LA CLASS ACTION

Memorie “smemorate”, Altroconsumo chiede rimborsi ad Apple e Samsung

L’associazione dei consumatori avvia una class action nei confronti dei due colossi: “Spazio di archiviazione su smartphone e tablet non conforme a quello pubblicizzato: gygabyte non utilizzabili a causa di app e programmi preistallati”

Pubblicato il 08 Mar 2016

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Circa un terzo della memoria libera dichiarata su tablet e smartphone è già occupato da sistema operativo e app preinstallate. Fatti rimborsare la memoria che non puoi usare”. Altroconsumo annuncia una class-action contro Apple e Samsung, per chiedere il rimborso relativo a prodotti non conformi a quanto pubblicizzato sulla confezione e nei negozi.

Da Samsung ad Apple – Nel 2014, ricorda Altroconsumo, l’Antitrust ha sanzionato Samsung con un milione di euro per aver deliberatamente alterato i dati relativi alla memoria dei propri dispositivi mobili: “Di fatto il consumatore acquistava un telefono o un tablet credendo, ad esempio, di avere a disposizione 16 GB e, al primo avvio, ne trovava circa un terzo in meno”. L’associazione ha anche condotto alcune analisi tecniche, scoprendo che la stessa situazione riguarda anche i prodotti Apple. In quest’ultimo caso, lo scostamento tra memoria dichiarata e memoria effettiva può arrivare fino al 40%.

“Fino a 300 euro di rimborso” – La richiesta dell’associazione dei consumatori si riferisce dunque all’impossibilità di utilizzare il totale dei Gb di memoria indicati ufficialmente dalle due compagnie, a causa dei programmi già presenti sui device che ne “rubano” una parte.

Altroconsumo ha messo a disposizione un tool online che permette di calcolare quanto è possibile chiedere di rimborso a seconda del modello posseduto. Per una cifra che secondo le stime dell’organizzazione può arrivare fino a 304 euro.

Chi può aderire – Come si legge sul sito di Altroconsumo, possono aderire tutti coloro che abbiano acquistato un prodotto (smartphone e tablet) Samsung o Apple e abbiano conservato la scatola e il relativo scontrino. “Abbiamo deciso di avviare una class action – spiega l’associazione – perché sia riconosciuto un rimborso ai consumatori che hanno acquistato un prodotto Samsung o Apple e hanno poi scoperto che non era conforme a quanto pubblicizzato sulla confezione e nei negozi”.

Meno memoria, prosegue l’organizzazione dei consumatori, “significa meno spazio per installare nuove app, per archiviare foto e video ma anche maggiore difficoltà (o, in molti casi, impossibilità) di aggiornamento del sistema operativo”.

Dichiarando tra le caratteristiche tecniche più spazio di quello che in realtà l’utente può utilizzare, “Apple e Samsung hanno irrimediabilmente alterato le scelte dei consumatori, che hanno comprato di fatto prodotti che, in realtà, non avevano affatto le caratteristiche tecniche indicate in fase di acquisto”.

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