Ue, scatta il visto elettronico. Via al controllo digitale delle impronte

Attivato il Visa Information System nei consolati dei Paesi aderenti a Schengen in Algeria, Egitto, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia. Il commissario agli Affari interni, Malmstroem: “Più sicura la procedura di identificazione”

Pubblicato il 11 Ott 2011

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E' attivo da oggi il sistema di visto elettronico per
l'ingresso nei paesi dell'area Schengen, che controlla
automaticamente le impronte digitali ed i tratti somatici delle
persone che si presentano alle frontiere dello spazio comune. Il
Vis (Visa Information System) – questo il nome del sistema – dalle
8 di stamani è operativo nei consolati dei paesi dell'area
Schengen in Nordafrica: Algeria, Egitto, Libia, Mauritania, Marocco
e Tunisia.

Successivamente sarà attivato nei consolati del Medio Oriente
(Israele, Giordania, Libano e Siria) quindi a quelli dei paesi del
Golfo (Afghanistan, Bahrein, Iran, Iraq, Kuwait, Oman, Qatar,
Arabia Saudita, Emirati arabi e Yemen) ed entro due anni tutti gli
oltre 2.500 consolati nel mondo saranno collegati al database
europeo.

''Da oggi in poi – ha detto il commissaria europea per gli
Affari interni, Cecilia Malmstroem – gli stranieri che vogliono
visitare l'Unione europea beneficeranno di un sistema più
chiaro, preciso e trasparente per la concessione dei visti. Il
sistema permetterà anche di emettere e verificare i visti in un
modo più sicuro''.

Il Vis è di fatto un database, il cui centro principale ha sede a
Strasburgo con backup a Sankt Johann in Pongau (Austria), nel quale
saranno registrati i dati di tutti i richiedenti visto. Le guardie
di frontiera potranno verificare in tempo reale la coincidenza tra
i dati elettronici presenti sul passaporto e quelli della persona
che si presenta fisicamente davanti ai loro. I dati saranno in
comune tra tutti paesi dell'area Schengen, limitando così al
minimo la possibilità di falsificazione dei passaporti.

Lo sviluppo del sistema Vis è costato 135 milioni di euro e sette
anni di lavoro (dal 2004 al 2011). Tutto sarebbe dovuto essere
pronto già due anni fa, ma il ritardo – come ha spiegato il
portavoce della commissaria Malmstroem – è determinato da problemi
tecnici del fornitore esterno dei sistemi tecnologici. Un ritardo
che, però, ha comportato una penale da 7,6 milioni di euro.

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