LA RICORRENZA

I 20 anni della Privacy, Soro: “E’ diritto collettivo”

Il presidente dell’authority: “La protezione dei dati personali è centrale per difendere i cittadini da controlli, manipolazioni o inconsapevoli deleghe delle proprie scelte alla tecnologia”. Logo celebrativo

Pubblicato il 08 Mag 2017

A.S.

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Mentre è sempre più vicina l’applicazione nell’Unione europea del nuovo Regolamento sulla protezione dei dati personali, che ha come deadline il 25 maggio2018, in Italia ricorrono i vent’anni di una normativa che ha segnato un cambiamento decisivo nella cultura dei diritti: l’8 maggio del 1997 entrava infatti in vigore la prima legge sulla privacy, la legge n.675 del 1996, poi confluita nel 2003 nell’attuale Codice per la privacy.

“A distanza di venti anni – afferma Antonello Soro, presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali – è ormai chiaro che il diritto alla privacy non è più o non è soltanto una prerogativa del singolo, ma un valore collettivo che tutti dobbiamo concorrere a costruire. In questi anni la raccolta e l’analisi dei dati personali hanno sempre più rappresentato un asset strategico e un potere enorme per gli Stati come per le grandi imprese dell’economia digitale. La centralità del diritto alla protezione dei dati personali – conclude Soro – assume oggi una posizione cruciale per la difesa dell’individuo da forme intrusive di controllo e manipolazione e da una inconsapevole delega delle proprie scelte alla tecnologia”.

Il logo ideato dall'authortyPer celebrare la ricorrenza e ricordare i primi vent’anni della propria attività, il Garante ha deciso di realizzare un apposito logo. Il monogramma comparirà su tutte le comunicazioni dell’Autorità. Il messaggio scelto dal Garante per accompagnare il logo – “1997-2017: vent’anni a tutela di un diritto fondamentale” – intende sottolineare la rilevanza di un diritto che è diventato cruciale in un contesto sociale – si legge in una nota del garante – economico e tecnologico in costante evoluzione, ma anche valorizzare il ruolo svolto da quanti hanno operato e operano ancora oggi nell’Autorità per far crescere nel nostro Paese una autentica cultura del rispetto e per la difesa della libertà e della dignità delle persone.

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