L'INTERVISTA

Marzano: “Openness bussola del governo di Roma”

Intervista all’assessore alla Roma Semplice: “Dati aperti e software libero i driver di trasformazione digitale. Trasparenza ed efficienza nostri obiettivi primari”

Pubblicato il 21 Apr 2017

Federica Meta

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Parole d’ordine: partecipazione e open government. Flavia Marzano, assessore alla Roma Semplice, spiega a CorCom la strategia della Giunta Capitolina per spingere la trasformazione digitale.

Di recente avete approvato il piano digitale 2017-2021. Quali sono i punti salienti?

Con l’Agenda Digitale per la prima volta Roma si dota di un documento programmatico sulla trasformazione digitale dell’amministrazione. Abbiamo individuato obiettivi strategici che riguardano la trasparenza dell’amministrazione, la partecipazione della cittadinanza ai processi decisionali, l’ampliamento dell’offerta di servizi pubblici digitali ai cittadini e alle imprese, la semplificazione dei procedimenti, la diffusione delle competenze digitali. Quattro le aree di intervento per raggiungere gli obiettivi: Open Government, competenze digitali, servizi digitali e processi e connettività. L’architettura di riferimento è individuata nella Casa del cittadino. Il nuovo portale istituzionale diventa punto di accesso orientato ad offrire strumenti facilmente utilizzabili per fruire di dati e servizi di Roma Capitale e per favorire la partecipazione anche on line. In questo modo il cittadino potrà entrare nel proprio ambiente digitale, tramite il Sistema Pubblico di Identità Digitale, avendo subito a disposizione le comunicazioni dell’amministrazione che lo riguardano, lo stato e il flusso di lavorazione delle proprie pratiche e i servizi di cui necessita.

Avete posto l’accento sulla partecipazione nella redazione dell’Agenda. Ci spiega in che modo si può parlare di piano digitale “partecipato”?

Abbiamo voluto coinvolgere portatori di interesse interni e esterni al Comune. Sono stati oltre 300 i soggetti coinvolti sia in presenza che on line, tra cui rappresentanze delle associazioni di categoria e della società civile, cittadini, consiglieri Capitolini, presidenti e Assessori all’Innovazione dei Municipi nonché direttori dei Dipartimenti capitolini competenti in materia. Le proposte progettuali sono state poi recepite e inserite nella versione approvate in Giunta.

Altri esempi di progetti partecipati?

Abbiamo avviato una consultazione per la delinazione in ottica di genere dell’Agenda digitale, ad esempio, per invitare cittadini e associazioni a partecipare attraverso l’invio di idee, suggerimenti e proposte progettuali intorno a cinque macro-aree tematiche: partecipazione e collaborazione, trasparenza, servizi digitali e processi, competenze digitali, connettività e accountability. Si punta a declinare in ottica di genere sia dati in formato aperto da rendere disponibili sul portale istituzionale sia obiettivi concreti e misurabili; progettare percorsi formativi di facilitazione digitale; realizzare un’anagrafe dell’associazionismo femminile sono alcune delle idee progettuali emerse dal confronto. A queste si affiancano iniziative di carattere sociale, economico e di ricerca. Un altro esempio è la consultazione sulla scelta del tema su cui concorrere per il Bando Urban Innovative Action, che ha visto 8mila votanti in pochi giorni. La sfida è dunque quella di rendere l’open government lente sulla base della quale si modula il metodo di governo, il rapporto con gli stakeholder e i cittadini. Non è un elemento accessorio ma modello che definisce la struttura stessa dell’identità dell’amministrazione.

Un tassello chiave dell’open gov sono gli open data. Qual è la vostra strategia?

Il nostro approccio al tema della trasparenza è “by design”, sia nel campo specifico della privacy sia sul fronte degli open data, della trasparenza degli atti amministrativi, dell’apertura dei dati dei progetti e degli appalti, utilizzando le esperienze già consolidate in ambito nazionale ed europeo. Un approccio nativo, che parte dal ripensamento dei processi organizzativi, e rende la trasparenza e l’apertura naturali e sostenibili, elementi di forza e identitari di questa amministrazione. Quello che stiamo cercando di fare è di attuare una strategia ampia che vuole rendere il Campidoglio “una casa di vetro”. Non a caso uno dei progetti chiave è Open Bilancio.

Di che si tratta?

In collaborazione con Ragioneria generale, gli Assessorati Roma Semplice e Bilancio e Patrimonio, coadiuvati dall’associazione Openpolis, abbiamo reso leggibili i bilanci comunali di Roma Capitale degli ultimi dieci anni anche ai non addetti ai lavori. La normativa già impone alle amministrazioni comunali di essere trasparenti obbligandole a pubblicare i propri bilanci. Roma Capitale già lo fa pubblicandoli sul portale istituzionale, ma la novità sta nel superare il semplice adempimento alla norma e – data la complessità del bilancio pubblico – renderlo leggibile, fruibile on line e confrontabile. Ecco perché sottolineo il “mettere realmente a disposizione”: non basta pubblicare, serve rendere leggibili e comprensibili i dati e le informazioni che si pubblicano. L’obiettivo è sempre la semplicità, perché anche le persone prive di competenze specifiche siano messe in grado di capire come sono cambiate nel tempo le voci di spesa.

Lei è da sempre una “pasionaria” del software libero. L’adozione è possibile anche in una PA complessa come il Comune di Roma?

C’è una delibera della sindaca che va nella direzione del software libero. Stiamo valutando la migrazione dagli attuali sistemi informatici a software liberi. Il software proprietariomette l’amministrazione in condizione di essere ricattabile dal fornitore; il software libero permette di eseguire il programma come si desidera, di modificarlo e di distribuire copie in modo da aiutare la comunità. L’adozione del software libero non va inquadrata come una scelta per ridurre i costi ma per le sue capacità di generare valore economico e sociale. Oggi sono disponibili ottime soluzioni di software libero: poter contare su quanto producono le comunità di sviluppatori e poter accedere al codice sorgente diventano opportunità importanti anche per il progresso e la modernizzazione dell’amministrazione capitolina.

Ha fatto cenno a Spid. A che punto è Roma nel roll out del sistema di identità digitale?

Roma è stata la prima tra le grandi città ad adottare Spid, con largo anticipo rispetto alla scadenza del 31 dicembre 2017. Il servizi accessibili via Spid sono disponibili, infatti, dalla fine del 2016. Nello specifico sono 66 i servizi disponibili tra cui quello anagrafici, tributari ed elettorali. I cittadino romani hanno tre canali per accedere ai servizi; Spid, Cns e via login-password rilasciati dal Comune. Per rendere ancora più efficace l’erogazione delle prestazione stiamo lavorando all’ammodernamento del portale istituzionale, soprattutto lato cittadino, che sarà terminato la prossima primavera. Chi abbia dubbi o difficoltà ad ottenere Spid sono anche attivi i Punti Roma Facile.

Di cosa si occupano i Punti Roma Facile?

Si tratta di luoghi di facilitazione digitale pensati per supportare all’utilizzo consapevole della rete e dei servizi digitali pubblici, oltre che di sviluppo della cultura digitale. Stiamo aprendo i Punti Roma Facile in ciascun territorio municipale, nelle biblioteche e nei centri anziani, negli uffici di relazione con il pubblico, con una diffusione capillare e sempre declinata secondo le caratteristiche dello specifico quartiere.

Un progetto chiave è l’Anagrafe Unica. Che tempistiche si è data Roma?

Puntiamo alla fine del 2017. Il progetto è complesso, soprattutto sul fronte bonifica dei dati che è la parte più difficoltosa per i Comuni.

C’è uno scontro aperto Sogei-Comuni su Anpr. Le città puntano il dito contro l’eccesso di centralismo che ostacolerebbe l’utilizzo di software già rodati, sviluppati dalle software house, in favore della web app di Sogei. Lei che idea si è fatta?

Credo che, proprio per la sua complessità, Anpr vada governata dal centro. Per quanto riguarda le software house, il progetto potrebbe essere l’occasione per spingerle a cambiare modello di business: sviluppare e vendere non solo software ma soprattutto servizi. Un modello win-win sia per il pubblico sia per il privato.

Il Comune si Roma ha avviato “prove tecniche” di democrazia diretta. Con non poche critiche…

La proposta di delibera introduce la possibilità di petizioni online e di sperimentare il voto elettronico per i referendum comunali. Crediamo che digitale possa e debba garantire l’effettività degli istituti e degli strumenti di democrazia diretta volti all’attivazione dei processi partecipativi In quest’ottica, la ristrutturazione del portale dell’amministrazione capitolina su cui siamo a lavoro prevedrà un’area dedicata alla partecipazione con l’obiettivo di favorire un maggiore coinvolgimento dei cittadini sia nel processo democratico che nelle decisioni relative alla trasformazione e all’innovazione del territorio.

Si sono sollevate critiche circa l’utilizzo della piattaforma Rousseau che, in quanto prodotto della Casaleggio Associato, non sarebbe neutrale. Come risponde?

Rousseau non sarà integrato nel sito del Comune. Sono stati sovrapposti gli strumenti previsti dalle norme con quella che è la gestione della piattaforma interna del M5S. Stiamo lavorando al nuovo portale con l’azienda che aveva vinto la gara con l’ex sindaco Marino.

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