L'ANNUNCIO

Google cambia il piano per i developer: tariffe dimezzate da gennaio 2022

La società porta dal 30% al 15% la fee per gli sviluppatori eliminando dunque la “condizione” dei 12 mesi di abbonamento ricorrente. La mossa dopo le accuse da parte di Microsoft e Spotify, ma anche di una serie di startup, su un modello di business il cui effetto sarebbe stato far lievitare i prezzi delle app finali

Pubblicato il 22 Ott 2021

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Google taglia le commissioni che gli sviluppatori di app basate su abbonamento devono pagare al Play Store: non più il 30% per il primo anno e poi 15%, ma 15% sin dal primo giorno. Le critiche sulla struttura delle commissioni da parte delle aziende come Spotify  hanno dunque raggiunto il loro intento: la società di Alphabet ha infatti spiegato che la nuova tariffazione entrerà in vigore da gennaio del prossimo anno e probabilmente incoraggerà gli sviluppatori a passare dalle modalità di pagamento una tantum agli abbonamenti.

“La nostra attuale tariffa di servizio scende dal 30% al 15% dopo 12 mesi di abbonamento ricorrente – ha scritto Sameer Samat, vice president di Google in un blogpost internazionale -. Ma abbiamo capito che l’abbandono dei clienti prima della scadenza dei dodici mesi rende difficile per le aziende in abbonamento beneficiare di tale tariffa ridotta. Quindi, abbiamo deciso di semplificare le cose per assicurarci che possano farlo”.

Un sistema che aveva scatenato critiche

Google era stato preso di mira da grandi aziende come Microsoft e Spotify Technology, nonché startup e aziende più piccole, con l’accusa di privare i consumatori della possibilità di scelta e fare aumentare i prezzi delle app.  Una critica cui il gigante di Mountain View aveva già risposto a marzo, annunciando il taglio del 50%  della commissione di servizio addebitata agli sviluppatori sul suo app store sul primo milione di dollari guadagnato in entrate in un anno.

“Quando abbiamo avviato Android e Google Play più di dieci anni fa, abbiamo scommesso che un ecosistema mobile gratuito e aperto potesse competere con i competitor che dominavano il settore – scrive ancora Samat nel lungo blogpost internazionale -. Non era ancora chiaro quali tipi di attività sarebbero passati al mobile e quali app avrebbero avuto successo. Per semplificare le cose, abbiamo adottato un modello di business di facile comprensione: la stragrande maggioranza degli sviluppatori poteva distribuire le proprie app su Google Play gratuitamente (attualmente il 97% lo fa gratuitamente). Per gli sviluppatori che offrivano un’app a pagamento o vendevano beni digitali in-app (attualmente solo il 3% degli sviluppatori), la tariffa fissa del servizio era del 30%. Questo modello ha aiutato le app a diventare uno dei segmenti di software in più rapida crescita”. 

Nuove tariffe per abbonamenti e servizio Media experience

Con l’evoluzione dell’ecosistema – prosegue -, è emersa una gamma più ampia di modelli di business per supportare questi diversi tipi di app. E invece di un’unica tariffa di servizio, ora disponiamo di più programmi progettati per supportare e incoraggiare il nostro diversificato ecosistema di app. Il risultato è che il 99% degli sviluppatori si qualifica per una commissione di servizio del 15% o meno, mentre sugli abbonamenti, a partire dal 1° gennaio 2022, abbiamo deciso di ridurre la tariffa di servizio a partire dal primo giorno”.

Non solo. Oggi – aggiunge – stiamo anche apportando modifiche alla tariffa del servizio nel programma Media experience, per meglio adattare le differenze in queste categorie. Gli ebook e i servizi di streaming musicale on-demand, in cui i costi dei contenuti rappresentano la maggior parte delle vendite, ora potranno beneficiare di una commissione di servizio a partire dal 10% . Le nuove tariffe riconoscono l’economia del settore dei verticali dei contenuti multimediali e fanno funzionare meglio Google Play per gli sviluppatori e le comunità di artisti, musicisti e autori che rappresentano”

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