CYBERSECURITY

Tribunali sotto attacco hacker, allarme del Csm: “Paralizzata la giustizia civile”

Bloccate migliaia di caselle di posta elettronica dei magistrati e gli accessi online per il processo civile telematico. Appello al ministro della Giustizia Bonafede: “Intervenga subito”

Pubblicato il 15 Nov 2018

A. S.

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A lanciare l’allarme sono alcuni consiglieri togati del Csm, che parlano di un probabile attacco hacker nei confronti della giustizia civile digitale: migliaia di magistrati hanno ricevuto in tutta Italia un alert che li avvisava del blocco delle loro caselle di posta elettronica e degli accessi alla piattaforma per il processo civile telematico. L’allarme riguarderebbe in parte anche la giustizia penale, dove il blocco si sarebbe limitato però esclusivamente al sistema utilizzato dalle procure per pubblicare le notizie di reto e assegnare i fascicoli.

A illustrare la situazione è Luigi Spina, capogruppo di Unicost al Consiglio superiore della magistratura: “Sono stati sospesi tutti i sistemi operativi che consentono il funzionamento quotidiano della giustizia civile – afferma – Il che significa bloccare l’attività giudiziaria perché oggi il processo civile o si fa per via telematica o non si fa e questa non è una scelta del magistrato”. “E’ paralizzato l’intero mondo della giustizia civile – aggiunge Gianluigi Morlini, anche lui di Unicost – gli avvocati non possono depositare gli atti e i giudici non possono fare i processi, visto che non vedono gli atti né possono redigere verbali. Non si poteva fare nulla, visto che non esiste più il fascicolo cartaceo”.

A parlare espressamente di un attacco hacker è Riccardo Fuzio, Pg della Cassazione, che definisce il probabile furto delle credenziali delle Pec dei magistrati come “un episodio allarmante”, di cui sarà importante discutere al tavolo tecnico tra Csm e ministero della Giustizia, rappresentando in quella sede le “giuste preoccupazioni” dei magistrati sul tema del processo civile telematico.

Di “Gravi e frequenti disfunzioni del processo telematico” parla Corrado Cartoni (Magistratura Indipendente), citando come esempio il fatto che “5 anni fa si bloccarono per dieci giorni i server di tutta la Sicilia e la Calabria”.

Secondo Antonio De Notaristefani, presidente dell’unione delle Camere civili, “Sono casi rari ma quando si verificano hanno conseguenze molto gravi”. Prendendo spunto da quest’ultimo episodio il Csm annuncia così di voler chiamare in causa il ministro Bonafede sottoponendogli gli esiti del proprio monitoraggio sul processo civile telematico una relazione dettagliata sulle criticità.

“Nel corso del plenum del Consiglio Superiore della Magistratura di ieri alcuni consiglieri togati hanno denunciato un gravissimo attacco Hacker al sistema informatico del Ministero della Giustizia – denuncia Pierantonio Zanettin, parlamentare di Forza Italia ed ex memro del Csm – Sull’episodio ho presentato una interrogazione al ministro Bonafede per sapere se l’inconveniente è stato risolto, quali iniziative intenda assumere il Ministro della Giustizia per evitare il ripetersi di così gravi attacchi informatici e se intrusi abbiano potuto accedere al sistema e acquisire dati sensibili o coperti da segreto investigativo”.

A lanciare l’allarme sono alcuni consiglieri togati del Csm, che parlano di un probabile attacco hacker nei confronti della giustizia civile: migliaia di magistrati hanno ricevuto in tutta Italia un alert che li avvisava del blocco delle loro caselle di posta elettronica e degli accessi alla piattaforma per il processo civile telematico. L’allarme riguarderebbe in parte anche la giustizia penale, dove il blocco si sarebbe limitato però esclusivamente al sistema utilizzato dalle procure per pubblicare le notizie di reto e assegnare i fascicoli.

A illustrare la situazione è Luigi Spina, capogruppo di Unicost al Consiglio superiore della magistratura: “Sono stati sospesi tutti i sistemi operativi che consentono il funzionamento quotidiano della giustizia civile – afferma – Il che significa bloccare l’attività giudiziaria perché oggi il processo civile o si fa per via telematica o non si fa e questa non è una scelta del magistrato”. “E’ paralizzato l’intero mondo della giustizia civile – aggiunge Gianluigi Morlini, anche lui di Unicost – gli avvocati non possono depositare gli atti e i giudici non possono fare i processi, visto che non vedono gli atti né possono redigere verbali. Non si poteva fare nulla, visto che non esiste più il fascicolo cartaceo”.

A parlare espressamente di un attacco hacker è Riccardo Fuzio, Pg della Cassazione, che definisce il probabile furto delle credenziali delle Pec dei magistrati come “un episodio allarmante”, di cui sarà importante discutere al tavolo tecnico tra Csm e ministero della Giustizia, rappresentando in quella sede le “giuste preoccupazioni” dei magistrati sul tema del processo civile telematico.

Di “Gravi e frequenti disfunzioni del processo telematico” parla Corrado Cartoni (Magistratura Indipendente), citando come esempio il fatto che “5 anni fa si bloccarono per dieci giorni i server di tutta la Sicilia e la Calabria”.

Secondo Antonio De Notaristefani, presidente dell’unione delle Camere civili, “Sono casi rari ma quando si verificano hanno conseguenze molto gravi”. Prendendo spunto da quest’ultimo episodio il Csm annuncia così di voler chiamare in causa il ministro Bonafede sottoponendogli gli esiti del proprio monitoraggio sul processo civile telematico una relazione dettagliata sulle criticità.

“Nel corso del plenum del Consiglio Superiore della Magistratura di ieri alcuni consiglieri togati hanno denunciato un gravissimo attacco Hacker al sistema informatico del Ministero della Giustizia – denuncia Pierantonio Zanettin, parlamentare di Forza Italia ed ex memro del Csm – Sull’episodio ho presentato una interrogazione al ministro Bonafede per sapere se l’inconveniente è stato risolto, quali iniziative intenda assumere il Ministro della Giustizia per evitare il ripetersi di così gravi attacchi informatici e se intrusi abbiano potuto accedere al sistema e acquisire dati sensibili o coperti da segreto investigativo”.

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