Turatto (Dit): ‘Il mio e-gov è una ricetta anti-crisi’

In esclusiva la prima intervista al nuovo responsabile del Dipartimento Innovazione e Tecnologie del Ministero della PA e Innovazione

Pubblicato il 20 Lug 2009

Modernizzare la Pubblica amministrazione in tempo di crisi. E, in
più, con fondi che scarseggiano. Sembra il titolo di un saggio di
economia politica, invece, è la sfida quasi titanica che
Renzo Turatto, nuovo Capo del Dipartimento Innovazione e
Tecnologie del Ministero della Pubblica amministrazione
,
si appresta a raccogliere.
“Il programma c’è”, ci tiene subito a precisare il
“braccio hi-tech” di Renato Brunetta. “E-gov 2012 è un piano
completo e moderno. Da quello bisogna ripartire per ammodernare la
PA e, a cascata, tutto il sistema Paese”.
Avete trovato la ricetta anti-crisi, dunque?
È un primo grande passo. Dalla riforma della PA, dei suoi processi
e delle competenze dei suoi dipendenti, deriva una buona parte del
Pil nazionale. Stando così le cose è facile capire l’importanza
di una rapida e completa applicazione degli 80 progetti elaborati
per il piano telematico nazionale.
Ottanta progetti, è vero. Non sono un po’ troppi in un
momento di crisi in cui i fondi scarseggiano?

Questa è la vera questione. I fondi. Speravano in quelli Fas
(Fondi per le aree sottoutilizzate), invece non ci sono stati messi
a disposizione. Ma la speranza “è l’ultima a morire” – mi
conceda la citazione popolare. Proverbi a parte, è importante
ricordare che il ministro Brunetta si sta muovendo per risolvere al
più presto la questione fondi.
Cioè?
Il governo è già all’opera. Sta infatti mettendo a punto un
piano di reperimento fondi da presentare al Cipe. Si vedrà nei
prossimi mesi se questi finanziamenti arriveranno dalla Finanziaria
o da un’altra tranche dei Fas.
Non è un po’ tardi nei prossimi mesi? Il ministro ha
detto che non bisogna perdere il treno dell’innovazione se si
vuole uscire dalla crisi…

Non è tardi. Ci tengo a ricordare che molti progetti di E-gov 2012
sono partiti e si trovano a buon punto. Penso a quelli “quick
win”, ovvero quelli ad alta priorità, relativi a settori
considerati abilitanti, come Scuola, Sanità, Giustizia, Posta
elettronica certificata e connettività-Spc. Nello specifico, la
Pec è ai nastri di partenza, a fine maggio è partito il
procedimento telematico per i processi civili, InnovaScuola è
ormai una realtà consolidata. Non mi pare che siamo in ritardo
no?
L’e-government sembra essere diventato la panacea per
tutti mali economici di un paese. Il Science Business Innovation
Board, l’organismo internazionale che raccoglie imprenditori Ict,
accademici e politici, chiede addirittura una “Bretton Woods”
dell’innovazione. Perché va così di moda dire che senza e-gov
non si esce dalla crisi?

La risposta sta tutta nel ruolo che l’innovazione può e deve
giocare a fronteggiare lo spettro delle recessione. In questo senso
l’e-government è un motore di sviluppo che dà due grandi
vantaggi. Il primo è meramente economico: l’automazione dei
processi pubblici non costa nulla. Non in senso assoluto,
ovviamente. Basti pensare che un piano “rivoluzionario” come è
E-gov 2012 costa solo 1.400 milioni di euro….
Non sono noccioline…
Certamente no. Ma le garantisco che un mega-lotto dell’autostrada
A3 costa molto di più. E soprattutto c’è sempre il rischio di
non portare a termine il progetto nei tempi previsti. Rischio che
con l’e-gov non esiste. E questo è il secondo vantaggio.
In che senso?
I progetti di e-gov sono progetti che si possono realizzare in
tempi rapidi. Cosa che impatta positivamente anche sui profitti. Mi
spiego meglio. Gli investimenti nell’automazione della macchina
pubblica hanno un forte impatto anti-ciclico, nel senso che i soldi
vengono spesi subito e la domanda si crea già nel breve periodo.
In un contesto siffatto si comprende bene perché l’e-gov vada
così di moda.
Sull’utilizzo dell’e-gov come strumento di
modernizzazione siamo tutti d’accordo. Però c’è più di
qualche mugugno – tanto per usare un eufemismo – nel settore
pubblico di fronte alla riforma della PA avviata dal ministro
Brunetta…

C’è una tendenza a scindere E-gov 2012 dal piano più generale
di riforma. È un approccio sbagliato. Entrambi fanno parte di una
visione strategica e innovativa della macchina pubblica che deve
rispondere ai criteri di efficienza richiesti a qualunque altra
azienda che eroga servizi.
Anche il ministro Brunetta fa spesso paragoni con il
settore privato. I privati sono più”bravi”?

Guardi, questo è un mito da sfatare. Nessuno ha mai detto che i
dipendenti delle aziende sono più efficienti e competenti di
quelli del settore pubblico. Anzi. L’amministrazione italiana è
una fucina ricca di skills e professionalità altamente
qualificate. La riforma, sia quella tecnologica sia quella
organizzativa, hanno come obiettivo ultimo di far emergere e
incentivare questo prezioso capitale umano.
Come si fa?
Si fa lanciando nuovi modelli di gestione del personale che si
basino sulla premialità e il merito. Mi pare che in questa
direzione il ministro si stia muovendo bene.
A proposito di riforme. In cantiere c’è quella del Cnipa
che cambierà nome (in Digit@PA) e funzioni. Non c’è il rischio
che il Dit avochi a sé qualcuna delle competenze che prima erano
del Cnipa?

Perché parla di rischio? Io direi che la riforma risponde ad
esigenze di razionalizzazione. In questi anni c’è stata una
confusione di ruoli tra il Dipartimento e il Cnipa. Confusione che
questa riforma si propone di eliminare.
Come?
Semplicemente avendo bene a mente i confini dell’azione
dell’uno e dell’altro. Il Dipartimento Innovazione e Tecnologie
è un’amministrazione pubblica che definisce le linee guida
strategiche dell’e-gov e gestisce il denaro pubblico in modo da
poter realizzare i progetti. Il futuro Digit@PA sarà, invece, il
luogo dove si concentrano le competenze tecniche in grado di
entrare nel merito dei programmi innovativi e giudicarne la bontà
in termini di efficienza e razionalizzazione.
Nessuna volontà di espropriare il Cnipa del suo
ruolo?

Assolutamente no. Anzi, tutt’altro. Le novità che verranno
introdotte serviranno ancora più a mettere in risalto le qualità
e gli skills del personale che collabora con l’ente. Il nostro
obiettivo è mettere a sistema le competenze di tutti e,
soprattutto, metterle a servizio della rivoluzione digitale che
stiamo avviando.

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