Privacy, sicurezza e trasparenza nell’era digitale

Il grado di consapevolezza dei problemi legati alla privacy e alla sicurezza online da parte di studenti e utenti della Rete. Questo uno dei temi trattati in una ricerca condotta dal Laboratorio In.Di.Co dell’Università di Caserta “Privacy, sicurezza e trasparenza”, che sarà presentata il 6 giugno dalle 16,00 presso l’Università Europea di Roma, in via degli Aldobrandeschi 190

Pubblicato il 31 Mag 2013

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Si terrà il prossimo 6 giugno dalle 16,00 presso l’Università Europea di Roma, in via degli Aldobrandeschi 190, il convegno “Privacy, sicurezza e trasparenza nell’era digitale”, al quale interverranno, in qualità di relatori, la dottoressa Augusta Iannini, Vicepresidente Autorità Garante per i Dati Personali, il dottor Fabiano Lazzarini, Direttore Generale Iab Italia, nonché i professori Salvatore Sica, Giovanni Maria Riccio e Andrea Stazi. Durante il workshop sarà presentata la ricerca “Privacy, sicurezza e trasparenza”, realizzata dal Laboratorio In.Di.Co. dell’Università di Salerno. Qui il programma completo.

Quale è il livello di consapevolezza degli studenti universitari su come tutelare la loro privacy e sicurezza? Come garantire una tutela effettiva e non formale degli utenti? Sono solo alcune delle questioni sulle quali si interroga la ricerca “Privacy, sicurezza e trasparenza nell’era digitale” pubblicata dai Prof. Salvatore Sica e Giovanni Maria Riccio del Laboratorio In.Di.Co dell’Università di Salerno e condotta su 600 studenti di 6 facoltà dell’Ateneo campano.

La maggior parte degli intervistati non considerano un problema cedere informazioni personali per ottenere servizi gratuiti: infatti il 72% si dice poco o per nulla preoccupato dalla possibilità che i motori di ricerca registrino le ricerche che effettuano; il 71% non è preoccupato dal fatto che gli siano presentate offerte commerciali collegate con le ricerche effettuate sul web.

D’altra parte gli studenti dimostrano di essere in grado di modificare le impostazioni privacy dei servizi (social network, motori di ricerca, ecc.) che utilizzano sul web: il 59% dichiara di avere modificato le impostazioni privacy di social network e motori di ricerca.

Una delle prime conclusioni che gli autori traggono da questi dati è l’importanza di una tutela preventiva e non rimediale, che consista innanzi tutto nell’affermazione del principio di privacy by design ossia quelle forme di tutela della privacy integrate nei servizi online sin dalla loro ideazione e facilmente gestibili da parte degli utenti. In questo senso è inoltre necessario ampliare le iniziative di informazione e formazione degli utenti in merito all’esistenza e all’utilizzo di strumenti che gli consentano di mantenere il controllo sui loro dati online.

Il fil rouge che attraversa lo studio è l’idea che non possa esservi privacy senza security. Se i giovani non temono la condivisione delle proprie informazioni personali, anche perchè la maggior parte di loro è in grado di esercitare un controllo su di esse, è invece fondamentale che queste informazioni siano sicure. In questa prospettiva, occorre implementare meccanismi di sicurezza, estendendo quelle che, allo stato, appaiono le best practices adottate dalle imprese del settore: si pensi, ad esempio, al sistema di 2-step verification che consente di tutelare l’accesso a social network e caselle di posta elettronica anche in caso di tentativi di accesso informatico o di furto di password.

Il passaggio dal formalismo legislativo all’effettiva tutela impone che l’adozione di tali sistemi avvenga attraverso meccanismi decisionali vincolanti concordate tra stakeholder e Autorità Garanti, a livello nazionale e poi europeo, evitando di cristallizzare simili rimedi in testi legislativi, che rischierebbero di essere superati dalla rapida evoluzione tecnica.

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