POLITECNICO DI MILANO

PA digitale, con il cloud risparmi per 5,6 mld

Una ricerca degli Osservatori del Politecnico di Milano rileva i benefici economici determinati dalla razionalizzazione dei data center. Sui consumi energetici risparmi per 3,7 mld in cinque anni. Mariano Corso: “In Italia c’è troppa frammentazione dei server”

Pubblicato il 12 Nov 2012

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Si possono ottenere 5,6 miliardi di euro di benefici in 5 anni per il sistema paese dalla sola razionalizzazione dei data center della PA italiana. Un obiettivo possibile se si adotta il Cloud computing per la standardizzazione delle applicazioni utilizzate dagli enti pubblici e la realizzazione di processi condivisi. E’ quanto emerge dalla ricerca sulla Pubblica amministrazione dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano, presentati oggi al convegno “Cloud e PA: benefici di una trasformazione possibile”, organizzato a Roma presso la Biblioteca Nazionale dalla School of Management del Politecnico di Milano.

Considerando solamente la Pubblica amministrazione centrale in Italia si contano oggi oltre 1000 data center per un totale di 27.000 server dislocati su tutto il territorio nazionale, su cui operano 7300 risorse umane dedicate. Vanno aggiunti i data center della PA locale (tra regioni, enti locali e sanità) che impiegano circa 13mila risorse umane. Tutti insieme i data center della PA italiana consumano anidride carbonica quanto 325 mila auto in un anno: 238 milioni di Kg di CO2 per la PA centrale, 278 milioni di Kg di CO2 per quella locale.
“La situazione attuale presenta un’infrastruttura IT in parte obsoleta, con un patrimonio applicativo spesso ereditato dal passato, un ricorso limitato alla virtualizzazione, una mancanza di policy e linee guida per l’efficientamento energetico – spiega Mariano Corso, co-responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano – Si nota inoltre una grande frammentazione dei data center sul territorio e un patrimonio umano non adeguatamente valorizzato. In questo modo non si riescono a sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle tecnologie, a causa di inefficienze nei modelli di gestione e nell’efficienza energetica”.

Partendo da questa analisi, la ricerca individua tre possibili scenari. Con un semplice efficientamento che preveda una riduzione degli sprechi di gestione e del consumo energetico è possibile ottenere un risparmio pari a 3,7 miliardi di euro in 5 anni. Diversamente, un consolidamento e una razionalizzazione dei data center che preveda anche una virtualizzazione diffusa dei server e una razionalizzazione della spesa, garantirebbe un risparmio pari a 5,6 miliardi di euro in 5 anni per il sistema paese. Un valore significativo che rappresenta comunque la “punta dell’iceberg” dei benefici raggiungibili: se si realizzasse un vero cambiamento del modello di governance, in grado di centralizzare a diversi livelli l’implementazione e l’erogazione dei servizi Ict della Pubblica amministrazione, i risparmi raggiungerebbero un ordine di grandezza molto superiore.

“Per raggiungere questi obiettivi è necessario avviare un lungo percorso verso la standardizzazione delle applicazioni utilizzate dagli enti pubblici e processi condivisi – puntualizza Alessandro Piva, responsabile della ricerca dell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service della School of Management del Politecnico di Milano – L’utilizzo dei cosiddetti ‘shared services’ infatti consente di erogare i servizi in modo centralizzato a enti
‘standardizzati’ nel modo di operare”.

“In questo contesto il Cloud computing rappresenta un fattore abilitante, perché non è solo tecnologia ma introduce un modo diverso di fare IT con importanti impatti organizzativi – prosegue Piva – Il Cloud garantisce flessibilità e condivisione nell’utilizzo delle risorse, misurabilità delle prestazioni, oltre che standardizzazione dei servizi e una riqualifica delle risorse IT interne”.

Sul versante del modello cloud – privato, pubblico o community – in Italia, per le specificità della realtà locale, si segnalano diverse barriere all’attuazione e diffusione dei servizi condivisi: inerzia al cambiamento organizzativo, legislazione complessa, stratificata e conservativa, elevata autonomia locale con una carenza di leadership centrale, frammentazione dei livelli amministrativi, mancanza di linee guida di supporto ed infine limiti infrastrutturali e patrimonio IT obsoleto.

“Il Cloud spinge verso un cambiamento del paradigma di adozione ed erogazione dei servizi IT, può quindi avere un effetto domino nell’abbattere le barriere e gli alibi all’attuazione e diffusione degli Shared Services – conclude Stefano Mainetti, co-responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service della School of Management del Politecnico di Milano – Per far evolvere la Pubblica amministrazione italiana occorre agire contemporaneamente su leggi e regolamenti, sui processi dei singoli enti, sulle scelte organizzative e sulle tecnologie abilitanti. In quest’ottica, la razionalizzazione dei Data Center non è soltanto un beneficio immediato che la PA può cogliere, ma è anche l’occasione di pensare in modo nuovo per ottenere benefici a lungo termine di gran lunga più importanti. Anche il mercato dell’offerta si sta trasfo Anche il mercato dell’offerta si sta trasformando grazie al Cloud e sta spingendo ulteriormente in questa direzione”.

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