Otto tribunali su 140 senza servizi telematici attivi; il 40% degli uffici senza dotazioni hardware – pc soprattutto – efficienti e il 27% senza connessioni in grado di supportare il flusso documentale. Si presenta così il sistema Giustizia italiano a due settimane dall’avvio del processo civile telematico (Pct) previsto per il 30 giugno. È quanto emerge da un’indagine condotta dal Consiglio superiore della magistratura (Csm) secondo cui, entrando nel dettaglio, i tribunale che non hanno ancora attivato i servizi IT sono: Civitavecchia, Gorizia, Lecce, Pistoia, Vallo della Lucania, Velletri, Venezia e Vibo Valentia.
Problemi anche sul fronte delle dotazioni tecnologiche: solo il 33% degli uffici ha dichiarato che l’80% dei pc è efficiente mentre il 40% possiede computer malfunzionanti. Meglio, però, sul fronte dei portatili: nel 72% di Tribunali e Corti d’Appello – per ora queste ultime sono escluse dal processo online – l’80% dei laptop sono adeguati alle richieste del Pct .
Sul fronte connessioni Internet il 22% dei tribunale le ritiene insufficienti mentre un 5% addirittura “gravemente insufficiente”. La sufficienza alle connessioni la dà il 37% degli uffici (buona nel 32% dei casi, ottima nel 4%).
Per quanto riguarda l’assistenza IT, il Csm rileva che questa è gestita in outsourcing nel 69% dei tribunali e da personale interno nel restante 31%. Focus anche sulla soddisfazione del servizio: la metà (46%) di tribunali e Corti d’Appello afferma che i tempi di interventi sono rapidi mentre per l’altra metà questi sono lenti o addirittura è insoddisfatto a causa della lentezza. Per il 6% i tempi sono inaccettabili. Pochi anche gli avvocati che usano servizi telematici: il 90% degli studi legali li utilizza raramente.
Nei giorni scorsi anche l’Anm (Associazione nazionale magistrati) aveva acceso i riflettori sulla criticità del Pct evidenziando la necessità di non “rottamare” del tutto i fascicolo e chiedendo di conservare comunque i documenti cartacei negli uffici di cancelleria. La richiesta emerge dal documento di proposta conclusivo del tavolo tecnico sull’iniziativa avviato dal ministero della Giustizia elaborato dall’Anm.
Pur evidenziando la necessità di non far slittare l’avvio dell’iniziativa, i giudici considerano “necessaria” la tenuta del fascicolo di ufficio anche in modalità cartacea dato che le norme “delineano chiaramente a carico dei difensori un onere di deposito non solo dell’originale dell’atto, ma anche delle copie ad uso ufficio e dei componenti il collegio”. Secondo l’Anm “non sarebbe legittimo trasferire tale onere a carico dello Stato, mentre è indubbio che il giudice debba continuare a potersi avvalere del formato cartaceo per lo studio della causa e la redazione dei provvedimenti, sia a tutela della propria professionalità che della salute”.
Inoltre per evitare malfunzionamento del procedimento tutto i giudici chiedono la “definizione di una procedura standard e concertata per il rilascio di nuove patch degli applicativi, tale da ridurre i rischi di malfunzionamento e da assicurare una tempestiva informazione/formazione degli utenti”. Sul fronte hardware l’Anm accende i riflettori sulla necessità di di assicurare l’indispensabile dotazione hardware (postazioni fisse, pc portatili, monitor adeguati), ancora gravemente insufficiente, così come la disponibilità di scanner e stampanti per i servizi di cancelleria.
Infine la formazione, ancora – a detta dei magistrati – non sufficiente per affrontare uno switch off totale: nel documento si evidenzia la scarsità di personale, sia dal punto di vista numero sia di competenze digitali, nelle cancellerie. Situazione che giustificherebbe il permanere della carta nei tribunali.
“In conclusione, quanto ai temi di particolare interesse per l’Anm, a parte la forte rivendicazione in ordine alla realizzazione delle condizioni necessarie per garantire il regolare funzionamento del servizio (dotazioni strumentali, affidabilità del sistema, assistenza tecnica, ufficio del processo telematico, etc.), viene ribadita l’esigenza che i giudici possano continuare ad avvalersi della consultazione cartacea degli atti, richiedendo l’adozione delle misure ritenute più idonee a garantire tale condizione, senza gravare i magistrati di ulteriori oneri ed incombenze oltre quelle già svolte anche per la nota carenza del personale di cancelleria (con particolare riferimento all’assistenza in udienza), e si sostiene la proposta – largamente condivisa – di elaborazione di un protocollo unitario e la promozione di un forum fra i rappresentanti del tavolo permanente”.