LA RICERCA

PA digitale, italiani pronti alla svolta: dati personali in cambio di servizi

Lo dicono i risultati dello studio “Citizen.e survey” di Sap. Utenti ottimisti sui risultati dell’innovazione: in Europa uno su due chiede alle nuove tecnologie di risparmiare tempo

Pubblicato il 15 Nov 2018

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L’Italia è sesta nella classifica globale – guidata dalla Svezia – che misura la propensione dei cittadini a cedere i propri dati personali alle pubbliche amministrazioni in cambio di servizi più efficienti. E’ un dei dati più interessanti che emergono dalla ricerca “Citizen.e survey”, commissionata da Sap a sensation.io.  “I funzionari pubblici possono cooperare per migliorare la qualità della vita e promuovere la crescita economica con soluzioni digitali intelligenti – spiega Peter Maier, co-president di SAP Industries – Investendo in soluzioni innovative, in linea con gli obiettivi strategici di vivibilità e prosperità, i servizi pubblici e la sostenibilità urbana possono essere re-immaginati così da essere attesi prima e apprezzati poi dai cittadini”.

Più in generale dallo studio, che vuole fornire indicazioni sulla percezione, l’interazione e le priorità dei cittadini nei confronti dei servizi pubblici e sulla loro valutazione in termini di fiducia e trasparenza, è emerso che gli utenti sono abbastanza disponibili a lasciare che i loro dati personali vengano utilizzati per migliorare i servizi, purché queste informazioni venano custodite al sicuro e rimangano private.

Tra le principali indicazioni emerse dalla ricerca c’è il fatto che il 38% dei cittadini statunitensi intervistati indica il risparmio di tempo come ragione principale dell’adozione digitale, percentuale che raggiunge il 47% per gli europei. La generazione Z è inoltre la generazione più connessa, istruita e sofisticata, ma la loro adozione dipende dalla fiducia e dalla trasparenza delle proposte. Anche se i dati sono diversi a livello locale, gli intervistati di ogni paese sono infine ottimisti sulla maggior parte delle innovazioni tecnologie adottate nelle loro città.

Secondo lo studio, le smart city che investono in soluzioni digitali intelligenti assisteranno a una rapida adozione se alla base esiste un rapporto di fiducia tra amministrazione pubblica e cittadino perché “gli utenti – recita la ricerca – non condivideranno i propri dati se non hanno la certezza che questi non siano trattati in modo sicuro e non verranno utilizzati per scopi diversi da quelli per cui è stato espresso il loro consenso”.

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