IL CARTELLO

Amazon, ebook troppo cari? Scatta la class action negli Usa

La società di Jeff Bezos accusata di gonfiare i prezzi in collusione con alcuni editori. Coinvolti nell’azione legale anche i big five dell’editoria americana, che avrebbero modificato i costi per indurre i consumatori ad acquistare libri elettronici solo dalla piattaforma del colosso dell’e-commerce

Pubblicato il 15 Gen 2021

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Class action al via contro Amazon. Oggetto della disputa, questa volta, è il prezzo degli ebook, che i promotori dell’azione legale affermano esser stati gonfiati ad arte per favorire il colosso dell’e-commerce di Jeff Bezos. La società, secondo l’accusa, avrebbe agito in collusione con i Big five, i cinque maggiori editori statunitensi, i quali avrebbero operato per far sì che il costo dei libri elettronici sia più alto se l’acquisto avviene tramite una piattaforma diversa da quella di Amazon.

La class action arriva il giorno dopo che il Connecticut ha dichiarato che stava indagando su Amazon per un potenziale comportamento anticoncorrenziale nella sua attività di vendita di libri digitali. Amazon ha rifiutato di commentare.

Apple e i Big Five già nel mirino nel 2011

La causa prende le mosse dal fatto che negli Stati Uniti circa il 90% degli ebook viene venduto tramite Amazon. Ma la questione dei costi dei libri elettronici non è nuova nelle aule di tribunale: lo studio legale Hagens Berman, che conduce il caso, nel 2011 aveva infatti intentato una causa simile contro Apple e i “Big Five”, proprio con la stessa motivazione

Parler contro Amazon: ripristini la piattaforma

Amazon, intanto, finisce anche sotto l’attenzione di Parler, la piattaforma di social media che viene accusata di essere stata sfruttata per incitare l’assalto del Campidoglio. Nei giorni scorsi la piattaforma è stata interrotta da Amazon Web Services, con l’accusa di aver ignorato ripetuti avvertimenti per la rimozione di contenuti violenti.
In un’udienza presso il tribunale federale di Seattle, l’avvocato di Parler, David Groesbeck, ha invece affermato che la società subirebbe danni irreparabili se costretta a chiudere e che mantenerla in vita è utile all’interesse pubblico. Ha anche minimizzato il ruolo di Parler nella rivolta del 6 gennaio.
L’avvocato ha quindi esortato il giudice a ordinare ad Amazon di ripristinare l’account della società.

Parler ha detto che Amazon non aveva il diritto contrattuale di “staccare la spina” e lo ha fatto in un tentativo politicamente motivato a beneficio di Twitter, cliente Amazon più grande che, secondo Parler, non censurerebbe i contenuti violenti che prendono di mira i conservatori.
In una dichiarazione, Amazon ha affermato che “sospendere Parler non ha nulla a che fare con la politica”.

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