L’AI agentica non è più una tecnologia emergente: è già parte integrante delle strategie operative di molte imprese telco. Gli agenti intelligenti, capaci di agire autonomamente, stanno trasformando la gestione delle reti, il customer care, l’automazione dei processi e l’analisi predittiva. Ma questa evoluzione comporta anche rischi sistemici, che il settore non può più ignorare.
Il report “Responsible Enterprise AI in the Agentic Era” pubblicato da Infosys Knowledge Institute evidenzia una realtà preoccupante: solo il 2% delle aziende è davvero pronto ad affrontare l’era agentica con strumenti di governance responsabile. Per le telco, che operano su infrastrutture critiche e gestiscono dati sensibili, questa lacuna può tradursi in danni reputazionali, perdite economiche e violazioni normative.
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Incidenti AI, il rischio è già concreto
Secondo Infosys, il 95% delle aziende ha già subito incidenti legati all’AI negli ultimi due anni. Il dato è allarmante, soprattutto se si considera che il 39% di questi eventi è stato classificato come grave o estremamente grave. Le telco non fanno eccezione: tra i casi più frequenti si segnalano violazioni della privacy, previsioni errate, bias algoritmici e non conformità normativa.
Il danno economico medio per azienda si aggira attorno agli 800.000 dollari, ma il vero impatto è reputazionale. “Il rischio reputazionale è percepito come più minaccioso rispetto a quello finanziario”, si legge nel report. Per le telco, che gestiscono dati sensibili e infrastrutture critiche, la fiducia è un asset strategico. Un errore dell’AI può compromettere anni di investimenti in brand, sicurezza e compliance.
AI agentica, la responsabilità come leva di crescita
Nonostante i rischi, l’adozione dell’AI agentica è destinata ad accelerare. Il 78% dei leader intervistati considera la Responsible AI (Rai) un driver di crescita. Le aziende che hanno implementato pratiche Rai in modo strutturato registrano più iniziative AI di successo e meno incidenti. In particolare, Infosys rileva che le perdite finanziarie si riducono del 39% e la gravità degli incidenti del 18%.
Nel mondo telco, dove l’AI è già utilizzata per la manutenzione predittiva delle reti, l’ottimizzazione del traffico e la personalizzazione dei servizi, la governance responsabile può diventare un vantaggio competitivo. Non si tratta solo di evitare problemi, ma di costruire modelli operativi più robusti, trasparenti e sostenibili.
Il gap da colmare: governance ancora frammentaria
Il benchmark “Raise Bar” introdotto da Infosys misura la maturità delle aziende in tema di Responsible AI. Il risultato è impietoso: solo il 2% delle imprese soddisfa pienamente gli standard. La maggior parte applica la Rai in modo frammentario, senza una visione integrata. Le telco, pur essendo tra i settori più avanzati nell’adozione dell’AI, stimano di investire il 30% in meno rispetto a quanto sarebbe necessario per una governance efficace.
Questo gap non è solo tecnologico, ma culturale. Serve una nuova mentalità, che metta al centro la responsabilità, la trasparenza e la supervisione umana. Le telco devono passare da una logica di sperimentazione a una di consolidamento, integrando la Rai nei processi core e nelle architetture di rete.
Strategie operative per l’era agentica
Infosys propone quattro direttrici strategiche per affrontare l’era agentica con responsabilità. La prima è imparare dai leader, studiando le best practice delle aziende più mature. La seconda è adottare modelli operativi ibridi, che combinano l’agilità dei team di prodotto con la governance delle piattaforme.
La terza direttrice è l’integrazione dei guardrail Rai: ambienti sicuri, controllati e monitorati per gli agenti AI. Infine, Infosys suggerisce la creazione di un ufficio Rai, una funzione centrale dedicata alla supervisione, alla definizione delle policy e alla gestione dei rischi.
Per le telco, queste strategie non sono un optional. Sono la condizione per continuare a innovare senza compromettere la fiducia degli utenti, la conformità normativa e la sostenibilità operativa.
Banda ultralarga e AI agentica, un binomio da governare
L’intelligenza artificiale agentica trova terreno fertile nella banda ultralarga, che abilita applicazioni avanzate in tempo reale, edge computing e automazione distribuita. Le telco che investono in reti ad alta capacità devono essere consapevoli che la potenza dell’infrastruttura amplifica anche i rischi dell’AI. Una decisione errata presa da un agente AI può propagarsi rapidamente su scala nazionale, con impatti sistemici.
Per questo, la governance dell’AI deve andare di pari passo con quella della rete. La sicurezza, la resilienza e la trasparenza devono essere progettate fin dall’inizio, non aggiunte a posteriori. La banda ultralarga è un abilitatore, ma anche un amplificatore: la responsabilità non può essere delegata agli algoritmi.
Verso una nuova cultura dell’AI telco
L’era agentica impone una svolta culturale. Le telco devono superare la visione tecnocentrica dell’AI e abbracciare una prospettiva sistemica, che tenga conto di impatti sociali, etici e normativi. La Responsible AI non è solo una questione di compliance, ma di strategia industriale.
Come sottolinea Infosys, “le aziende che sapranno integrare responsabilità, trasparenza e governance saranno le più resilienti e competitive”. Per il settore telco, questo significa ripensare l’AI come infrastruttura critica, al pari delle reti e dei data center.