IL RAPPORTO

E-government, Spid e App IO non bastano: Italia sotto-performante

Emerge dal Benchmark Report 2021 Ue realizzato sulla base dei dati Desi con il contributo del Polimi. In linea con gli altri Stati la capacità della PA di sfruttare le potenzialità dell’Ict. Sopra la media Ue la disponibilità delle prestazioni anche su mobile

Pubblicato il 15 Nov 2021

cyberspace
abstract three dimensional representation of cyberspace and the internet

Italia al penultimo posto in Europa per utilizzo dell’e-government. A pari merito con la Bulgaria e davanti alla sola Romania, con appena il 36% dei cittadini che utilizza i servizi online della PA in confronto a una media europea del 67%. Emerge dall’eGovernment Benchmark Report 2021, l’indagine sui servizi pubblici digitali della Commissione Ue a cui per il settimo anno consecutivo ha contribuito il Politecnico di Milano, che mostra però come tutti i paesi membri, compresa l’Italia, stiano migliorando la propria offerta di servizi digitali.

Migliora l’offerta di servizi digitali

L’Italia si posiziona al 17esimo posto tra i 27 Paesi europei per capacità della PA di sfruttare le potenzialità dall’Ict, con un valore di digitalisation pari al 64%, inferiore alla media europea (71%), in lieve rallentamento rispetto allo scorso anno (71%). Ma si colloca al penultimo in Europa per utilizzo dell’eGovernment sebbene registri un miglioramento rispetto allo scorso anno che ci vedeva in ultima posizione.

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I risultati dell’eGovernment Benchmark Report posizionano il nostro Paese nella categoria “Non-consolidated eGov”, tra quegli Stati cioè che devono ancora lavorare per adottare in modo efficace le tecnologie digitali e ottenere performance paragonabili ai migliori.

Nonostante alcune iniziative – Anpr, AppIO, Spid, Solidarietà Digitale – siano citate come best practice in Europa, l’Italia risulta sottoperformante rispetto ai paesi simili nell’utilizzo dei servizi pubblici digitali.

Il nodo delle competenze digitali

“Gli elementi che influiscono maggiormente sul risultato negativo nella penetration sono le scarse competenze digitali della popolazione, 35% contro una media europea del 48%, insieme alla limitata efficacia percepita dell’azione della PA e alla sua scarsa reputazione – rileva Michele Benedetti, responsabile della Ricerca per il Politecnico di Milano -. Guardando al contesto, l’Italia è in linea con la media Europea per quanto riguarda la produzione di dati in formato aperto e la digitalizzazione del settore privato, mentre evidenzia un ritardo nella connettività e nelle digital skill”.

Complessivamente l’esperienza della pandemia Covid19 ha stimolato innovazione e digitalizzazione in tutta Europa, spingendo a ripensare il modello di erogazione e fruizione dei servizi pubblici. Gli Stati membri hanno superato l’obiettivo di investire il 20% nel digitale, accantonando quasi il 40% dei loro investimenti nella trasformazione digitale dei servizi della PA. E gli investimenti del Recovery and Resilience Facility Fund dovrebbero stimolare ulteriormente i progressi futuri.

Il nuovo modello di benchlearning

Nell’ambito della ricerca, in particolare, il Politecnico di Milano ha sviluppato il modello di benchlearning, per spiegare i risultati, evidenziamo come le prestazioni di eGovernment possono essere influenzate dalla tipologia di utenza, dalle caratteristiche della PA e dalla propensione al digitale del Paese.

Le performance sono misurate attraverso gli indicatori della penetration, il grado di diffusione del canale online tra gli utenti che usano i servizi pubblici, e della digitalisation, la capacità della PA di sfruttare le potenzialità dell’Ict, individuando e pesando i fattori di contesto che possono condizionare lo sviluppo dell’eGovernment in un Paese, utilizzando gli indicatori del Digital Economy and Society Index.

Tra le varie componenti della digitalisation otteniamo buoni risultati (90% rispetto a una media europea dell’88,3%) in termini di disponibilità dei servizi, compatibilità con il mobile e offerta di strumenti di supporto agli utenti digitali.

L’83% dei servizi oggetto di analisi è online, ma solo il 40% è disponibile online per cittadini di altri stati membri, i cosiddetti cross-border services. Mentre il posizionamento peggiore per l’Italia riguarda la trasparenza relativa ai processi di design dei servizi digitali, di gestione dei servizi digitali e di gestione e interoperabilità dei dati personali.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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