L’INTERVISTA

Genova Smart City, Viglienzoni: “Puntiamo sulla banda ultralarga, le reti abilitano lo sviluppo”

Il responsabile del progetto svela la roadmap delle prossime iniziative: “Puntiamo a portare la connettività veloce a tutti i cittadini”. Riflettori sul 5G e sull’alta tecnologia per il rilancio della città e del turismo

Pubblicato il 23 Nov 2020

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L’immagine di Genova è purtroppo ancora nell’immaginario collettivo quella della città del crollo del ponte Morandi, il 14 agosto 2018. La città invece sta facendo grandi sforzi per rialzarsi da quel tragico momento e per trasmettere al mondo l’immagine positiva della propria scommessa con il presente e con il futuro, quella di diventare un modello di smart city e un simbolo d’innovazione per il Paese.

Oltre ad ospitare aziende tecnologiche e istituzioni pubbliche e private di educazione e ricerca, Genova è infatti sempre più uno snodo strategico di infrastrutture digitali, basti pensare al progetto BlueMed, il super cavo internet di Sparkle che la collegherà alla Sicilia e al Medio Oriente, fino al resto dell’Europa o al mega elaboratore di Leonardo, uno dei computer più potenti al mondo) e sede di progetti innovativi di riconversione green. L’ultimo progetto a essere varato in ordine di tempo è la sperimentazione pubblico-privato su 5G e smart mobility, nata dalla collanorazione tra Cmune, Vodafone, Amt, Leonardo, Cnr e Start 4.0. A raccontare questo percorso in un’intervista a CorCom è Alfredo Viglienzoni (nella foto sotto), a capo della direzione Smart City del Comune di Genova.

Viglienzoni, quali sono le sfide più grandi da affrontare per far diventare Genova un simbolo come smart city?

Occorre superare la mentalità, presente in quelle generazioni di genovesi cresciute al tempo delle partecipazioni statali che lo sviluppo economico sia problema delegabile, che altri debbano risolvere. Occorre invece far passare il messaggio che ogni persona è il padre del suo futuro. Questo si fa con la comunicazione, ma soprattutto, da parte dell’amministrazione, essendo agenti del cambiamento e costruendo piattaforme e infrastrutture che favoriscano, e anche producano sviluppo, mettendo nelle mani dei cittadini strumenti di prima classe per scaricare a terra il proprio spirito di intrapresa. Questo si fa non puntando alla parità con le altre economie cittadine, ma surclassandole. Colmare il digital divide ormai è una priorità per una città come Genova: noi puntiamo a dare a tutti, anche nel centro storico, la banda ultralarga, su fibra o wireless.

Cosa sta facendo l’amministrazione per creare le basi di una “città intelligente”, in termini di innovazione nei servizi e di miglioramento della “user experience” dei cittadini? Quali in termini di infrastrutture, tecnologie e servizi le soluzioni su cui state puntando di più?

Sono tanti i progetti puntuali, dal Fascicolo Unico del Cittadino all’infrastruttura di ricarica elettrica. Ma la nostra strategia complessiva è quella di investire su linee di sviluppo integrate. Che offrano servizi ma creino sviluppo e occupazione. L’obiettivo è far rinascere la città, consentirle di riprendersi la propria prospettiva, non solo renderla più confortevole.

Stiamo mobilitando il triplo di finanziamenti di quanto è costato il nuovo Ponte San Giorgio sulla mobilità collettiva, individuale e leggera elettrica. Poi significativi progetti su 5G, rigenerazione urbana a partire dal centro storico. Come ho detto, la rete è un abilitatore di sviluppo, e lo sviluppo lo fanno i cittadini. L’amministrazione aiuta.

Stiamo attraversando una fase di emergenza sanitaria a causa del Covid-19. Possiamo guardare a questo contesto drammatico anche nella chiave di un’opportunità per un’accelerazione digitale nelle nostre città?

Più che rispondere di sì, dò qualche dato. A seguito dell’emergenza, nell’arco di una settimana abbiamo decuplicato il numero di dipendenti comunali in grado di lavorare da remoto, da circa 250 a 2.500. Nel giro di un mese tutte le riunioni di giunta, dove si prendono o ratificano le decisioni, si sono potute tenere in digitale e in remoto. Non è stata solo una questione di tecnologia. Molte persone che non utilizzano tecnologie digitali in un brevissimo arco di tempo hanno scalato un gradino importante in termini di abilità e competenze. Sul fronte dei servizi al cittadino, il già citato Fascicolo Unico si è potuto realizzare in tempi molto rapidi, sicuramente più rapidi di quelli che sarebbero stati realistici in situazioni normali.

Inizia oggi Genova Smart Week, una vetrina per Genova che vuole proporsi come un modello per il Paese. Su quali cardini poggerà questa manifestazione, qual è il messaggio più importante che vuole trasmettere?

E’ una manifestazione che esiste da sei anni e che è parte di un portafoglio di iniziative, non solo un terreno di incontro per le aziende ma anche una vetrina per i giovani, sono tantissimi gli universitari che si iscrivono, e per le persone che cercano un orientamento per il proprio futuro. Le tematiche sono molte, quest’anno c’è una forte concentrazione sula rigenerazione e sulle applicazioni del 5G nei diversi settori, dalla mobilità al monitoraggio. La nostra stella polare in tutto quello che facciamo è la comunicazione e la condivisione con i cittadini. La Smart Week dal nostro punto di vista è un canale importante, anche visto l’impegno e l’investimento che siamo compiendo su tematiche che coinvolgono tutti, come la rigenerazione della città e le nuove tecnologie di rete.

Per le amministrazioni oggi, soprattutto quando si parla di innovazione, è sempre più importante stringere rapporti con il settore privato e puntare a valorizzare le idee e le competenze che arrivano dalle startup. A che punto è Genova in questo percorso?

Nella mia visione, innovazione è ansia, spinta, di andare avanti e di essere meglio domani di oggi. L’innovazione migliore è quella che interessa qualcosa che si sente come propria, sia direttamente che in modo mediato. Se si vuole innovazione, la strada maestra passa dall’avere persone che creano, fondano aziende, per avere successo, che non lo fanno per passatempo, a mezzo servizio, col paracadute e l’uscita di sicurezza. Rischiano, molto o tutto, perché ci credono. C’è la cultura imprenditoriale da riportare a Genova, questa è la prima “innovazione”, madre delle altre. E allora noi puntiamo a creare un ambiente accogliente per la cultura imprenditoriale, dei genovesi ma anche di persone ed aziende che vengono da fuori. Ci stiamo concentrando su tre settori, mare, turismo, alta tecnologia. In certi ambiti inseriamo per nostra iniziativa “semi” di innovazione. Per esempio, nella piattaforma dedicata allo sviluppo di tecnologie e soluzioni per l’economia del mare, il Blue District al Porto Antico, abbiamo creato una struttura di ricerca che si occupa di micro e nanoplastiche. L’obiettivo è fornire le basi per non solo studiare il fenomeno, che è pericolosissimo, ma stimolare soluzioni, invenzioni, che si possano trasformare o l’idea alla base di iniziative imprenditoriali oppure innovazioni da inserire in iniziative già esistenti.

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