AGENDA DIGITALE

Processo civile telematico, la “carta” torna obbligatoria. E-justice a passo di gambero?

Le modifiche apportate alla Camera al decreto “Giustizia per la crescita” prevedono la copia cartacea degli atti depositati per via telematica. Levata di scudi degli avvocati: “Così sarà la fine del progetto”. Ora la palla passa al Senato

Pubblicato il 24 Lug 2015

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La copia cartacea, per ogni atto depositato nel processo civile telematico, diventa obbligatoria nell’attuale testo di conversione in legge del “Decreto Giustizia per la crescita” (83/2015): è il frutto di un emendamento approvato alla Camera. Il testo ora passa al Senato e quindi c’è ancora spazio per un passo indietro, ma la modifica appena passata la dice lunga sul braccio di ferro in corso.

Il primo a protestare è stato il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini: “La copia cartacea obbligatoria segnerebbe l’inizio della fine del processo telematico, e sarebbe un passo indietro per una giustizia più rapida ed efficiente”. “Se così fosse si vanificherebbero gli sforzi degli operatori della giustizia, in primo luogo gli avvocati, per avere un sistema più rapido ed efficiente”.“In una riforma che dovrebbe migliorare e velocizzare il funzionamento dell’amministrazione giudiziaria- continua Pansini- incredibilmente si inserisce una norma a favore delle ‘scartoffie’, mentre il processo dovrebbe viaggiare sulla rete. Approvare la norma sarebbe una resa a chi, all’interno dell’avvocatura, della magistratura, degli operatori di cancelleria, ha opposto resistenze al pct”.

Adesso la copia cartacea è prevista nell’ordinamento solo come facoltativa. Infatti viene chiamata anche “di cortesia”. Già in questo stato ha comunque suscitato una battaglia tra sostenitori dello switch off telematico e chi invece chiede maggiore gradualità. Spesso (ma non sempre) gli alfieri di questa contrapposizione sono avvocati e giudici. I primi vorrebbero eliminare anche la facoltatività della copia cartacea, perché alcuni giudici poi di fatto la pretendono. Il caso emblematico è una sentenza del Tribunale di Milano che ha condannato una parte per non aver depositato la copia cartacea.

“Il problema è a monte”, dice Enrico Consolandi, magistrato responsabile informatico del Tribunale di Milano. “Si spinge verso il processo civile telematico e al contempo non si dotano i tribunale delle infrastrutture e del personale necessario per una buona organizzazione”. “Adesso i magistrati hanno problemi a leggere su schermo tutto il procedimento; anche perché i software al momento sono limitati: per esempio non sono aggiornati per consentire la condivisione degli atti di un processo fallimentare. Ed è un problema quando il giudizio è collegiale”, dice Consolandi. Per di più, “non sempre riusciamo ad accedere agli atti perché la firma digitale è scaduta e per aggiornarla la burocrazia richiede settimane”. “Servirebbero più fondi da investire nei software, ma dal 2011 al 2014 ce li hanno tagliati da 110 milioni a 75. E urgono le assunzioni di informatici”.

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