LA POLEMICA

FaceApp, rientra l’allarme privacy per il software di “invecchiamento”

Nessuna “esportazione di massa” di dati personali verso server russi con l’applicazione che sta spopolando sui social. L’esperto di sicurezza Baptiste Robert: “Uploadata solo la foto trasformata”

Pubblicato il 17 Lug 2019

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No, FaceApp non esporta nei server di Mosca tutte le foto contenute nello smartphone. Lo rivela un esperto di sicurezza rispondendo in questo modo agli allarmi sulla privacy scattati sul web – e rilanciati anche da testate italiane – parallelamente alla diffusione virale della app “per l’invecchiamento”.

Secondo il ricercatore francese Baptiste Robert – nome “d’arte” Elliot Alderson – la app scarica infatti nei server dell’azienda cui fa capo la app, la  Wireless Lab OOO con sede a San Pietroburgo. “solo le foto evidenziate per la trasformazione del volto, riporta Forbes. Per arrivare a questo risultato l’esperto ha scaricato l’app e ha controllato dove stava inviando i volti degli utenti.

Dopo aver accumulato più di 80 milioni di utenti attivi già nel 2017, la app sta esplodendo di nuovo grazie alla cosiddetta FaceApp Challenge, dove le star, ma non solo, hanno aggiunto anni al proprio volto grazie al filtro “vecchiaia”.

La app utilizza l’intelligenza artificiale per creare un rendering di ciò che potrebbe succedere ai tratti somatici nel giro di alcuni decenni.

Un tweet aveva però scatenato il panico sul web: uno sviluppatore, Joshua Nozzi, aveva avvertito che l’app era in grado di prendere tutte le foto dal telefono e caricarle su server senza l’autorizzazione.

“Una tempesta in un bicchier d’acqua”, chiosa Forbes.

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