Poggiani: “E-health cruciale per trainare la domanda di tecnologie”

Il direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale: “La sanità fra i driver più importanti anche per lo sviluppo delle infrastrutture”. Polimi: il Servizio sanitario nazionale potrebbe risparmiare 14 miliardi

Pubblicato il 07 Ott 2014

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“L’e-health rappresenta una strada da perseguire per contribuire alla sostenibilità dei sistemi sanitari. Il ministro Lorenzin è da sempre molto attento a questo tema”. Così Rossana Ugenti, direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale, nel corso del suo intervento alla sessione di apertura della conferenza sulla Sanità elettronica che si è svolta a Roma, un appuntamento ideato e organizzato dal Ministero italiano della Salute (direzione generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica) e supportato da Himss dal punto di vista organizzativo. Ugenti, che nell’occasione ha sostituito il ministro Lorenzin, impossibilitato a presenziare per subentrati impegni istituzionali, ha sottolineato l’importanza della sanità digitale “che consente disponibilità di dati, dunque maggiore trasparenza e minori sprechi. Con la possibilità di recuperare risorse da investire nel settore”. Allo stesso tempo, “l’e-health permette una maggiore vicinanza al cittadino.

A spostarsi, infatti, sono le informazioni che lo riguardano”, riprende Ugenti, convinta che l’incontro che si è svolto a Roma in congiunzione con la conferenza europea sulla telemedicina – e che rientra tra gli appuntamenti del programma della presidenza italiana del semestre europeo – rappresenta un’occasione di confronto ideale “per condividere le strategie e le iniziative nel settore della sanità elettronica”. Quindi a prendere la parola è stata Alessandra Poggiani, direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale, che ha sottolineato l’importanza della continuità di cura. “Stiamo parlando di un aspetto davvero centrale e cruciale. Senza dimenticare che le nuove tecnologie offrono soluzioni importanti in termini di movimento e di libera circolazione dei pazienti”. Nell’ambito dell’azienda digitale Poggiani ritiene la sanità “uno dei driver più importanti della domanda, anche per quanto riguarda la sfera delle infrastrutture. Le nuove tecnologie, infatti, consentono maggiore accessibilità ai servizi da parte dei cittadini. Occorre poi riflettere su un dato: in termini di servizi, nel nostro paese la sanità rappresenta oltre il 20% della pubblica amministrazione”.

La conferenza ha toccato quindi tematiche rilevanti, spaziando dal fascicolo sanitario elettronico alla telemedicina, dalla formazione in sanità elettronica degli operatori alle prescrizione farmaceutiche elettroniche. Su quest’ultimo ambito si è espressa Daina Murmane-Umbrasko (sottosegretario di stato, ministero della salute), che ha parlato del caso del suo paese, la Lettonia: “La nostra priorità va al paziente, dobbiamo sempre ricordarlo. Stiamo lavorando sulle prescrizioni mediche non dimenticando l’aspetto fondamentale di queste innovazioni: essere accessibili ai medici e ai pazienti stessi”. Di più ampio respiro, infine, le dichiarazioni di Christina Papanikolaou, segretario generale presso il ministero della salute in Grecia: “L’Europa ha idee comuni su politiche differenti. Per quanto riguarda l’e-health, invece, siamo in grado di trovare numerosi ambiti da condividere e, di conseguenza, ottenere soluzioni valide. Un sistema valido ed efficiente in ambito sanitario deve passare, inevitabilmente, dalla applicazione di soluzioni informatiche”.

Secondo uno studio dell’Osservatorio sull’innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano, la sanità digitale potrebbe far risparmiare al sistema sanitario italiano più di 14 miliardi di euro. Ma l’Italia è ancora fanalino di coda visto che per ogni abitante investiamo per la sanità digitale solo 21 euro contro i 70 della Danimarca (Paese in cima agli investimenti in questo settore). In totale, in Italia nell’ ultimo anno per le tecnologie digitali si speso un miliardo e 17 milioni di euro. Mentre per far decollare la sanità elettronica in Italia dovremmo investire tre volte tanto”, spiega Mariano Corso, direttore scientifico dell’Osservatori del Polimi.

“Siamo un Paese povero in sanità – ha proseguito Corso – spendiamo infatti meno rispetto ad altri in Europa. E abbiamo diversi problemi, come un maggiore aumento dell’ invecchiamento della popolazione che inciderà pesantemente sulla gestione dell’ assistenza e delle cure. Mentre – prosegue l’ esperto – con la sanita’ digitale (cartella elettronica, referti digitali e via web e la telemedicina) potremmo arrivare a risparmiare oltre 14 miliardi: 6,8 nelle strutture sanitarie (Asl, Regioni e ospedali) e 7,6 per i cittadini. Le Asl e gli ospedali potrebbero, infatti, ridurre le spese in diversi settori grazie alle innovazioni del digitale: 3 miliardi con la medicina del territorio e domiciliare, 1,39 con la cartella clinica elettronica, 860 milioni con i referti digitali, 370 con i referti via web, 860 milioni con la gestione informatizzata dei farmaci”. I risparmi potenziali per i cittadini, pari a 7,6 miliardi, sono invece
così ridistribuiti: 4,6 miliardi con i referti via web, 2,2 con la medicina a domicilio, 170 milioni con la gestione dei farmaci online e, infine, 640 milioni con le prenotazioni online.

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