Sei ricette aziendali per l’e-government

Pubblicato il 18 Mag 2009

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Innovare per uscire dalla crisi. Mettere il know how delle imprese
Ict a servizio della PA. Non slogan ma obiettivi reali che le
aziende di settore si impegnano ad onorare. Sul rilancio delle
collaborazione pubblico-privato, auspicata anche dal ministro per
la PA e Innovazione Renato Brunetta con E-gov 2012, pesano però
una serie di fardelli che ne impediscono l’attuazione. Ecco le
ricette dei manager Ict presentate in occasione del Forum PA.

Il project financing
per reperire i fondi

Maria grazia filippini
Ad Sun Microsystems italia

Le imprese di settore sono pronte a collaborare con il governo per
l’attuazione del piano E-gov 2012. Ma rilanciare le partnership
significa anche impegnarsi a trovare strumenti che le
semplifichino. Uno di questi, a mio avviso è il project financing,
diffusamente utilizzato nel settore delle grandi opere pubbliche ma
ancora poco bel settore dell’Ict pubblico. Perché allora non
pensare di reperire quei 1133 milioni di euro che mancano a coprire
il finanziamento del piano telematico nazionale con il project
financing? Mi piacerebbe gareggiare in un contesto di project
financing con la “regia” del ministero della PA e Innovazione e
con il supporto di tavoli di lavoro a cui presenziano le
associazioni di settore, come Assinform. Credo, inoltre, che sia
utile introdurre un albo nazionale delle aziende che partecipano
alle gare nonché stabilire nuovi criteri di assegnazione che non
sia solo il basso prezzo del prodotto ma il valore che quel
prodotto può dare in termini di efficienza dei servizi
pubblici.

Un Cto per l’attuazione
del piano telematico

Luigi Freguja
ad Hp Italia

Il piano E-gov 2012 si propone di indirizzare la burocrazia verso
l’efficienza, in questo senso il ruolo delle aziende Ict è
certamente determinante. Ma definire un ruolo non è sufficiente.
Fondamentale sarebbe invece  mettere le imprese nelle condizioni
dialogare con la PA facendo leva su strumenti realmente innovativi:
penso alla firma digitale o alla posta elettronica certificata da
corredare con un fascicolo elettronico con le informazioni relative
all’impresa. Inoltre credo sia necessario lavorare per
implementare l’interoperabilità, ovvero fare in modo che le
amministrazioni, sia a livello centrale sia locale, si parlino tra
loro.
In questo modo il privato si troverà a dialogare con un
interfaccia unico e valido per ogni realtà pubblica con cui viene
a contatto, sia che si tratti di un’amministrazione centrale o un
ente locale/regionale. Negli Stati Uniti questi compiti sono stati
dati al Chief technology officer, una figura fortemente voluta dal
presidente Obama. Credo che in Italia si possa e si deva seguire
questo esempio se vogliamo che il piano di e-gov funzioni
realmente.

Definire gli standard
dell’hi-tech pubblico

Sergio Rossi
Ad Oracle Italia

In un momento di crisi come questo il piano E-gov 2012 rappresenta
davvero uno strumento prezioso per mettere pubblico e privato nelle
condizioni di fare sistema e di innovare per efficientare il paese
e uscire dalla crisi. In questa prospettiva credo che sia il
project financing e non solo per la sua garanzia che da in termini
di risk sharing. È questo modello, infatti, che permette alla
Pubblica amministrazione di concentrarsi su obiettivi di ampio
respiri – gli 80 progetti di E-gov 2012 ne sono un esempio – ma
anche alle aziende di focalizzarsi sulle tecnologie da sviluppare
per quegli obiettivi. E questo a cui mi riferisco quando parlo di
fare sistema: la PA che progetta potendo contare su un know how e
su tecnologie che conoscono a fondo il valore di quei progetti.
Ovviamente dietro e prima il rilancio del project financing devono
essere stabiliti e catalogati gli standard che le tecnologie al
servizio del settore pubblico devono avere, sia in ambito centrale
e locale. Credo che sia utile creare un catalogo o un registro dove
inserire le specifiche tecniche delle nuove tecnologie, sarebbe una
garanzia per il pubblico e il privato che potrebbe più facilmente
stimare la qualità della sua offerta.

Rafforzare la fiducia
con il privato

Luciano Martucci 
Ad Ibm Italia

Il project financing potrebbe essere uno strumento in grado di
rilanciare la collaborazione tra pubblico e privato. Ci sono però
delle considerazioni che vanno fatte. Al di là della complessità
normativa che caratterizza questo modello di finanziamento, da
rilevare c’è anche la difficoltà da identificare il ritorno
degli investimenti. Cosa fare dunque per ovviare a questo stato di
cose? Prima di tutto la dimensione dei progetti hi-tech deve essere
corposa – il project financing negli altri comparti viene ad
esempio scelto per gare del valore minino di 10 milioni di euro – e
poi si deve rafforzare il rapporto di fiducia tra Pubblica
amministrazione e imprese che alla base del risk sharing: un
fornitore forte vuole una controparte pubblica forte che a sua
volta possa valutare le reali competenze delle aziende con cui
lavora. In questo senso la creazione di un albo delle imprese Ict
che partecipano alle gare è una garanzia per la Pubblica
amministrazione. Infine credo che nel bandire una gara vadano
distinti gli acquisti di commodities dai progetti veri e propri
supportare il lavoro delle commisioni giudicatrici che, spesso, si
trovano a valutare con i medesimi criteri obiettivi profondamente
diversi tra loro.

Firma digitale
per i bandi di gara

Pietro Scott Jovane
Ad Microsoft Italia

Più che di project financing per reperire i fondi che servono ad
attivare i progetti di E-gov 2012 parlerei project piloting che è
un modello un po’ diverso. Il sistema che ho in mente prevede, in
prima battuta, l’identificazione di progetti e obiettivi devono
essere considerati abilitanti, come ad esempio quelli del comparto
sanitario. Nello specifico tocca alla Pubblica amministrazione
scegliere i programmi che garantiscano un’elevata replicabilità
sul territorio e su cui il privato si dovrà muovere . In realtà
Microsoft “gareggia” poco nella Pubblica amministrazione, ma lo
fa attraverso i suoi partner. E proprio partendo da questa
esperienza indiretta, ma comunque interessante, crediamo che il
nodo da sciogliere sia tutto nella semplificazione delle procedure.
In questo senso l’Ict può dare un supporto dirimente. Penso
all’introduzione dello strumento della firma digitale per tutta
la documentazione relativa ai bandi oppure alla strutturazione di
workflow che fungano da archivi digitali e, ancora, alla creazione
di un fascicolo digitale con tutti i dati dell’azienda, dove la
PA può pescare ciò che le serve. Un ultima ma non meno importante
innovazione sarebbe un tavolo pre-competitivo dove il Cnipa, in
quanto traccio destro hi-tech del settore, e le associazioni di
settore, come Assinform, possono confrontarsi e cercare nuovi
modelli di business pubblico.

La chiave di volta
è la dematerializzazione

Giuseppe Tilia
Direttore PA Telecom Italia

Il project financing è un modello di interazione e sinergia che
potrebbe impattare positivamente sul rilancio delle partnership
pubblico-privato. Ma solo se affiancato da dalla semplificazione
delle procedure di gara. In che modo? Applicando la filosofia del
riuso alle certificazioni e spingerndo sulla dematerializzazione.
Infine credo che possa essere uno stimolo per il settore Ict
utlizzare l’articolo 57 del codice degli appalti, secondo cui le
stazioni appaltanti possono aggiudicare contratti mediante
procedura negoziata, senza pubblicazione di un bando. Un modo per
velocizzare il sistema e mettere le aziende nelle condizioni di
analizzare a fondo la sostenibilità dell’offerta.

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