella clinica condivisa, i sistemi informativi ospedalieri integrati, le soluzioni per la Clinical Governance e per il monitoraggio dell’appropriatezza delle prescrizioni farmaceutiche. Di particolare rilievo sono il fascicolo sanitario elettronico e la realizzazione di servizi di telemedicina, fattori abilitanti dei processi riorganizzativi della rete assistenziale, favorendo la de-ospedalizzazione e il potenziamento dell’assistenza territoriale. Si tratta di un primo elenco di priorità individuate tra quelle maggiormente suscettibili di interventi in regime di partenariato pubblico-privato, che sarà delineato anche sulla base della condivisione con i diversi portatori di interesse coinvolti.

Ci saranno le risorse per rendere più efficiente la sanità in senso digitale?

La nuova programmazione comunitaria 2014-2020, può offrire rilevanti opportunità. In particolare, un significativo contributo può essere individuato nei nuovi programmi strategici europei Horizon 2020 e Connecting Europe Facility. In aggiunta, gli Stati membri possono avvalersi dei fondi strutturali della programmazione comunitaria 2014-2020. Ricordo che il Patto prevede il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse e l’individuazione di modelli di finanziamento anche in forma di partenariato pubblico-privato.

C’è qualche timore che il ricorso a queste forme sia una sorta di viatico verso la privatizzazione del settore. Lei che idea si è fatta?

Le forme di partenariato pubblico-privato alle quali si fa riferimento nel Patto mantengono fermo il vincolo imprescindibile dell’equità e universalità del servizio sanitario. Il ministero, in collaborazione con le Regioni ed in coerenza con le strategie e le iniziative programmatiche Ue, non può derogare al suo ruolo di indirizzo e raccordo delle diverse iniziative intraprese, che svolge anche attraverso la predisposizione di norme e linee di indirizzo che consentono di perseguire l’innovazione in modo omogeneo sul territorio nazionale. In tale contesto, le imprese hanno la possibilità di inserirsi in un framework strutturato in qualità di soggetti attuatori, mettendo a disposizione le competenze acquisite e contribuendo alla realizzazione di soluzioni applicative e tecnologiche grazie alle quali dare attuazione ai modelli di erogazione delle prestazioni che possono trovare nell’Ict il loro fattore abilitante.

Ma la sanità italiana è pronta a fare il salto nel digitale?

Le Regioni presentano caratteristiche e modelli organizzativi molto diversi tra loro, alcuni dei quali sono eccellenze sul fronte dell’innovazione. Complessivamente, la sanità italiana risulta tra le prime al mondo per efficienza. L’Italia ha adottato provvedimenti specifici che la pongono all’avanguardia in Europa. È oggi più che mai necessario continuare il percorso intrapreso, identificando una “via comune” per lo sviluppo e la diffusione della sanità digitale, che attui un modello di governance finalizzato a perseguire l’armonizzazione delle soluzioni esistenti, l’utilizzo organico e funzionale dell’Ict all’assistenza erogata e a valorizzare le punte di eccellenza. La sanità digitale deve diventare una risorsa strumentale di cui concretamente disporre in modo uniforme sul territorio nazionale, per mettere in atto modelli assistenziali innovativi, più efficienti e incentrati sul cittadino e personalizzati sui suoi bisogni.

Quali ostacoli incontrerà nel suo cammino “digitale”?

È indispensabile rimuovere tutti quei fattori che favoriscono il permanere dell’eterogeneità in termini di maturità dei sistemi informativi regionali, anche in riferimento alle soluzioni applicative adottate, ai modelli architetturali, agli standard semantici e alle modalità di utilizzo dei sistemi stessi. Serve perseguire una strategia nazionale attraverso una regia unitaria. In questo senso è fondamentale focalizzare sforzi progettuali ed investimenti su obiettivi definiti, secondo percorsi di attuazione e priorità condivise, nel pieno rispetto delle prerogative regionali e locali. Per non mettere a serio rischio la tenuta del servizio sanitario nazionale bisogna fermare la logica dei tagli lineari e del risparmio dato dalla diminuzione della quantità e della qualità dei servizi: la chiave sta nell’innovazione tecnologica e lo sforzo di chi ha la governance del processo deve essere quello di eliminare gli ostacoli allo sviluppo di servizi digitali alimentando la fiducia dei pazienti e la competenza degli operatori nell’utilizzo delle nuove tecnologie.

A che punto sono i progetti chiave di sanità elettronica, quali fascicolo sanitario elettronico e ricetta digitale?

La realizzazione del fascicolo sanitario elettronico nelle Regioni italiane, anche grazie allo sforzo del ministero per la definizione di una cornice normativa di riferimento, sta procedendo con apprezzabile dinamismo: la quasi totalità delle Regioni ha avviato le attività per la realizzazione del Fascicolo e sta procedendo nella sua implementazione, anche attraverso la messa in atto di sperimentazioni sul proprio territorio. In particolare il fascicolo è operativo in Emilia Romagna, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento e Toscana, mentre nelle altre Regioni l’implementazione sta progressivamente interessando l’attivazione di singole componenti dello stesso in specifiche aree territoriali. La ricetta digitale è oramai a regime in tutte le Regioni: la trasmissione per via telematica delle ricette da parte dei medici prescrittori sulla base della disposizione che stabilisce l’equivalenza a tutti gli effetti giuridici tra la ricetta cartacea e la ricetta medica trasmessa telematicamente ha creato i presupposti normativi per la concreta realizzazione dell’ePrescription a livello nazionale. Il successivo decreto attuativo, adottato in data 2 novembre 2011 ha definito le modalità tecniche per la dematerializzazione della ricetta medica cartacea per le prescrizioni a carico del Ssn e dei Sssn. In collaborazione con il Mef stiamomonitorando il rispetto da parte delle Regioni delle percentuali di graduale sostituzione delle prescrizioni in formato cartaceo con le equivalenti in formato elettronico che non dovranno risultare inferiori al 60% per l’anno 2013, all’80% quest’anno e al 90% l’anno prossimo.

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