PRIVACY

Privacy, Google punta a rendere più sicuro Chrome: stop ai cookies di terze parti

Fissata al 2023 la deadline per il supporto del browser a soggetti esterni. La roadmap e la richiesta di collaborazione alla community di utenti e sviluppatori in un blog post a firma del direttore di Chrome Engineering Justin Schuh

Pubblicato il 15 Gen 2020

D. A.

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Google punta a rendere Chrome più sicuro e meno invasivo per gli utenti inasprendo la lotta al tracciamento nascosto dei dati: entro il 2023, infatti, Mountain View intende eliminare gradualmente il supporto ai cookie di terze parti. Cercando però un punto di equilibrio rispetto alla raccolta dei dati per continuare a garantire a publisher e inserzionisti l’efficacia degli strumenti di analisi necessari a posizionare contenuti e messaggi pubblicitari sul Web. Dunque, a partire da febbraio, il browser “limiterà il tracciamento insicuro tra siti trattando i cookie che non includono un’etichetta SameSite solo come proprietari, e richiederà richiederà l’accesso ai cookie etichettati per l’utilizzo da parte di terzi tramite Https. Ciò renderà i cookie di terze parti più sicuri e offrirà agli utenti controlli più precisi sui cookie del browser. Allo stesso tempo, stiamo sviluppando nuovi approcci per rilevare e mitigare il monitoraggio nascosto oltre che soluzioni alternative, lanciando nuove misure anti-fingerprinting per scoraggiare questo tipo di tecniche ingannevoli e intrusive. Speriamo di lanciare queste misure entro la fine dell’anno”. È Justin Schuh, direttore di Chrome Engineering, a spiegare i prossimi step del progetto, in un post pubblicato ieri su Chromium Blog.

Soluzioni e approcci da vagliare insieme alla Web community

Nell’articolo, Schuh ricorda che l’intero programma, partito la scorsa estate, si fonda sulla condivisione di feedback ed esperienze da parte della community degli utenti e dei sviluppatori su piattaforme come GitHub e W3c. “Ad agosto abbiamo annunciato una nuova iniziativa open source (nota come Privacy Sandbox) per sviluppare una serie di standard aperti per migliorare fondamentalmente la privacy sul web. Il nostro obiettivo è rendere il Web più privato e sicuro per gli utenti, supportando al tempo stesso i publisher. Dopo il dialogo iniziale con la comunità Web, siamo certi che con iterazioni e feedback continui, la tutela della privacy e meccanismi di standard aperti come Privacy Sandbox possono sostenere una rete sana, supportata da pubblicità, in modo da rendere obsoleti i cookie di terze parti. Una volta che questi approcci avranno soddisfatto le esigenze di utenti, publisher e inserzionisti e dopo che avremo sviluppato gli strumenti per ottimizzare le soluzioni alternative, prevediamo di eliminare gradualmente il supporto per quel tipo di cookie su Chrome. La nostra intenzione è di farlo entro due anni. Ma non possiamo arrivarci da soli, ed è per questo che abbiamo bisogno che l’intero ecosistema si attivi su queste proposte. Prevediamo di iniziare le prime prove entro la fine di quest’anno, iniziando con la misurazione delle conversion e quindi con la personalizzazione”.

Il ricercatore sottolinea che gli utenti richiedono più privacy, più trasparenza e maggiori possibilità di scelta rispetto al controllo sull’utilizzo dei propri dati. “Alcuni browser hanno reagito a queste preoccupazioni bloccando i cookie di terze parti, ma riteniamo che ciò abbia conseguenze indesiderate che possono avere un impatto negativo sia sugli utenti che sull’ecosistema Web. Gli approcci diretti ai cookie incoraggiano l’uso di tecniche opache come il fingerprinting, che paradossalmente riducono ulteriormente la privacy e il controllo degli utenti. Come comunità possiamo e dobbiamo fare di meglio”, chiosa Schuh.

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