LA CAUSA

Privacy, il “tracking” costa a Facebook 37,5 milioni di dollari

Meta raggiunge un accordo sulla class action intentata dagli utenti Usa contro la geolocalizzazione non autorizzata. Ma l’azienda nega ogni “illecito”

Pubblicato il 24 Ago 2022

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37,5 milioni di dollari. E’ questa la cifra che Meta – casa madre di Facebook – ha patteggiato per risolvere la causa intentata nel 2018 dagli utenti americani per violazione della privacy. In particolare l’azienda è stata accusata di monitorare gli spostamenti degli utenti nonostante avessero disattivato i servizi di geolocalizzione. L’azienda  nega però di aver commesso illeciti.

Cosa prevede la class action

L’accordo preliminare è stato depositato presso la corte federale di San Francisco. La cifra che sborserà Facebook è destinata a risarcire 70 milioni di utenti.

Secondo la denuncia la società ha continuato a monitorare la posizione degli utenti attraverso gli indirizzi IP malgrado avessero disattivato il servizio, e l’ha utilizzata per l’invio di pubblicità mirata. L’accordo di lunedì copre gli utenti che hanno utilizzato Facebook dal gennaio 2015.

Facebook e i servizi di localizzazione

Nel giugno 2018 l’amministratore delegato Mark Zuckerberg aveva dichiarato al Congresso degli Stati Uniti che la società utilizza i dati sulla posizione “per aiutare gli inserzionisti a raggiungere le persone in aree particolari“. Ad esempio, chi aveva cenato in certi ristoranti poteva ricevere post di amici che avevano frequentato lo stesso locale o notifiche di attività commerciali simili nelle vicinanze.

“Facebook ha avuto accesso e archiviato informazioni dettagliate sulla posizione dell’utente – si legge nel testo della denuncia – tramite i servizi di localizzazione dei propri dispositivi, anche quando non era stato dato l’assenso. Facebook ha utilizzato le informazioni sulla posizione degli utenti beneficiando in questo modo di ritorni di milioni di dollari derivati dall’aumento di inserzioni. Ma a scapito dei diritti alla privacy degli utenti”.

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