POLTRONE

Ancora guai in casa Intel, il ceo pro tempore Bob Swan non vuole restare al timone

Il Cfo, che ha preso il posto di Brian Krzanich dimessosi per una relazione con una collaboratrice, non è disposto a rimanere in carica a lungo. Una “scossa” per l’azienda che sta vivendo un’importante fase di diversificazione di business per passare dallo sviluppo di chip a sistemi di AI e IoT

Pubblicato il 27 Giu 2018

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Il Ceo pro tempore di Intel , Bob Swan, ha detto ai dipendenti dell’azienda dei chip che non vuole il ruolo di chief executive su base permanente. In una fase delicata per il business del chipmaker, che si sta riposizionando dai processori per computer verso i sistemi per intelligenza artificiale e IoT, e senza l’ex numero uno Brian Krzanich, costretto nei giorni scorsi a dimettersi per un “love affair”, Intel dovrà rapidamente risolvere il vuoto manageriale che rischia di minarne l’immagine e il valore agli occhi degli azionisti: le dimissioni di Krzanich ha già fatto scendere del 7% il prezzo del titolo.

Swan ha dichiarato di non essere disponibile a fare il Ceo durante una riunione con tutti i dipendenti e gli azionisti tenutosi poco dopo l’annuncio delle dimissioni di Krzanich. Lo ha indicato una fonte confidenziale all’agenzia di stampa Bloomberg; che conferma quanto già suggerito dal comunicato stampa con cui Intel annunciava la partenza del Ceo, indicando che il Cda si era già attivato per trovare una soluzione permanente. Swan è il chief financial officer di Intel e continua a ricoprire questo ruolo mentre agisce pro tempore come Ceo in attesa dell’arrivo di un sostituto di Krzanich.

L’ormai ex Ceo è stato costretto a lasciare il posto per violazione della “non-fraternization policy”, il regolamento che impone a tutti i manager di Intel di non vere relazioni sentimentali con i dipendenti. Il consiglio d’amministrazione di Intel è stato informato dei fatti solo la scorsa settimana, ma la relazione, consensuale e ormai conclusa, con una donna che è stata tra i collaboratori di Krzanich prima che fosse nominato Ceo risalirebbe al 2013.

Il cambio ai vertici del produttore di chip arriva in un momento di svolta per l’azienda, impegnata a passare dal campo dei Pc e dei server a quello più ampio che comprende intelligenza artificiale e self-driving car. Con Krzanich fuori dai giochi e Swan che si dichiara non disponibile, le possibilità per il Cda di trovare un candidato interno per il posto di Ceo sono limitate. L’azienda californiana ha sempre scelto Ceo interni in tutti i suoi 50 anni di storia, ma ora sarebbe pronta a guardare anche a opzioni esterne.

Diversi top manager ai vertici di Intel – tra cui Stacy Smith, Renee James, Kirk Skaugen e Diane Bryant – hanno lasciato l’azienda durante la guida di Krzanich, che ha spesso preferito, diversamente dai suoi predecessori, circondarsi di manager chiamati dall’esterno; questo restringe ora il ventaglio di opzioni per il Cda e fa rimpiangere, dicono alcuni esperti, il talento di maggior valore per il top management di Intel, Renee James.

Timothy Lesko, partner di Granite Investment Advisors sentito da Cnbc, pensa che la James, o altri ex, potrebbero rientrare in scena, nel caso in cui Swan non confermasse il ruolo di Ceo. Wall Street, ha detto Lesko, vuole sapere che il colosso dei chip ha la situazione sotto controllo; Kzranich ha fatto un buon lavoro nel mantenere Intel profittevole e aprirla a nuovi rami di business e ora occorre seguire lungo il percorso tracciato e mostrare buone capacità di leadership e di visione in un mercato tecnologico in continua evoluzione. Il candidato “interno” sarebbe, secondo l’analista, il più capace di garantire il “business as usual”, ma, secondo Kevin Krewell di TIRIAS Research, Swan non è la persona giusta: apprezzato come Cfo, viene ritenuto non abbastanza esperto del mondo dei chip, dove Intel deve continuare a vincere le sfide dei data center e dell’AI.

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