IL CENSIMENTO ISTAT

Zootecnia 4.0, Italia al palo: il digitale vola solo nelle grandi imprese

Cruciale la dimensione aziendale: in rete l’82,6% delle realtà con più di 5 addetti contro il 39% di quelle con un addetto. Poca adesione ai social (16,1%) e poco cloud (26,2%). Gestione informatizzata degli allevamenti in meno della metà delle organizzazioni

Pubblicato il 04 Mag 2021

Schermata 2021-05-04 alle 11.39.03

Le aziende zootecniche che hanno un sito web o una pagina social? In Italia sono il 16,1%. Quelle che al Nord utilizzano strumenti di precisione? Il 71,2%. Quelle che hanno acquistato servizi cloud? Il 26,2%. Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine di Istat sul grado di digitalizzazione del comparto zootecnico, la quale svela che, alla data del 2020, si attesta al 38,5% la quota di aziende zootecniche che ha una gestione informatizzata degli allevamenti (dal 6,6% rilevato con il Censimento generale dell’agricoltura del 2010). Per la digitalizzazione, svela inoltre la ricerca, è cruciale la dimensione aziendale: è collegato in rete l’82,6% delle aziende con più di 5 addetti contro il 39% di quelle con un addetto, mentre la connessione veloce è più diffusa tra le aziende del Nord-ovest (63,1%) e del Nord-est (61,4%).

Secondo i dati Istat, a dicembre 2020 sul territorio italiano sono presenti 458.534 aziende zootecniche: un numero in calo, rispetto al 2019, in tutte le ripartizioni geografiche, soprattutto il Centro, dove si registra una flessione del 7,2% rispetto alla media nazionale di -4,8%.
In questo quadro, la dotazione di reti infrastrutturali e servizi di telecomunicazione, accompagnata dall’accesso alla rete internet ad alta velocità (banda larga), è ritenuta condizione essenziale per lo sviluppo delle aree rurali e, dunque, delle aziende zootecniche, in quanto capace di ridurre l’isolamento e migliorare la qualità della vita. L’accesso a una connettività veloce e affidabile, la disponibilità di capitale umano in possesso delle competenze necessarie per usare strumenti tecnologici evoluti, la scelta del digitale come investimento necessario anche se costoso, sono elementi di innovazione per la competitività e la sostenibilità delle produzioni delle aziende zootecniche, che però soffrono ancora un forte divario digitale.

Ciononostante il miglioramento è netto rispetto a quanto rilevato dal Censimento generale dell’agricoltura del 2010 quando solo il 3,8% delle aziende agricole aveva avviato processi di digitalizzazione e l’1,2% navigava su Internet. Nel 2020, quasi una azienda su tre è dotata di personal computer, di una connessione e delle competenze digitali.
Nel complesso il 52,8% delle aziende zootecniche italiane ha dichiarato di utilizzare una connessione in banda larga. Tale proporzione cambia se si considerano dimensione aziendale e localizzazione geografica. La quota di aziende con più di 5 addetti collegate in rete raggiunge l’82,6% contro il 59,3% di quelle con 2-5 addetti e il 39,0% delle aziende con un addetto. Sul territorio invece la maggiore diffusione di connessioni veloci si rileva tra le aziende del Nord-ovest (63,1%) e del Nordest (61,4%); decisamente più basso l’utilizzo al Sud e nelle Isole dove la connessione a banda larga riguarda solo il 34,3% delle aziende.

Bassa la propensione all’utilizzo di piattaforme social

Nonostante gli indubbi vantaggi economici procurati dagli strumenti e dai mezzi di comunicazione digitali, l’adozione di strategie online per aumentare la visibilità e promuovere i propri prodotti denota ancora un forte divario digitale. La presenza di siti web e profili aziendali sui social network interessa infatti soltanto il 16,1% delle aziende intervistate. Ancora una volta la dimensione aziendale svolge un ruolo cruciale: è presente online il 47,1% delle aziende zootecniche con più di 5 addetti, il 17,9% di quelle con 1-5 addetti e il 9,0% delle aziende con un solo addetto. A livello territoriale, le aziende localizzate al Centro mostrano una propensione maggiore all’utilizzo dei siti web o dei social network (rispettivamente 19,2% e 5,9% posizionandosi sopra la media italiana (rispettivamente 12,5% e 3,6%) in tutte le classi di addetti. Tra i servizi offerti sul sito aziendale o sui propri profili social al primo posto figurano la descrizione di prodotti o servizi e le informazioni sui prezzi (98,4% di aziende), seguono a grande distanza la vendita online (34,9%), le informazioni relative a qualità, sostenibilità e sicurezza dei prodotti (13,4%) e la tracciabilità degli ordini (11,6%).

e-book
Smart Manufacturing e Industry 4.0: come “iniettare” intelligenza nei processi
Manutenzione predittiva
Additive Manufacturing

Ancora poco diffusi i servizi cloud

Nel 2020 solo il 26,2% delle aziende zootecniche rispondenti ha acquistato servizi di cloud computing (ad esempio, posta elettronica, Pec, software per ufficio, archiviazione di file, applicazioni software). Nonostante il ruolo rilevante svolto da questa tecnologia per l’innovazione e la trasformazione digitale del settore zootecnico, l’83,3% delle aziende si è limitata ad acquistare un solo servizio di cloud computing, il 10,3% ne ha acquistati almeno due e solo il 6,4% ne ha scelti tre.
A livello territoriale non emergono profili diversificati, a indicare che le aziende in possesso di una connessione acquistano anche servizi di cloud computing indipendentemente dalla localizzazione geografica. Il ricorso a tali servizi dipende invece dalla dimensione aziendale: si raggiunge il 43,3% tra le aziende con oltre 5 addetti contro una media del 26,1%.

Le aziende agricole con vocazione zootecnica tendono a utilizzare prevalentemente servizi cloud con modalità strumentali piuttosto che strategiche. Infatti, la tipologia nettamente più diffusa è quella della posta elettronica (91,7%), seguita dai software finanziari e per l’ufficio (23,3% e 22,8% rispettivamente). Molto meno frequenti le soluzioni in cloud più marcatamente professionali e orientate allo sviluppo futuro dell’azienda, come ad esempio i servizi per l’archiviazione e l’analisi dei dati aziendali in remoto o i software che indicano un processo già avanzato di digitalizzazione dei dati aziendali.

Automatizzazione più utilizzata al Nord-ovest

Per monitorare e ottimizzare i processi di produzione sono disponibili varie tecniche di Precision livestock farming (Plf) che permettono di automatizzare diverse operazioni e ottenere una maggiore redditività, oltre a valorizzare il benessere animale e ridurre l’impatto ambientale. Tra queste tecniche riveste un ruolo importante la mungitura automatizzata, che consente un primo monitoraggio quotidiano di aspetti quanti-qualitativi della produzione. Nei suoi sviluppi successivi permette inoltre un migliore utilizzo dell’alimento per il bestiame, con la conseguenza di accrescere l’efficienza del sistema foraggero e alimentare (Precision Feeding). In corso di progressiva diffusione sono anche il monitoraggio della qualità del latte, del benessere dell’animale e del suo comportamento (ad esempio, con l’analisi delle immagini o rilievi di posizione tramite gps). Sono inoltre di particolare interesse le applicazioni che consentono il controllo continuo dello stato di salute della mandria, come i sensori on-farm e in-line, idonei a fornire indicazioni estremamente precise sullo stato fisiologico o di salute dei singoli capi, tali da consentire azioni tempestive e mirate da parte degli allevatori.

L’utilizzo di questi strumenti di precisione è più diffuso al Nord-ovest (52,1% contro una media nazionale del 38,5%) mentre la ripartizione centrale è quella in cui si registra la minore propensione (26,4%). Per quanto riguarda i sistemi o i macchinari di zootecnia di precisione introdotti nell’attività produttiva, i più diffusi sono i sistemi informatici per la gestione della mandria (47,8%), seguono i sistemi per il monitoraggio dell’attività produttiva e riproduttiva della mandria (41,0%), quelli deputati alla gestione in remoto dell’identificazione degli animali (29,9%) e i robot di mungitura (21,4%). Per tutte le tipologie di capi allevati (bovini, bufalini, suini e ovi-caprini) la gestione della mandria è lo strumento di precisione maggiormente adottato. Il monitoraggio dell’attività produttiva e riproduttiva degli animali è prevalente nelle aziende di allevamento bovino-bufalino e suino, mentre per quelle che allevano ovini e caprini assumono più importanza i sistemi di gestione in remoto dell’identificazione degli animali.

Maggiore condivisione di informazioni

Il ricorso alle tecnologie digitali appare ancora limitato e caratterizza solo una piccola porzione delle aziende zootecniche. Tra quelle che hanno avviato il processo di digitalizzazione il risultato più importante è la maggiore facilità nel condividere informazioni e conoscenze all’interno dell’azienda, indicato dal 24,1% delle unità rispondenti per migliorare il processo decisionale e rendere l’azienda più efficiente e redditizia. Tra gli altri vantaggi della digitalizzazione segnalati dalle aziende intervistate, il 20,6% dichiara di aver migliorato l’efficienza nella gestione della mandria attraverso il controllo costante della salute degli animali e del processo di mungitura, il 14,9% ha visto crescere l’efficienza dei processi produttivi mentre il 23,1% ha ottenuto risultati di altra natura.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 2